Banco di Napoli di Mario Pirani

Banco di Napoli Banco di Napoli (Segue dalla 1 * pagina) nuvole: «Direttore generale? Ma io non ci penso nemmeno. Quando ho detto che accettavo mi riferivo all'incarico di consigliere di amministrazione al posto di Picella che verrà nominato direttore generale». A questo punto Ossola si reputa turlupinato e manda una lettera di fuoco ad Andreatta in cui ribadisce le dimissioni. Contemporaneamente telefona a Forlani e al governatore Ciampi annunciandogli le sue decisioni irrevocabili. Mercoledì mattina ha, quindi, un incontro in proposito con il governatore della Banca d'Italia a cui consegna di persona la lettera di dimissioni. Nel frattempo si svolgeva il Consiglio dei ministri al termine del quale Andreatta cercava di convocare il comitato del credito per formalizzare la nomina di Picella. Craxi, informato telefonicamente, considerava il fatto un vero e proprio colpo di mano e. cosi, i ministri socialisti ponevano un esplicito veto. Altrettanto facevano i repubblicani, affermando che non avrebbero accettato candidature non concordate con Ossola. Questi, nel frattempo, vedeva Forlani e condizionava il ritiro delle dimissioni alla nomina di «un banchiere di indiscussa esperienza, di provata moralità, di grande prestigio» ed indicava cinque o sei nomi tra cui Nezzo, Baratta (vice direttore della Banca del Lavoro) ed altri. Ieri sera il ministro del Tesoro passava alla controffensiva e scriveva una lettera, da sottoporre a Forlani e da rendere pubblica, in cui smentiva qualsiasi ingerenza politica nella decisione di cui assumeva piena responsabilità protestando contro «i risvolti pettegoli da cronaca mondana» che l'avevano accompagnata. La verità — dice Andreatta — è che contro il suo espresso parere Ossola aveva a suo tempo precipitato la crisi della direzione generale, chiedendo le dimisioni di Viggiani. Dopo di allora Ossola s'impegnò a ricercare il consenso del consiglio di amministrazione su un nome di pieno gradimento da sottoporre al ministro ma non riuscì a far passare i suoi candidati preferiti. Nezzo e Ventriglia. Poi suggerì il vice direttore del Banco, Di Somma, ma con un parere non convinto. A quel punto, essendo passati dei mesi — afferma Andreatta — mi mossi secondo le competenze che spettano al ministro del Tesoro. «Non scambiai opinioni con colleghi di governo né con uomini politici. Gli unici che interpellai — aggiunge con frase sibillina — furono gli stessi dai quali Ossola si fece accompagnare quando chiese le dimissioni di Viggiani». Andreatta prosegue poi dicendo di aver conosciuto Picella solo nel dicembre scorso e di averne ricevuto una ottima impressione per la lucidità con cui questi diagnosticò le pecche del Banco. Un giudizio positivo confermato da sondaggi negli ambienti bancari ed accademici (Picella è professore di tecnica bancaria). Anche Ciampi gli disse di aver autonomamente considerato l'ipotesi Picella. Infine la questione morale: Picella quando era alla Sme vendette alla Fabocart (gruppo Fabbri-Bonelli). di cui divenne poi consigliere delegato, alcune aziende cartarie e questo poteva far sorgere qualche interrogativo, ma dall'Iri giunsero risposte totalmente rassicuranti. La vicenda, conclude Andreatta, «non ha l'eccitazione dei romanzi di fantapolitica. I partiti non c'entrano. Mia la responsabilità della designazione e non intendo in alcun modo declinarla». Appare a questo punto certa la conferma delle dimissioni di Ossola che non mancheranno di avere serie ripercussioni negli ambienti finanziari italiani e internazionali dato il prestigio di cui gode, anche all'estero, l'ex direttore generale della Banca d'Italia. Mario Pirani

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