Definitivo a fine mese il piano Cipi per l'auto

Definitivo a fine mese il piano Cipi per l'auto Definitivo a fine mese il piano Cipi per l'auto ROMA — Entro la fine del mese il Cipi (Comitato Interministeriale per la Politica Industriale) approverà definitivamente il «programma finalizzato» del settore automobilistico tenendo conto delle opinioni raccolte in questi mesi di contatti con le forze politiche e parlamentari, sindacali e imprenditoriali. Lo ha dichiarato il sottosegretario all'industria sen. Rebecchini al termine delle riunioni tenute ieri da due commissioni parlamentari sui problemi dell'automobile: dalla Commissione bicamerale per la riconversione industriale, che ha approvato un documento di «osservazione» allo schema di piano di settore predisposto dal Cipi nell'ottobre dello scorso anno, e dalla Commissione industria di Montecitorio che ha cominciato n discutere il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sull'industria automobilistica condotta dalla stessa commissione negli ultimi mesi. Il documento sarà deliberato la prossima settimana. «Dopo le decisioni delle commissioni — ha aggiunto Rebecchini — la maggior parte degli adempimenti previsti dalla legge sulla riconversione Industriale sono stati assolti. Manca ancora un ulteriore incontro con i sindacati previsto per i prossimi giorni. Poi il Cipi avrà via libera». Il documento di considerazioni sul piano auto stilato dalla Commissione bicamerale prevede che la «lievissima crescita» della domanda nel settore automobilistico «non solo lascia poche speranze per uno sviluppo non conflittuale ma anzi ci consegna la certezza di grandi scontri industriali». Il settore auto — afferma ancora il documento — è destinato a restare, per tutto il decennio '80, essenziale per lo sviluppo e la tenuta del sistema industriale; nel decennio rimarranno rilevanti tre aree: Europa, Usa e Giappone, con «elementi conflittuali particolarmente acuti in Europa»; la possibilità di sopravvivere, per le imprese, dipenderà dalla capacità di predisporre gamme adeguate di modelli, con prezzi competitivi nella valuta del paese di destinazione e reti adeguate di vendita; l'innovazione tecnologica procederà a ritmi elevati anche per l'esigenza di risparmiare energia. Le strutture produttive — spiega ancora il documento — dovranno dunque subire trasformazioni profonde: le aziende, da costruttrici di prodotti finiti, dovranno diventare imprese di assemblaggio e commercializzazione. Infine, l'industria italiana, che negli ultimi anni ha perso terreno sulle concorrenti, ha mostrato nel 1980 maggiori capacità di tenuta di quella tedesca e francese. Nella parte propositiva, il documento sottolinea la necessità che il governo attui al più presto il fondo speciale per l'innovazione tecnologica, adottando un apposito strumento legislativo. Il fondo, previsto dai «decretoni» estivi decaduti (vi erano destinati 1.500 miliardi in tre anni) non è stato più «recuperato- da allora. Le «considerazioni» della commissione elencano gli obiettivi che lo sforzo di inno vazione dovrà porsi: riduzione dei consumi, dell'inquinamen to, del rapporto peso-potenza; introduzione dell'elettronica; miglioramento del rapporto prezzi-prestazioni; aumento della sicurezza; modifica dei processi produttivi e dell'ini piantlstica.

Persone citate: Rebecchini

Luoghi citati: Europa, Giappone, Roma, Usa