Venezia imbriglierà l'acqua alta con porte mobili, chiuse e dighe

Venezia imbriglierà l'acqua alta con porte mobili, chiuse e dighe Presentato nei giorni scorsi il superprogetto di sette ricercatori Venezia imbriglierà l'acqua alta con porte mobili, chiuse e dighe Occorreranno finanziamenti per 350 miliardi e cinque anni di lavoro - Le opere di controllo e di sbarramento del mare andranno dal porto di Lido alla turbolenta bocca di Malamocco fino allo scalo dei pescherecci di Chioggia VENEZIA - Sbarramenti contro l'acqua alta, chiusure mobili... I veneziani ne sentono parlare da anni. E ne sentiranno parlare ancora per parecchio tempo, dato che proprio questo tipo di interventi è stato giudicato indispensabile dalla commissione di esperti incaricata dal ministero dei Lavori pubblici di trovare una risposta al più grave problema di Venezia. I risultati della ricerca, partita dai cinque progetti presentati anni fa ad un concorso ministeriale, nessuno dei quali era stato giudicato idoneo, sono stati resi noti in questi giorni. Consistono in un progetto di massima di interventi da eseguire sulle bocche di Porto, di Lido, Malamocco e Chioggia. Le reazioni dei veneziani sono state contrastanti: chi vede nel responso della commissione la panacea adatta a risolvere il guaio secolare delle acque alte; chi invece mostra perplessità. I sette ricercatori che hanno realizzato il progetto (non è definitivo — si precisa — e modifiche seppure non sostanziali sono ancora possibili) sono Augusto Ghetti, direttore dell'Istituto di idraulica dell'Università di Padova; Enrico Marci, ordinario di idraulica, preside della facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova; Pietro Ma tildi, ordinario di scienza delle costruzioni dell'Università di Bologna; Roberto Passino, ordinario di chimica e fisica dell'Università di Roma, direttore dell'Istituto di ricerche sulle acque del Cnr; Gianantonio Pezzoli, direttore dell'Istituto di idraulica del Politecnico di Torino; Roberto Prassetto, direttore di ricerca all'Istituto dello studio delle grandi masse del Cnr di Venezia; Jan F. Agema, olandese, ordinario di ingegneria idraulica dell'Università di Delft. Secondo questi scienziati, il baluardo contro l'alta marea è rappresentato da due sbarramenti, parziale l'uno, più ampio l'altro, e fornito di due porte mobili, all'imboccatura del porto di Lido; prolunga menti, aggiunte e ancora una «porta» mobile alla bocca di Malamocco; un restringimento con chiusa e porticciolo per i pescherecci al porto di Chioggia. Oltre a questo, nel progetto si parla di una serie di lavori che potrebbero rendersi necessari in un secondo tempo (conche di navigazione e ulteriori difese per ridurre il moto ondoso). Per la parte più «urgente» degli interventi, sarebbero necessari 350 miliardi di lire e cinque anni di lavoro; ma qualcuno ritiene si tratti di calcoli alguanto ottimistici. Per quanto riguarda il punto di vista degli autori del progetto, il prof. Ghetti ha sottolineato che la commissione si è attenuta strettamente al dettato della legge speciale per Venezia e agli indirizzi governativi, mentre il dimensionamento delle bocche di porto e le chiusure mobili tendono a bilanciare l'esigenza di opporre un efficace sbarramento all'alta marea, con quella di non creare strozzature eccessive, che provochino accelerazioni della velocità dell'acqua, con conseguenti erosioni e difficoltà per la navigazione. Proprio per non penalizzare l'attività del porto, le chiusure mobili e i «pennelli» fissi (dighette che restringono l'ampiezza della bocca di porto) sono stati studiati in modo da trovarsi lungo la linea di navigazione e da non creare problemi alle navi in entrata e in uscita. Il progetto sembra, effettivamente, ben calibrato, ma le perplessità su questo tipo di interventi — insorte già al tempo dell'appalto-concorso ministeriale — non sono ancora superate. Si pensa agli eventuali guasti alle «porte», che potrebbero far spazzare Venezia da improvvise ondate catastrofiche, si pensa all'inquinamento che, se non adeguatamente combattuto con interventi nuovi, troverebbe incremento nella minore circolazione del¬ l'acqua, ridotta dai restringimenti. Molti veneziani si chiedono poi quali conseguenza potrebbe avere un simile mutamento nel ricambio idrico per l'ambiente, e, in particolare, per la biologia lagunare, un bene che appare meritevole di conservazione. Ma ci sono anche altri problemi, più «piccoli», se si vuole, ma altrettanto importanti: chi avrà l'autorità per stabilire quando devono essere chiuse le bocche di porto? Chi deciderà che un'acqua alta può essere accettabile dalla popolazione in grazia del beneficio che la marea porta alla depurazione delle acque? Un ruolo non di secondo piano, questo di chi avrà in mano la leva che chiuderà le porte di Venezia, dato che un comportamento erroneo potrà o trasformare i canali lagunari in una palude superinquinata, o far sommergere la città da troppe acque alte. Non tutto è ancora chiaro, dunque, su questo ennesimo tentativo di salvare Venezia, ma l'importante è che qualcosa cominci a muoversi. Gigi Bevilacqua Venezia. Una giornata di acqua alta: un problema annoso che attende di essere risolto nella città della Laguna (Cameraphoto)

Persone citate: Augusto Ghetti, Enrico Marci, Ghetti, Gianantonio Pezzoli, Gigi Bevilacqua, Jan F. Agema, Roberto Passino, Roberto Prassetto