La Sardegna dice sì al carbone e vara la centrale di S. Giusta

La Sardegna dice sì al carbone e vara la centrale di S. Giusta Ma il problema delle scorie è ancora da risolvere La Sardegna dice sì al carbone e vara la centrale di S. Giusta Accordo unanime fra i partiti - Un «vuoto energetico» da colmare per il rilancio dell'industria - Tremilacinquecento metri cubi di cenere ogni giorno, una minaccia per tutta l'isola CAGLIARI — La Regione Sardegna ha detto si alla costruzione di una centrale termoelettrica a carbone per non essere costretta a subire, in tempi brevi, la costruzione di una centrale nucleare. E' questo il senso del dibattito conclusosi al consiglio regionale con l'approvazione di un documento che ha ottenuto il consenso dei partiti laici e di sinistra della maggioranza e della democrazia cristiana. La nuova centrale sorgerà vicino a Santa Giusta, a Sud di Oristano, dove le terre sono altamente produttive e c'è uno stagno molto pescoso. La presenza di questa centrale può nuocere ad entrambe le attività se non si riduce (annullarla è impossibile) la sua alta capacità di inquinamento derivante dalle sue dimensioni (dovrebbe produrre 1280 megawatt, un quantitativo superiore a quello che attualmente producono tutte le fonti energetiche dell'Enel in Sardegna) e dalla necessita di smaltire 350 mila metri cubi all'anno di cenere di carbone oltre ai 3500 metri cubi che quotidianamente dovrebbero essere dispersi nell'aria e che ricadrebbero nell'ambiente circostante, condannandolo a morte certa. Il preciso no dell'assemblea regionale è venuto in opposizione ai pericoli insiti in queste dimensioni: la centrale dovrà perciò essere di 600 megawatt e inoltre la sua localizzacene dovrà essere riesaminata per ottenere la massima compatibilità dell'impianto col particolare ambiente in cui deve sorgere. E' stato anche formulato l'impegno che l'energia prodotta dalla centrale di Santa Giusta, che serve a svincolare la Sardegna dalla dipendenza presso fonti energetiche dislocate altrove, venga utilizzata soltanto nell'isola, considerato che la regione è esclusa dalla rete di metanizzazione che sarà attivata nel Mezzogiorno col gas algerino. E' stata infine impegnata la giunta a predisporre un piano energetico regionale in cui trovino posto l'attuazione del piano di sfruttamento del bacino carbonifero del Sulcis, la gasificazione del carbone e l'utilizzo delle fonti rinnovabili, prima fra tutte quella eolica che in Sardegna può avere un grande sviluppo. Si è parlato anche di energia nucleare, anche se nel documento finale non se ne fa cenno. Il problema, accanto- nato un paio di anni fa dalle forze politiche con l'impegno a non consentire nel territorio della regione l'installazione di un impianto nucleare, è stato riaffrontato dietro pressione soprattutto delle categorie imprenditoriali che lamentano la scarsità di energia a disposizione. 'Se dovessimo riaprire le industrie oggi ferme non sapremmo come mandarle avanti», ha detto il presidente dell'Associazione regionale degli industriali. 'Noi siamo per la valortesasione del carbone — ha soggiunto — ma a chi esterna perplessità sul nucleare, dico che il nucleare brucia quando scoppia (e i rischi non ci sono, quasi); il carbone, invece, brucia subito, appena comincia ad essere sfruttato», intendendo dire che il maggior pericolo di inquinamento viene dal carbone, mentre i danni maggiori verrebbero dallo scoppio della centrale nucleare. «L'inquinamento atmosferico da carbone è enorme, da far paura — ha detto nel corso del dibattito l'ex presidente della Regione, il socialdemocratico Alessandro Ghinami. — Il 75 per cento del carbone bruciato diventa cenere, pone grossi problemi di smaltimento. Se poi viene usato il carbfr ne Sulcis, ad alto tenore di solfo, il tasso di inquinamento aumenta di sei volte. In sostama, una centrale a carbone, oltre che occupare degli spasi enormi per gli stoccaggi del combustibile e per le ceneri, produce, attraverso queste, un tasso di radioattività che è molto superiore a quella che produrrebbe una centrale nucleare di pari potenza». La centrale di Santa Giusta, costruita con tutte le salvaguardie che il consiglio regionale ha puntualmente elencato, serve a coprire un fabbisogno reale di energia, ma serve anche a saldare il tempo attuale con un futuro non molto lontano, stimato in venti-trenta anni, in cui si parlerà probabilmente di fusione nucleare e non più di fissione e la centrale nucleare potrà essere installata senza i pericoli che ora si temono. Antonio Pinna

Persone citate: Alessandro Ghinami, Antonio Pinna, Sulcis

Luoghi citati: Cagliari, Oristano, Santa Giusta, Sardegna