Caso Zarrelli: ulteriore dimostrazione che la pena di morte è inaccettabile di Giuseppe Zaccaria

Caso Zarrelli: ulteriore dimostrazione che la pena di morte è inaccettabile L'ergastolano di Napoli assolto per insufficienza di prove Caso Zarrelli: ulteriore dimostrazione che la pena di morte è inaccettabile ROMA — Qualcuno, a caldo, ha parlato di un nuovo •caso Girolimoni»: dopo la sentenza poco è mancato che portassero l'imputato in trionfo. Ormai, comunque, Domenico Zarrelli è un personaggio notissimo, anche perché sulla sua lunga storia di condanne e ricorsi Carlo 3ernari ha scritto un libro, «Il giorno degli assassini», avvincente come i migliori «gialli». Ma la storia di Zarrelli, prima condannato all'ergastolo dalla corte d'assise di Napoli per un triplice omicidio, assolto venerdì scorso in appello per insufficienza di prove, ormai fa parlare di sè anche fuori delle aule di giustizia. Meno di un mese fa, con altri cinque referendum radicali è «passato» anche quello per l'abrogazione dell'ergastolo. Non è forse, il caso Zarrelli, la prova migliore delle irreparabili ingiustizie che talvolta possono nascondersi dietro una condanna a vita? Franco De Cataldo, deputato radicale e avvocato, è pronto a citare numerosi altri esempi: «7/ problema dell'errore giudiziario è tanto più drammatico quanto più elevata è la pena. Ricordo all'inizio della mia carriera di avvocato, nel '58 o nel '59, il caso Corbisieri, condannato all'ergastolo per omicidio e assolto quindici anni più tardi dopo una revisione del processo. O ancora quello del siciliano Gallo, ergastolano per non so più quanti anni, accusato di aver ucciso il fratello e infine riconosciuto innocente. O an cora quello di Venanzi, ergastolano per l'assassinio di un cassiere di banca e riconosciuto innocente dopo dodici anni. Ma Zarrelli è rimasto in carcere cinque anni, ed è stato assolto solo per insufficienza di prove: il suo caso non potrebbe dimostrare che, se non altro quando si tratta di ergastoli, le corti d'assise sono più attente, più pronte a rimediare a possibili errori? Per Ugo Spagnoli, vicecapogruppo del pei alla Camera, l'assoluzione in appello ha senza dubbio contenuti posi tivi: 'Ma se questa revisione di giudizio non ci fosse stata? Questo è un elemento in più per evitare che altri errori giù diziari possano determinare conseguenze drammatiche: che sarebbero ancora più terribili se venisse introdotta la pena di morte, ma anche in questi casi sono di enorme gravità. Ecco, episodi di questo tipo possono solo confermare un'impostazione che nasce da valutazioni più generali, e che deve spingerci a non mantenere pene che abbiano effetti di annientamento per l'uomo, soprattutto che non corrispondono ai principi della Costituzione e all'evoluzione della coscienza civile». De Cataldo, sui risvolti positivi di questa sentenza, è invece molto più secco: 'Domenico Zarrelli è stato assolto perché il suo era un caso eclatante, perché aveva potuto permettersi grossi avvocati. Anche Raffaele Costa, liberale, sottosegretario alla Giustizia nel governo Cossiga, è del parere che la verità viene fuori soprattutto quando, nell'aula, c'è chi sa prenderla per il collo: «Se questo poveruo¬ mo non avesse proposto appello contro la prima sentenza, se un avvocato coi fiocchi non ne avesse preparato i motivi, se insomma l'assistenza tecnica non fosse stata adeguata alla complessità del caso, lo Stato non avrebbe fatto nulla per andare incontro all'imputato. Ma questo episodio, a mio avviso, deve costituire solo un momento di riflessione in più. L'errore è grave se si traduce in detenzione ingiusta, mostruoso se può condurre alla morte. Ma l'aspetto principale del rifiuto, sia per la pena di morte sia per la condanna a vita, resta un altro: il rifiuto di sanzioni che sconfiggono ogni ipotesi di riabilitazione o di perdono». «Sono della stessa opinione — ribatte l'ex ministro della Giustizia, Francesco Bonifacio — ma non credo che la soluzione possa trovarsi nei referendum. Già oggi l'ergastolo non è più una pena perpetua: dopo 28 anni di detenzione si può ottenere la liberazione anticipata. In ogni caso, ritengo che l'ergastolo debba essere eliminato dal nostro ordinamento solo rivedendo l'intera scala delle pene. Comunque, non vedo relazione tra l'episodio di Napoli e il problema dell'ergastolo: il problema della qualità della pena prescinde dalla capacità dei giudici di raggiungere la verità». Oscar Marami, capo gruppo alla Camera per il pri, sottolinea la stessa distinzione: «Quanto accaduto a Napoli mi pare marginale: in fondo, si è trattato della riparazione di un errore, e identico il problema sarebbe stato dopo una condanna a trenta, venti o dieci anni. Piuttosto, bisognerebbe chiedersi dopo quanto tempo, in Italia, simili revisioni possono giungere. Il "caso Zarrelli" dimostra soprattutto un'altra cosa: che non si può assolutamente accettare la tesi della pena di morte». Giuseppe Zaccaria

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