Tel Aviv non crede nell'Europa «troppo vulnerabile dagli arabi» di Giorgio Romano
Tel Aviv non crede nell'Europa «troppo vulnerabile dagli arabi» Perché Israele è contrario al piano di pace Cee Tel Aviv non crede nell'Europa «troppo vulnerabile dagli arabi» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Gli uomini politici israeliani sono concordi nell'opporsi a qualsiasi iniziativa della Cee nel Medio Oriente, anche se la signora Thatcher e Lord Carrington sostengono che questo intervento mira ad integrare e non ad abolire gli accordi di Camp David. Se possiamo capire perché gli esponenti dei partiti governativi sono contrari a un'intrusione degli Stati europei nelle cose mediorientali è meno facile comprendere perché l'opposizione, in particolare i laboristi, l'avversino e appoggino l'Amministrazione Reagan che la scoraggia. Il ragionamento che sta al¬ la base di questo atteggiamento si può così riassumere: la mediazione degli Stati Uniti è stata importante, anzi decisiva, in tutte le fasi della trattative tra Israele e l'Egitto (e anche prima), mentre l'Europa non ha mai dato alcun contributo alla cessazione del fuoco né al disimpegno delle forze, né alle trattative di Camp David. Le ragioni stesse di questa assenza sono preoccupanti agli occhi degli israeliani perché scaturiscono da certi interessi degli europei nei confronti degli arabi, interessi che li hanno indotti a non dare alcun appoggio a Israele durante la guerra del Kippur e a rifiutare perfino i loro scali per il tra¬ sporto delle armi americane a Israele. La vulnerabilità dell'Europa alle pressioni arabe è una ragione che spiega se non giustifica tale atteggiamento. In queste condizioni un compito di mediazione e di conciliazione europeo — non richiesto dalle parti — è guardato con sospetto da Israele, pur preoccupata dalla propria solitudine, anche perché Gerusalemme giudica parziale la dichiarazione votata dai Nove a Venezia il giugno scorso e vede come ingerenze indebite le profferte europee degli ultimi mesi, contemporanee a continue transazioni d'armi coi Paesi arabi del Fronte del .rifiuto. A Gerusalemme si sostiene inoltre che la maggior parte di tali Paesi ha condannato o sottovalutato gli accordi di Camp David e ha incoraggiato elementi estremisti del mondo arabo, compresa l'Olp, sostenendo che il trattato di pace egizio-israeliano non offre alcuna base per una soluzione del problema palestinese e proponendo di attribuire ai palestinesi un diritto di autodeterminazione che. nelle condizioni attuali, significa solo incoraggiamento ai gruppi estremisti organizzati. Gerusalemme, pur riconoscendo che il processo messo in moto a Camp David procede a rilento e con intoppi, non vede come un'intervento europeo, che contrasta gli Usa. potrebbe facilitare la soluzione dei problemi aperti e teme anzi che si finirebbe col giungere alla riunione di una conferenza analoga a quella di Ginevra del dicembre 1973, in cui si darebbe all'Urss il diritto-dovere di intervenire nelle cose mediorientali. Governo e opposizione in Israele hanno idee sostanzialmente diverse sul come potrà essere raggiunta una soluzione globale nel Medio Oriente e su quello che si deve intendere per autonomia nei territori; i laboristi. ad esempio sono contrari ad estendere la giurisdizione israeliana su un milione e duecentomila arabi della Cisgiordania e di Gaza. Tutti sono però d'accordo nel ritenere che gli sforzi per trovare un'intesa debbano essere continuati tra le parti interessate con la partecipazione degli Stati Uniti ma senza quella dell'Europa, che costituirebbe un elemento di confusione e una dannosa interferenza. Giorgio Romano
Persone citate: Lord Carrington, Reagan, Thatcher
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