L'enigma durava da due anni

L'enigma durava da due anni L'enigma durava da due anni MILANO — L'avvocato Leone Del Vecchio, 82 anni, morì nel suo studio di via Cerca 20, a Milano, con un colpo di rivoltella alla nuca. Con un colpo di rivoltella alla nuca, sono morti anche i suoi parenti, i coniugi Carlo Federico Bianco di San Secondo, di 56 anni, e Paola De Stefani, di 52, trovati ieri cadaveri, dopo due anni, a Bergamo. In relazione al primo delitto, unico indiziato, e colpito da mandato di cattura, il professor Eugenio De Paolini Del Vecchio, 38 anni, figliastro dell'avvocato. In relazione al secondo delitto, l'indiziato è sempre lui, cugino della vittima e ora nel manicomio giudiziario di Parma. Eugenio Paolini Del Vecchio era con loro quando scomparvero, nella notte fra il 9 e il 10 dicembre 1979. Dalla «Mercedes Pagoda» dotata di radiotelefono (con il bollo scaduto da alcuni mesi), alle tre della mattina, dall'estrema periferia di Milano Eugenio De Paolini Del Vecchio chiamò il centralino della Questura. «Siamo inseguiti. Aiuto, sono riusciti a bloccarci... Eccoli, hanno estratto le rivoltelle; è un rapimento... No! Per amor di Dio. non fatelo». S'interruppe la comunicazione; dieci minuti dopo la polizia trovò l'auto abbandonata a fari accesi. Così si ricominciò a cercare di capire chi fosse Eugenio De Paolini Del Vecchio. Giacente da anni, l'istruttoria sull'assassinio del padre stava in quel periodo per concludersi con la sua formale incriminazione. Moltiplicati nel tempo, i suoi debiti avevano raggiunto l'ordine di miliardi. A lungo ripetute, e in tante occasioni ingigantite, emersero millantate qualifiche e imprese. Asseriva, per esempio, di essere tecnico della Nasa a Portorico, dove l'ente americano non esiste. Il recapito della grande società finanziaria internazionale di cui sarebbe stato presidente era in corsia dei Servi 11: uffici semideserti, silenziosi. Raccontava di amicizie, di ricerche (spaccio di droga, scoperte in materia di genetica, traffico di armi), di segreti (certi progetti di servizi di sicurezza di più di un Paese), di invenzioni, brevetti, consulenze, viaggi, feste, inviti da parte dei potenti del mondo, crociere. Megalomania, tutti concordarono, mitomania. Ma, come sempre accade in questi casi, qualcosa di vero c'era. Le pubblicazioni, per esempio, le inchieste, la partecipazione a convegni internazionali d'alto livello scientifico, alcuni spostamenti su elicotteri militari non italiani, e tante altre «coincidenze» perlomeno inquietanti. Di reale, in questo personaggio, c'era anche l'intelligenza. Lo riconobbe il giudice D'Ambrosio, che, per anni, lo fece seguire, ordinò ispezioni nella sua casa, gWparlò, lo interrogò, lo studiò, controllò tutti i suoi racconti e le sue mosse e, alla fine, emise il mandato di cattura per l'omicidio dell'anziano avvocato. Il 15 gennaio 1980, un mese dopo la misteriosa sparizione assieme ai due cugini, Euge¬ nio De Paolini Del Vecchio ricomparve da solo nella campagna intorno a Lecco. Disse che i rapitori gli avevano permesso di andarsene a condizione di trovare cinque miliardi per pagare il riscatto dei cugini, trattenuti in ostaggio. Furono in pochi a credergli, e in molti a chiedersi che fine avessero fatto invece Carlo Federico Bianco di San Secondo e Paola De Stefani. Figlio di un ammiraglio che aveva aderito alla Repubblica di Salò, lui; figlia di un noto dirìgente d'azienda, lei, dicevano di occuparsi di pubbliche relazioni e consulenze ad altissimo livello, non soltanto nazionale; asserivano di vivere fra Roma, Londra e New York, di avere affari negli Stati Uniti e in Australia (e chissà quanto di vero c'era nei loro racconti...). Il prof. Eugenio Del Vecchio venne arrestato per simulazione di reato e poi rilflsciato. Poco dopo, a portarlo in galera fu invece una vicenda di truffa. Il mese successivo, a San Vittore, gli fu notificato il mandato di cattura per la morte del patrigno. Da qualche tempo Eugenio De Paolini è stato trasferito al manicomio di Parma. Ieri la polizia di Bergamo ne ha chiesto il «fermo» in relazione all'assassinio dei suoi due parenti. Sarà l'autopsia a definire la data nella quale furono uccisi. Ornella Rota