I drogati sulla tomba di Dante di Uber Dondini
I drogati sulla tomba di Dante A Ravenna è diventata abituale ritrovo dei tossicomani I drogati sulla tomba di Dante Sui prati che circondano il tempietto neoclassico, non si vede più erba, ma solo siringhe - Il problema di una sistemazione della zona dantesca, dibattuto da 60 anni è diventato più acuto DAL NOSTRO CORRISPONDENTE RAVENNA — Nell'Inferno di Dante manca il girone dei drogati, ma per una sorta di «contrappasso», il poeta, che non aveva potuto prevedere la piaga dell'eroina, ha ora la propria tomba al centro di una zona che è abituale punto di ritrovo della più grossa comunità di tossicodipendenti dell'Emilia-Romagna. Sui prati che circondano il tempietto neoclassico in cui riposano i resti del poeta, non si vede più erba, ma solo siringhe. Anche se nessun pubblico amministratore è deciso ad assecondare quella parte della popolazione che vorrebbe drastici interventi di polizia, il problema di una definitiva sistemazione della zona dantesca, vanamente dibattuto da sessanta anni, si è reso più acuto. Dal 1921 — anno delle celebrazioni del sesto centenario della morte di Dante — ad oggi, i progetti elaborati sono una decina. L'ultimo risale alla fine degli Anni Sessanta, quando l'arch. Michelucci di¬ segnò una suggestiva ipotesi di risanamento che riguardava tutta la zona più direttamente legata agli anni del soggiorno ravennate di Dante ed i cui più importanti elementi artistici sono costituiti dalla basilica di San Francesco (la stessa in cui furono celebrati i funerali del poeta) e dai chiostri francescani legati agli occultamenti dei resti danteschi destinati ad impedire i propositi di trafugamento progettati dai fiorentini. Lo stesso Michelangelo meditò invano un colpo di mano a Ravenna per portare le ossa di Dante nel cenotafio fiorentino di Santa Croce. Quasi tutti i progetti che hanno preso in esame il risanamento della zona dantesca, prevedevano aree di rispetto da chiudere di notte con cancellate. Questa ipotesi non si è mai concretizzata in passato e ora col diffondersi della piaga della droga, è divenuta «psicologicamente» impraticabile. La chiusura notturna della zona dantesca secondo la maggior parte degli ammi¬ nistratori ravennati, accentuerebbe l'emarginazione dei tossicodipendenti, col solo risultato di trasferire il mercato della droga in zone più isolate e meno controllabili della città. Con molto fondamento, nel corso di un animato dibattito che si è svolto in consiglio comunale, si è osservato che • traffico di droga e prostituzione non diventano migliori se si svolgono a una distanza maggiore dalla tomba di Dante». E' però altrettanto evidente che se un problema di risanamento esisteva prima della comparsa di questa piaga, la stessa esigenza resta valida anche dopo che i quesiti architettonici ed urbanistici sono stati «complicati» dalla presenza di foltissimi gruppi di tossicodipendenti. Per il momento la giunta comunale si è limitata a proporre uno «sfoltimento» del verde e una maggiore illuminazione della zona, ma questo orientamento non ha incontrato molte adesioni. Il problema è destinato pertanto a ritornare nei prossimi giorni in Consiglio comunale e in questa sede dovrebbe essere approvata la decisione di bandire un concorso nazionale per un progetto che tenga conto sia delle esigenze di riassetto ambientale sia di ipotesi di intervento destinate ad incrinare il muro di incomunicabilità che divide la città dai tossicodipendenti. Sempre di più si diffonde l'impressione che le cancellate non servono a combattere la droga, e il concorso nazionale dovrebbe consentire di elaborare soluzioni destinate ad offrire modelli di comportamento e occasioni di utilizzazione dell'ambiente diversi da quelli adottati dagli attuali frequentatori. Gli emarginati dell'eroina hanno volontariamente trasformato la zona dantesca in u.i ghetto. Ora la città si interroga per cercare una strada che non sia punitiva per nessuno, ma che serva ad offrire immagini meno disperate a quel milione di turisti che ogni anno visita la tomba di Dante. Uber Dondini
Persone citate: Michelucci
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