Due giorni d'affari d'oro per i bracconieri a Cogne di Luciano Curino

Due giorni d'affari d'oro per i bracconieri a Cogne SCIOPERI E BUROCRAZIA BLOCCANO I PARCHI NAZIONALI Due giorni d'affari d'oro per i bracconieri a Cogne Approfittando dell'astensione dal lavoro dei guardaparco, nel Gran Paradiso fanno strage di camosci e stambecchi: già parecchi sono caduti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE COGNE — I guardaparco hanno l'obbligo di tenere un diario. Vi annotano gli spostamenti degli stambecchi e dei camosci, i voli delle rare aquile, gli incidenti, anche i piccoli fatti della giornata, dati che diventeranno statistiche nei consuntivi annuali. Nei diari delle guardie del Parco del Gran Paradiso, alla data di ieri e di oggi, c'è scritto: •Sciopero'. E' poco probabile che i bracconieri tengano un diario. Se fosse, qualcuno di loro, ai giorni 7 e 8 di questo mese, potrebbe scrivere: 'Affari d'oro-. Durante lo sciopero delle guardie, iniziatosi ieri, la sorveglianza del Parco è affidata al corpo forestale valdostano e ai carabinieri, che non possono fare molto, soprattutto per la scarsa conoscenza del vasto territorio. Si dice che nei prossimi giorni non dovrebbe essere difficile trovare selvaggina in certi ristoranti. E si dice anche che ai cacciatori di frodo già sono stati commissionati trofei di vecchi stambecchi, che valgono 700 mila lire e anche più. I 52 addetti alla sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso (44 guardie. 6 capiguardia. un caposervizio, un ispettore) con legge del dicembre '75 sono stati equiparati agli impiegati del parastato e è da quella data che i sindacalisti vogliono l'applicazione del regolamento approvato solo il 16 ottobre dell'anno scorso. Perciò sono andati a Roma il neopresidente del Parco prof. Mario Rey e una delegazione sindacale guidata da Beneforti. Sono stati mandati, come si dice, «da Ponzio a Pilato», dal ministero dell'Agricoltura a quello del Tesoro: uno è per il si. l'altro per il no oppure nicchia. Comunque, niente di fatto, sicché c'è lo sciopero, e i bracconieri fanno le loro scorrerie. Quanto guadagna un guardaparco? Mediamente, con gli straordinari, sulle 600 mila lire al mese. Vive una vita rude, lontana da ogni comodità, non scevra di pericoli. Bisogna esserci tagliati. E pochi lo sono. Di quelli che passano ai frequenti concorsi, se ne rimangono due. tre su dieci, è molto. Uno che se ne è andato recentemente, era tra i più entusiasti, all'inizio: un «cittadino», salito sul Gran Paradiso nella divisa verde e binocolo al collo, proprio per sfuggire alla vita opprimente della città, per cercare il contatto con la natura e ritrovare se stesso. Davvero un entusiasta. Ma ha concluso il suo diario con queste parole: -Non resisto più. La solitudine ha vinto,. E ha presentato le dimissioni. La solitudine che diventa opprimente. L'inverno, tanto quanto, è sopportabile. Il guardaparco lavora sulle strade di fondovalle, vede gente e ci parla. D'inverno, è raro che debba salire alle alte quote. Ma da giugno a novembre vive da eremita, sopra i duemila metri, talvolta verso tremila, sul margine di un ghiacciaio, in un rifugio a tre. quattro ore di marcia da un villaggio. Una branda, un tavolo, una stufetta, i viveri per una settimana. Le sole voci che giungono con il «walkie—talkie» sono del caposervizio e delle altre pattuglie. La solitudine può diventare insopportabile. 'Negli ultimi quindici anni c'è stato il suicidio di quattro guardaparco', dice Alberto Azzolini. E' un veneto dell'altipiano di Asiago, al Gran Paradiso da quasi tre anni, guardia della zona Herbetet. in Valle Cogne. Ha le qualità che ci vogliono per questo mestiere: decisione e un grande coraggio morale, passione e conoscenza degli animali e della montagna. Dice della solitudine e dice della impopolarità, se non proprio dell'ostilità, di cui sovente è vittima il guardaparco. Non è facile difendere il patrimonio di tutti: spesso si rischia di attirarsi rancori e antipatie. l'«odio cordiale» di valligiani il cui terreno vale oro. ma non possono specularci come vorrebbero, e, irragionevolmente, scaricano la colpa sulle guardie. E poi c'è il nemico tradizionale, il bracconiere. Dice Azzolini: -Si. c'è un buon guadagno. Ma non credo che facciano bracconaggio per bisogno, piuttosto per rivalità, per una sfida alle guardie'. Una sfida che ha anche risvolti malvagi e -diversi cani di guardaparco sono già stati uccisi con bocconi avvelenati-. Il cane, che è l'unico amico di lunghi mesi di solitudine. Secondo il dott. Peraccino. veterinario del Parco, il bracconaggio incide per l'I—2 per cento, annualmente, sui 3000 stambecchi e 5000 camosci del Gran Paradiso. Una percentuale non catastrofica, grazie all'attenta vigilanza delle guardie. •Il bracconaggio è in diminuzione, ma abbiamo attraversato momenti duri», dice, il veterinario. -Un tempo c'erano persino scontri a fuoco tra guardie e bracconieri, soprattutto nell'alta Valle dell'Orco. Le minacce alle guardie erano all'ordine del giorno, e i loro "casotti" saltavano in aria con l'esplosivo. Gli alpigiani stavano con i bracconieri, e rifiutavano persino di fornire il latte ai guardaparco-. Certamente, ieri e oggi, i bracconieri approfittano dello sciopero dei guardaparco, camosci e stambecchi sono minacciati, e alcuni sono già caduti ieri; altri cadranno oggi (in questa stagione le femmine sono gravide). Quanti? Non si sa. Forse, una cifra presumibile si avrà tra un paio di mesi, quando le guardie faranno, cerne tutti gli anni, la «conta» primaverile degli animali. Luciano Curino

Persone citate: Alberto Azzolini, Azzolini, Beneforti, Mario Rey, Peraccino, Pilato, Ponzio

Luoghi citati: Asiago, Cogne, Roma