«Pensavamo che fosse a Roma voleva lavorare per sposarsi» di Alvaro Gili
«Pensavamo che fosse a Roma voleva lavorare per sposarsi» «Pensavamo che fosse a Roma voleva lavorare per sposarsi» Il fratello e lo zio del rapinatore ucciso non sanno spiegarsi « perché si sia messo con quei disgraziati» - «Era un timido » «Era venuto in continente per lavorare: voleva mettere da parte un po' di soldi per sposarsi». Salvatore Montalbano, 28 anni, di Palermo, cerca di capire perché il fratello Nicolò, 21 anni, si è messo a fare il rapinatore cadendo fulminato, al primo tentativo, dai colpi esplosi dall'orefice di piazza Statuto. «Il suo mestiere era il gessaio. Se la cavava bene, ma il lavoro era poco. Oggi sì, domani no, dopodomani forse. E allora aveva deciso di partire, come fanno tanti, che hanno avuto fortuna». Una pausa, un sospiro. Caccia in gola la voglia di piangere: «Era un bravo ragazzo». Salvatore Montalbano è arrivato a Torino ieri mattina con uno zio, Vincenzo, 39 anni. Hanno viaggiato per tutta la notte. Qualche informazione, poi sono andati davanti all'obitorio di via Chiabrera. I volti tirati dalla stanchezza, la coppola sugli occhi, senza so¬ prabito: «Per fortuna non fa tanto freddo». Aspettano che il giudice li chiami per l'identificazione ufficiale, un rito doloroso che la legge impone. E intanto, appoggiati al muro, continuano a cercare risposte ai loro tanti perché. E non riescono a darsi pace. «E' partito da casa lunedì, pensavamo che si fermasse a Roma dove ha fatto il militare. Ha avuto il congedo in gennaio. Era un ragazzo timido, aveva paura perfino dei cani». Gli fa eco lo zio Vincenzo: «Prima che partisse gli ho regalato un vestito nuovo: volevo che facesse buona figura, che si presentasse bene quando andava a chiedere un posto». Come mai è capitate a Torino? «E' un mistero». Salvatore allarga le braccia e rimane cosi, come in croce, qualche secondo. Poi accende una sigaretta. Ripete, quasi tra sé: «Uria cosa misteriosa. Roma era l'unica città che conosceva. Invece, scopriamo che arriva fino a Torino. Ma non so proprio come e perché si sia messo con quei disgraziati che lo hanno portato alla morte». Non c'è astio nella voce, non c'è odio. Solo profondo dolore. «Siamo una famiglia onorata, non abbiamo mai avuto a che fare con la legge». Abitano a Palermo vicino a Palazzo reale. «Pensi, proprio sopra il commissariato di polizia: ci conoscono tutti». Il padre è pensionato, la madre casalinga. Tra fratelli e sorelle sono in dieci. «Nicolò aveva un carattere debole — continua Salvatore —. Si preoccupava di guadagnare molto per presentarsi alla famiglia della fidanzata. E' una ragazza di vent'anni, si chiama Elvira. Voleva sposarsi presto e sistemarsi, come abbiamo fatto tutti noi, onestamente. E invece è finita come è finita». Tace. Lo zio gli mette una mano sulle spalle: «Domani ce lo portiamo a casa»._ Alvaro Gili n i mimmi munii ninnili Vincenzo e Salvatore Montalbano: «Era pieno di speranze»
Persone citate: Salvatore Montalbano
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