Fosforo e azoto avvelenano la fauna del Lago Maggiore di Gianfranco Quaglia
Fosforo e azoto avvelenano la fauna del Lago Maggiore Gli elementi chimici arrivano da Lugano, portati dal Tresa Fosforo e azoto avvelenano la fauna del Lago Maggiore Secondo lo studioso svizzero Piccard, tutto il bacino è praticamente morto - Sui fondali più profondi è completamente scomparso l'ossigeno - La situazione non è comunque disperata, ma bisogna correre subito ai ripari - Prima di curare il Lago Maggiore, occorre guarire quello di Lugano da dove esce il fiume Tresa LUINO — Il Lago di Lugano, definito dagli esperti il più inquinato d'Europa, minaccia di uccidere anche il Lago Maggiore. Può sembrare un paradosso, eppure parte delle sostanze inquinanti contenute nelle acque del Ceresio (svizzere e italiane) finiscono nel Vertano. A portarle è l'emissario, il fiume Tresa, che sfocia nei pressi di Luino, sulla sponda lombarda. Pochi giorni fa in una riunione a Ponte Tresa amministratori elvetici e colleghi dei Comuni italiani situati nelle zone di confine hanno sollevato il problema del Lago di Lugano. Si è detto addirittura che entro dieci anni le abitazioni costruite sulle sue rive dovrebbero essere arretrate di 300 metri per evitare danni alla salute dell'uomo. Anche se non in questi termini drammatici, l'allarme e la denuncia erano già venuti da un convegno che si era svolto a Belgirate (litorale piemontese) sul futuro del Lago Maggiore. E' ufficiale: l'istituto idrobiologico di Pallanza, uno dei più importanti organismi per la tutela delle acque e lo studio della fauna ittica, ha affermato che nel lago piemontese-lombardo sono inmesse, ogni anno, oltre seicento tonnellate di fosforo e 13 mila tonnellate d'azoto. Il principale portatore di fosforo, secondo i rilevamenti, è appunto il fiume Tresa. Qualcuno ha già affermato che il Lago Maggiore è in agonia. Alcuni mesi fa lo studioso svizzero Jacques Piccard, dopo aver scandagliato i fondali con il suo batiscafo alla ricerca di un annegato, aveva dichiarato che tutto il bacino è praticamente «morto». Una sentenza che aveva suscitato reazioni e polemiche, ed era stata avversata sopprattuttto dall'istituto idrobiologico. Il lago, infatti, non è morto, ma presenta uno stato di «eutrofizzazione», cioè un'eccessiva presenza di fosforo e azoto e quindi di alghe che, producendo altre forme di vita, sconvolgono il suo «ecosistema». «77 fenomeno» — ha dichiarato un ricercatore — è tanto più preoccupante se si considerano le notevoli dimensioni del lago, 212 chilometri.che indubbiamente renderanno necessari periodi di tempo lunghi per il suo risanamento e per rallentarne il deterioramento». Oli studiosi hanno redatto una statistica dei «colpevoli» dell'inquinamento. Al primo posto figura appunto il Tresa per quanto riguarda l'immissione di fosforo proveniente dal Lago di Lugano; poi viene il Toce, seguito dal fiume Bardelle, dal Ticino, dal Maggia, dal Boesio, dal Vevero, dal San Bernardino, Verzasca e Monvallina. Per quanto riguarda invece l'apporto di azoto, è il Toce in testa, tallonato dal Ticino. In vent'anni di rilevamenti chimici effettuati in diversi punti del Lago Maggiore, è stata notata una progressiva diminuzione dell'ossigeno sino alla completa scomparsa sui fondali più profondi. I sondaggi avvengono al largo di Ohif fa (360 metri di profondità), nel bacino di Locarno (Svizzera) e al largo di Belgi- rate (140 metri). Le concentrazioni più basse di ossigeno misurate nelle acque al di sotto dei 200 metri sono risultate, nel 1976, di 5,5 mg mentre sono aumentate dopo le abbondanti piogge del '77-78, che hanno favorito un rinnovo dell'acqua. In questo periodo di prolungata siccità, i valori stanno nuovamente scendendo. Gianfranco Quaglia
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