Terrorista pentito dite in aula «I capi fuggivano con la cassa» di Susanna Marzolla

Terrorista pentito dite in aula «I capi fuggivano con la cassa» Udienza-fiume al processo per l'omicidio Torregiani Terrorista pentito dite in aula «I capi fuggivano con la cassa» E' Sergio Martinelli: l'imputato ha anche letto un documento in cui spiega perché collabora con la giustizia - Marco Barbone rivela: «Il mio gruppo aveva deciso di uccidere il giudice Galli» MILANO — Un'udienza fiume quella di ieri al processo per l'uccisione del gioielliere Torreggiani, incentrata sull'ascolto di tre dei cosiddetti «pentiti» due dei quali molto noti alle cronache: Marco Barbone, uno degli assassini del giornalista Walter Tobagi, e Michele Viscardi. «killer» di Prima linea (è ritenuto responsabile di sette omicidi). Degli imputati ce n'erano soltanto due: Sisinio Bitti e Sebastiano Masala. rimasti a controllare quanto avveniva; secondo le loro parole a «sopportare la puzza di questi vermi». Per primo è stato ascoltato Sergio Martinelli: appartenente alle Squadre armate operaie (affiliazione di Prima linea) a Bergamo con il ruolo — ha spiegato — di .preparare le schede informative, decidere le azioni e fare il "basista"». Martinelli ha parlato di varie cose tra cui un mancato azzoppamento al responsabile medico della Dalmine a cui avrebbe dovuto partecipare anche Sebastiano Masala. «Sono tutte calunnie — lo ha interrotto quest'ultimo — presidente, io non l'ho mai visto. E'un pagato e un venduto». Martinelli ha anche letto un documento in cui spiega la sua decisione di collaborare con la magistratura, in cui confusamente parla di classe operaia. Cina, Vietnam, nuova sinistra. '68 e Carlo Marx. «Ma lei comunque — ha chiesto un avvocato della difesa — quando era nelle Sao era convinto di ciò che faceva?». .Sì — ha risposto — ma poi ho visto che quelli che comandavano se ne scappavano con la cassa, e allora come si fa?!». Soprattutto Martinelli ha parlato dell'uccisione di Torreggiani e di quella di William Vaccher, eliminato da Prima linea perché considerato un «delatore». «A Bergamo — ha dichiarato — si dava per pacifico che ad uccidere Torreggiani era stato Gabriele Grimaldi». «Ma lei precisamente da chi l'ha saputo?», gli è stato chiesto. .E'stato Michele Viscardi a dirmelo — ha risposto —, spiegandomi le ragioni politiche del delitto». E sull'omicidio di Vaccher ha raccontato che «nelle Sao si diceva che era stato ucciso perché aveva fatto i nomi degli assassini di Torreggiani». Ma «Mike occhi di ghiaccio» (questo il soprannome di Viscardi) ascoltato subito dopo, 10 ha smentito su tutta la linea. Innanzitutto ha escluso «nella maniera più assoluta» di avere mai fatto a Martinelli 11 nome di Grimaldi come uno degli assassini dell'orefice. Il presidente gli contesta allora un episodio raccontato da Martinelli: dopo il suo arresto Viscardi incontrò nel carcere di Bergamo il padre di Grimaldi (fermato per oltraggio) con cui ebbe un «lungo colloquio» al termine del quale avrebbe detto al Martinelli stesso di «lasciare fuori Grimaldi». «Non è possibile — gli ha chiesto il presidente — che lei ora taccia per amicizia?». «Dati i miei attuali rapporti con la Giustizia — ha risposto Viscardi — non avrei nessun problema ad indicare gli assassini di Torreggiani, se li sapessi. Per quanto riguarda l'amicizia poi, allora io ero molto più amico di Sergio Segio e di Maurice Bignami, che pure non ho esitato a coinvolgere in tutte le mie denunce». Sull'uccisione di Vaccher, Viscardi ha detto di non sapere le motivazioni esatte «ma escludo — ha aggiunto — che Prima linea avesse fatto fuori un suo ex militante solo perché sapeva gli autori di un delitto commesso da un'altra organizzazione» (cioè i Proletari armati per il comunismo). Sono stati invece proprio i Pac. la loro genesi e storia politica al centro dell'interrogatorio di Marco Barbone. Lieve rossore sulle guance, faccia da «bravo ragazzo». Barbone ha esordito spiegando i motivi che lo avrebbero spinto a collaborare con la magistratura, accusando sé e tanti altri di diversi delitti: «La spinta decisiva — ha detto — mie venuta dalla consapevolezza della miseria umana e politica di quelle concezioni che storcevano valori fondamentali come la vita umana». Fatta questa premessa, Barbone ha detto di essere sempre stato informato sui Proletari armati per il comunismo da Luigi Bergamin. «A un certo punto — ha spiegato — si parlò anche di una fusione tra la mia organizzazione. Guerriglia rossa, e i Pac». Vi furono riunioni frequenti con Berga- min. Marco Moretti. Cesare Battisti e «uno quarta persona che dalla foto riconobbi quasi certamente in Claudio Lavazza». Barbone ha detto che la sua organizzazione aveva anche chiesto ai Pac di custodire delle armi, ma ha negato che fossero quelle trovate dalla polizia nell'abitazione di Silvana Marelli. in via Castelfidardo. A un certo punto della sua deposizione. Barbone ha confessato che il suo gruppo, di cui facevano parte tra gli altri anche Daniele Laus ed Enrico Pasini Gatti, aveva in animo di uccidere il giudice Guido Galli: l'omicidio fu poi compiuto da «Prima linea». Sull'omicidio di Torreggiani non ha detto granché. Il giovane assassino del giornalista Tobagi. parlandone con Bergamin. lo criticò definendolo «sproporzionato». «Bergamin — ha poi aggiunto — mi disse che volevano solo ferirlo»- «Ma nomi non gliene fece?», è stato chiesto. «No, nomi no». Però Barbone ha aggiunto di aver ritenuto credibile la versione di Andreatta (quello che accusò Grimaldi e Memeo e poi ha ritrattato tutto), «perché Memeo era uno solito a vantarsi con tutti di quello che faceva». Susanna Marzolla

Luoghi citati: Bergamo, Cina, Milano, Vietnam