All'ergastolo per tre delitti lo salva un libro di Bernari

All'ergastolo per tre delitti lo salva un libro di Bernari Assolto ieri in appello il presunto massacratore di Napoli All'ergastolo per tre delitti lo salva un libro di Bernari ROMA — Qualche volta l'invenzione fantastica di uno scrittore riesce meglio ad individuare una realtà che nongli investigatori chiamati ad appurare gli stessi fatti. E' quello che è capitato allo scrittore Carlo Bernari il quale, ispiratosi ad un triplice e misterioso omicidio avvenuto a Napoli nel 1976 e per il quale un tribunale di prima istanza aveva già emesso una condanna all'ergastolo, ha sostenuto in un suo libro — «Il giorno degli assassini» (Mondadori. 1980) — una tesi che è stata fatta propria dal collegio di difesa dell'imputato e che è stata riconosciuta valida dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli. Dal libro di Bernari emerge in modo lampante l'ipotesi di un omicidio compiuto da più persone perfettamente organizzate. Di questa conclusione, raggiunta a tavolino attraverso un'operazione fantastica basata tuttavia su elementi di fatto, la difesa di colui che si era ritenuto finora essere il colpevole si è servita per il suo ricorso in Assise, ottenendo il risultato clamoroso dell'assoluzione per insufficienza di prove. Quando lo scrittore napoletano fu informato dall'avvocato difensore che il suo libro sarebbe stato usato nell'arringa per chiarire alcuni aspetti dell'oscura vicenda, nella quale un'intera famiglia venne massacrata con lucida ferocia (né venne risparmiato il cagnolino), fu assalito da dubbi e perplessità. Poi, dopo numerosi rovelli, Carlo Bernari si è convinto che, consentendo all'uso del suo romanzo per un'operazione giudiziaria, avrebbe potuto riscattare l'esistenza di un uomo che, tra l'altro, nei cinque anni di carcere già scontati, ha oltretutto conseguito una brillante laurea in legge. Inoltre sapeva benissimo che il suo libro non sarebbe stato considerato come prova di un'innocenza della quale, del resto, non poteva pretendere d'avere certezza, ma come una via di avvicinamento alla verità. — Quale rapporto tra invenzione e cronaca nel tuo «Giorno degli assassini»? -Il delitto, così come è stato raccontato dai giornali — ha risposto Bernari — costituisce un filo del racconto. Gli altri fili della matassa, quelli del¬ l'invenzione, danno però colore e forza a una realtà diversa. Una realtà che vuol avere spessore di letteratura». A beneficiare di questa imprevedibile assoluzione è stato Domenico Zarrelli. di 39 anni che da ieri sera è un uomo libero: non è lui il massacratore di via Caravaggio. A emettere la sentenza d'assoluzione, dopo undici ore di camera di consiglio, è stata la Corte d'Assise d'Appello di Napoli: una decisione non facile, forse sofferta, forse tor- mentata, accolta dal pubblico presente nell'aula del vecchio convento di San Domenico Maggiore con entusiasmo. Il collegio di difesa dell'ex imputato era formato da Alfredo De Marsico. Antonio Coppola. Giambattista Ferrazzano e Mario Zarrelli, fratello dell'indiziato. L'ultimo tentativo di strappare Domenico Zarrelli all'ergastolo è stato dell'avv. Terrazzano il quale, a conclusione della sua arringa, ha detto: «Se in questo dibattito non abbiamo scoperto un reo abbiamo riconosciuto un innocente». Precedentemente, il difensore aveva messo in evidenza alcuni aspetti della personalità eterogenea dello Zarrelli. «un giovane pieno di vitalità, un goliardo sema fine», mentre 'l'assassino è da ritenersi un introverso, un individuo che nel prossimo vede il nemico, socialmente un isolato». Del triplice crimine, avvenuto la sera del 29 ottobre 1975 e scoperto nove giorni dopo, furono vittime Domenico e Angela Santangelo. e Gemma Cenname. Cinque mesi dopo Domenico Zarrelli fu arrestato nello studio legale del fratello, e il 9 maggio '78 condannato all'ergastolo.

Luoghi citati: Napoli, Roma