Richieste 4 condanne a trentanni per l'impresario ucciso a S. Mauro

Richieste 4 condanne a trentanni per l'impresario ucciso a S. Mauro Requisitoria in assise sul tragico assalto alla villa nel '76 Richieste 4 condanne a trentanni per l'impresario ucciso a S. Mauro L'accusa ha proposto invece 28 anni per il quinto imputato che ha collaborato con la giustizia dopo l'arresto - Processo per la truffa dei petroli; la parola ai difensori Trent'anni di reclusione a testa per Franco Barone, Luigi De Simone, Ermenegildo Accalai e Tommaso Umbertino. 28 anni, invece, per Nazzareno Manco, l'unico imputato che abbia collaborato con la giustizia facendo, subito dopo l'arresto, i nomi dei complici. Queste le richieste del pubblico ministero Caminiti contro la banda che è processata alla prima corte d'assise per l'omicidio dell'impresario edile di S. Mauro, Leonardo Ferreri, ucciso a colpi di pistola la sera del 18 maggio '76 da rapinatori che avevano assaltato la sua villa. Prima del p.m. aveva preso la parola l'avvocato Geo Dal Fiume, patrono di Maria Dolza, figlia della vittima, che si è costituita parte civile. Dal Fiume ha rievocato la notte di terrore e morte nella villa del Ferreri, sostenendo: «/ banditi volevano soltanto rubare, d'accordo. Però, avevano previsto anche l'eventualità di ricorrere all'assassinio, pur di portare a termine il loro progetto. Vanno quindi puniti tutti in modo esemplare*. Circostanziata la ricostruzione del crimine fatta dal pubblico ministero: le parole della dottoressa Caminiti non hanno scosso più di tanto De Simone. Manco e Umbertino, gli unici imputati detenuti. Accalai e Barone, indicato quest'ultimo dal Manco come l'esecutore dell'omicidio, sono da anni latitanti. Dovrebbero nascondersi all'estero, per un soffio Ermenegildo Accalai fuggi alla cattura nell'autunno del '77. Il processo continuerà lunedi con le arringhe dei difensori. Parleranno gli avvocati Delgrosso, Vercellotti, Verazzo, Piovano, Volante e Oddone. La sentenza è prevista per martedì pomeriggio. * * Si avvia alla conclusione il processo contro quattro imputati di una frode da un miliardo commessa nel '76, sotto la regia di Luigi e Sergio Masnata, padre e figlio, 64 e 35 anni, titolari della «General Oil Company» di Leinl, una delle tante società petrolifere coinvolte nel contrabbando di gasolio. Luigi e Sergio Masnata sono stati colpiti martedì scorso da mandato di cattura del giudice Griffey, perché accusati di un'altra truffa. Il padre si è costituito mentre il figlio ha preferito darsi alla latitanza. Al processo che si celebra alla terza sezione del tribuna¬ le, ieri hanno parlato i difensori. L'avvocato Giordanengo, che assieme a Zaccone difende i due Masnata, ha sostenuto: -Luigi Marnata era estraneo all'attività gestionale della "General Oil Company", come hanno riferito i testimoni. Il blocchetto di assegni firmati che consegnava alla segretaria era utilizzato come un conto "nero" dal figlio, sema che lui sapesse a che cosa servivano quegli assegni*. -Quanto a Sergio Masnata — ha detto Giordanengo — è responsabile soltanto del falso "in certificato" degli H Ter, i documenti che devono accompagnare ogni trasporto di olii minerali e non di falso ideologico*. Gli avvocati Festa e Chiusane che difendono Giuseppe Cernusco. titolare di una omonima ditta a Settimo, hanno detto: «Cernusco non era d'accordo con i Masnata per il contrabbando. Masnata gli disse che aveva bisogno della sua ditta per scaricare gli "H ter" falsificati, intestandoli ad autisti e ditte inesistenti. Un "piacere" che gli ha fruttato una ventina di milioni. E' la sua unica pendenza penale, perché non ha mai avuto altri guai con la giustizia. Indubbiamente ha sbagliato ma non si può paragonarlo ad uno dei tanti petrolieri che per anni hanno frodato la legge*. Il processo è stato rinviato al 18 marzo per la sentenza.