Il dramma del giovane drogato suicida dalla finestra della questura di Genova di Remo Lugli
Il dramma del giovane drogato suicida dalla finestra della questura di Genova Aveva già tentato di impiccarsi nel carcere di Marassi Il dramma del giovane drogato suicida dalla finestra della questura di Genova Nato in Sardegna, il giovane si era trasferito nel capoluogo ligure con la famiglia, che poi si era smembrata - Un'infanzia difficile - Era renitente alla leva, aveva commesso piccoli reati, ma non ha sopportato la falsa accusa di sfruttamento d'una amica tossicomane DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Ora si sa che Bruno Obinu. 23 anni, sardo, non aveva sequestrato, violentato, indotto alla droga Marina G.. ventunenne. Lei. prima, lo aveva accusato di tutte queste nefandezze, poi ha ritrattato. Ma intanto lui. arrestato dalla polizia anche perché perseguito da un ordine di cattura per mancanza alla chiamata di leva, si è ucciso gettandosi da una finestra del secondo piano della questura. Un fatto di una decina di giorni fa. La ragazza, interrogata dal magistrato, dopo avere saputo della tragica fine del giovane, non ha avuto animo di tenere dentro di sé un rimorso cosi grande. Dicono che piange, null'altro. Tacciono anche le sue generalità complete. Si sa che è una drogata, che si era prostituita per procurarsi la droga: o perlomeno, cosi lei aveva affermato quando si era presentata all'ospedale per farsi disintossicare. Il suo racconto comprende- va vicissitudini diverse: indotta da tre ragazzi, tra cui Bruno, a prostituirsi per procurare loro la droga, poi tenuta prigioniera in un appartamento di via Gaeta e costretta ad iniettarsi eroina. Alla fine era fuggita. Poi la confessione: tutto falso. Resta la droga, elemento comune anche al suo amico Bruno Obinu ; e resta, irreparabile, il gesto di questo sciagurato ragazzo, che pure aveva già avuto l'impatto con diversi reati e aveva conosciuto le manette, il carcere, ma evidentemente non sapeva sopportare un'accusa falsa, ingiusta. Certo un carattere fragile, tra l'altro non nuovo ai tentativi di suicidio. Le forze dell'ordine avevano già un fascicolo abbastanza voluminoso intestato al suo nome: furto, lesioni per- sonali, danneggiamenti, rapina impropria, due anni di condanne. E poi, nel carcere di Marassi, il tentativo di togliersi la vita, impiccandosi con un lenzuolo: salvataggio in extremis, anche grazie alla tracheotomia. Vorremmo parlare di Bruno, e della sua sventura, con la famiglia. Ma la famiglia Obinu non era più, di fatto, la sua. Ne era uscito in maniera traumatica, tempo fa, praticamente scacciato. La residenza era in via Trasta 22, a Rivarolo. Una classica casa genovese, rosa, squadrata, tetti d'ardesia, gelosie verdi. Si entra sul retro per una scaletta laterale, gabinetto esterno, a lato dell'ingresso. La porta è chiusa, tutti assenti. I vicini non parlano, fanno intendere che preferiscono non immischiarsi in affari altrui, specie in questo caso. Bisogna attingere a altre fonti, per conoscere qualcosa della situazione. Elena Figus, 41 anni, la madre, nativa di Palma Suergiu (Cagliari), si era sposata in Sardegna con un compaesano, Giovanni Obinu. A Carbonia avevano avuto tre figli. Antonella nel '56, Bruno nel '57, Carlo nel '59. Nel '61 si erano trasferiti a Genova, dove un anno dopo era nata Anna. Ma nel '64 la famiglia si era smembrata: Giovanni Obinu se n'era andato, lasciando la moglie coi quattro figli. Un trauma, nel quale forse c'è l'origine delle sventure di Bruno, che cresce svogliato, prepotente, dedito alle cattive amicizie, poi al furto e alla droga. In questi ultimi tempi nella casa di via Trasta, dove vivevano con Elena, il suo compagno, i figli Carlo e Bruno (una delle figlie è sposata a Genova, l'altra risiede in Sardegna), la vita diventava sempre più difficile per il comportamento di Bruno. Le liti erano frequenti, specialmente tra i due fratelli, perché Carlo, onesto, dedito al lavoro (operaio al porto), non sopportava il modo di vita insano di Bruno, cercava di correggerlo, di richiamarlo sulla giusta via, ma lui reagiva in maniera cruda, a volte brutale, anche con l'aggressione. Cosi si era arrivati allo scontro decisivo, e Bruno se ne era andato: di lui non si sapeva più nulla. I familiari di tanto in tanto ricevevano la visita dei carabinieri che cercavano il loro congiunto perché non si era presentato alla visita di leva, e pendeva contro di lui un ordine di cattura emesso dalla procura militare di Torino. Poi, l'ultima notizia, quella tragica, definitiva. La conclusione di una vita sbagliata. Remo Lugli
Persone citate: Bruno Obinu, Elena Figus, Giovanni Obinu, Obinu
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