Un obiettivo dei ministri a Bruxelles è ridurre le eccedenze della produzione di Giuseppe Maspoli

Un obiettivo dei ministri a Bruxelles è ridurre le eccedenze della produzione Un obiettivo dei ministri a Bruxelles è ridurre le eccedenze della produzione Le proposte relative ai prezzi agricoli formulate recentemente dalla Commissione della Comunità economica europea, hanno nuovamente provocato — ed è ovvio — il solito putiferio di critiche e contestazioni specialmente da parte delle organizzazioni professionali agricole. Vedremo come se la caveranno i ministri «Verdi» alla prossima «maratona» che vedrà contrapporsi due esigenze ugualmente fondamentali: — quella di remunerare in modo adeguato i produttori agricoli, vittime di un processo inflattivo che ha visto aumentare in modo rilevante i prezzi dei fattori (macchine, fertilizzanti, ecc.), mentre da molti anni ormai i prezzi reali dei prodotti diminuiscono con una penalizzazione soprattutto delle aziende meno efficienti: — quella di ridurre eccedenze produttive, costose (sia dal punto di vista finanziario per i bilanci della Comunità) che da quello sociale (per le distruzioni di beni che producono). Trovare un equilibrio che tenga conto di entrambe non è facile, anche perché — da un lato — le categorie produttrici si fanno forti di ragioni obbiettive per reclamare il proseguimento di una politica di difesa dei prezzi in atto ormai da quasi vent'anni. Vent'anni che, peraltro, hanno messo in luce l'inadeguatezza dei meccanismi di tale politica, come più volte e autorevolmente, ad incominciare dal rapporto Monsholt del 1968, è stato sottolineato. Una politica di difesa dei prezzi che, si badi bene, era sorta come provvisoria, per permettere all'agricoltura europea di ammodernarsi gradualmente, fino a divenire competitiva nel mercato internazionale. Dall'altro lato, le Istituzioni della Comunità, ad incominciare dal Parlamento, premono giustamente perché si ridimensioni la spesa per l'agricoltura che assorbe i 3/4 dell'intero bilancio comunitario. Inoltre va ricordato che. nel tempo, sono emersi vari elementi di squilibrio: le politiche comunitarie, talora anche per le carenze del nostro Governo, hanno prodotto squilibri e ingiustizie effettive. Un agricolore olandese riceve mediamente sette volte degli aiuti che toccano all'agricoltura italiano. Le produzioni «mediterranee» non sono sufficientemente difese. Le politiche strutturali sono da sempre trascurate, tanto che le difese dei prezzi hanno assorbito oltre il 90% delle somme stanziate dalla Cee per l'agricoltura. Sono cresciute le eccedenze in quanto, mentre le aziende meno sufficienti — come quelle italiane — non trovano remunerativo il prezzo minimo garantito, altre aziende lo considerano tanto conveniente da aumentare ogni anno il volume della produzione. Inoltre non vengono sempre rispettate le regole del Mercato Comune che parlano di liberi scambi quando invece si applicano ancora (in alcuni Paesi europei) tasse sul consumo del vino e si sono inventati, per ragioni monetarie, gli «importi compensativi» che di fatto operano come veri dumping all'esportazione o tasse all'importazione verso certi Paesi. Infine si sono spesso dimenticati principi di fondo quale la solidarietà finanziaria e la preferenza comunitaria. Complessivamente non si può quindi essere soddisfatti della politica agricola comune, anche se non si possono dimenticare i vantaggi concreti che sono derivati da essa al settore, e sono quindi legittimi i diversi tentativi e proposte di apportare alla p.a.c. radicali mutamenti. L'ultima e più interessante ipotesi è quella avanzata dall'ex ministro dell'Agricoltura franceseEdgard Pisani che ha proposto di differenziare, attraverso tasse di compensabilita variabili, i prezzi dei prodotti agricoli, per scoraggiare la produzione di eccedenze nelle aziende più efficienti. L'ipotesi Pisani è apprezzabile soprattutto perché, per la prima volta, si sottolinea la non omogeneità di situazioni produttive esistenti all'interno della Comunità. E' ugualmente ingiusto trattare in maniera diversa situazioni, analoghe che trattare nello stesso modo situazioni diverse. Quindi è doveroso calibrare l'aiuto comunitario alle effettive necessità delle aziende, tenendo anche conto di determinati obbiettivi di ordine socio-economico, come — ad esempio — la permanenza dell'agricoltura nelle aree montano-collinari. Pisani, pur portando avanti un discorso già fortemente innovativo, non affronta però due problemi: a) quello della necessità di avvicinare progressivamente i ;>rezzi interni della Comuni¬ tà a quelli del mercato internazionale (obbiettivo mai smentito, se non nei fatti, della Comunità): b) quello del contenimento dei prezzi all'origine dei prodotti, in quanto considerato pretesto per aumenti a cascata fino ai prezzi finali pagati dai consumatori. Questo punto è stato messo in risalto recentemente dal Beuc (Bureau européen de unions des consumateurs). Per venire incontro a queste due esigenze probabilmente occorrerebbe modificare la proposta dell'on. Pisani nel senso di ridurre i prezzi agricoli, calibrandoli ai costi, non più dell'impresa marginale o semi-marginale (come avviene oggi), ma delle imprese medie o mediamente efficienti, integrandoli con aiuti diretti (sotto forma di integrazione del prezzo) nelle aziende del tipo o delle regioni in cui si renda necessario, per permettere la sopravvivenza o incentivare lo sviluppo dell'agricoltura. Giuseppe Maspoli

Persone citate: Pisani

Luoghi citati: Bruxelles