L'omicida della Panoramica «Non sparai alla schiena»

L'omicida della Panoramica «Non sparai alla schiena» Ricostruito il delitto sulla strada di Superga L'omicida della Panoramica «Non sparai alla schiena» Il poliziotto Antonio Giacopino ferì (credendosi in pericolo) un operaio che morì due mesi dopo - Dice: «Mi fronteggiavano in due» Antonio Giacopino. 19 anni, poliziotto, è tornato ieri sulla panoramica di Superga per ricostruire davanti al magistrato la tremenda esperienza del 5 dicembre scorso. Quel giorno con un colpo di pistola feri gravemente l'operaio Franco Veroni. 33 anni, padre di due figli: l'uomo è morto dopo due mesi all'ospedale di Chieri. Giacopino è accusato di omicidio volontario. Al sopralluogo erano presenti il giudice istruttore Sorbetto, i difensori avvocati Ciafardo e Pettiti, la parte civile avv. Gianaria. il dott. La Sala Questa la versione del poliziotto. Sono le dieci del mattino. L'agente e la fidanzata, una studentessa quindicenne, raggiungono con l'Alfasud del giovane la panoramica. Superano une spiazzo poi si fermano un centinaio di metri più avanti in una stradina secondaria in località -Pian delle Mugne». luogo frequentato da coppiette, circondato di pini e querce. Avrebbe raccontato il poliziotto: -All'improvviso abbiamo sentito il rumore di fogliame calpestato. Alzando gli occhi ho visto due ombre proiettate dal sole che filtrava tra gli alberi. Ho temuto un'aggressione, so che tante coppie vengono rapinate, le ragazze violentate. Proprio in quei giorni si celebrava in assise un processo a una banda di stupratori. Per questo ho preso la pistola e sono sceso». Su un terrapieno ad una decina di metri ci sono Franco Veroni e un amico (rimasto finora sconosciuto). -Che cosa volete?» grida Giacopino. I due restano muti, si allontanano leggermente l'uno dall'altro, poi si fermano. L'agente tenta di avvicinarsi, fa un paio di passi poi scivola sulle foglie. Dalla sua pistola, col colpo in canna, parte un proiettile che raggiunge il Veroni all'addome. I due scappano. L'agente fa retromarcia e si ferma nello spiazzo. Qui ritrova il ferito e l'amico, vicino a un'Alfasud. « Cosa hai fatto?» gli dicono. Giacopino: -Ho detto all'altro: "Caricalo in macchina e andiamo all'ospedale". Lui ha risposto: "No, mettilo sulla tua e vai avanti, io ti seguo". Siamo partiti ma dopo un paio di curve quello è sparito». Da allora sembra svanito nel nulla. Neppure il Veroni ferito all'ospedale ha mai rivelato la sua identità. Nel vuoto è caduto anche un appello dei familiari dell'operalo. Il misterioso amico non si è fatto vivo. Che fossero in due lo ha confermato di nuovo ieri la fidanzata dell'agente: -Sono rimasta in macchina, terrorizzata — avrebbe detto — ma li ho visti benissimo sulla collinetta». Prima di morire Veroni ha raccontato: -Siamo andati in collina per raccogliere legna e castagne net per spiare nelle macchine*. Una normale passeggiata tra il verde ma resta l'interrogativo: perché l'amico non si presenta per chiarire i dubbi? Giacopino ieri ha precisato: -Quando è partito il colpo i due non stavano fuggendo, non gli ho sparato alla schiena, erano II fermi a fronteggiarmi». Concorso fotografico — E' organizzato dai Comitati Laici Riformisti di Belnasco per il 3-5 aprile. Iscrizioni entro il 23 marzo, a Beinasco. via Rivalta 16 o a Torino, via Principe Tommaso 2. Informazioni al 658773.

Persone citate: Antonio Giacopino, Ciafardo, Franco Veroni, Gianaria, Pettiti

Luoghi citati: Beinasco, Torino