Si parlerà in dialetto nelle scuole siciliane

Si parlerà in dialetto nelle scuole siciliane Il progetto all'assemblea regionale Si parlerà in dialetto nelle scuole siciliane L'assessore alla Pubblica istruzione Luciano Ordile dice: «Vogliamo con ciò evitare la dispersione di un patrimonio culturale di inestimabile valore» - Difficoltà e problemi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Approvato dalla Commissione Legislativa Pubblica Istruzione dell'assemblea siciliana, il disegno di legge destinato ad introdurre nelle scuole dell'isola l'insegnamento del dialetto sta per diventare legge. L'assemblea potrà pronunciarsi entro aprile, prima di esser sciolta per le elezioni del 21 e 22 giugno. Se ne parlava da anni, e ora, finalmente, si è prossimi al traguardo. Intellettuali, professori, studenti a Palermo ne discutono con interesse e il dibattito ferve soprattutto fra i trecentomila d'origine albanese e gallo-italica che formano attive minoranze etniche presenti da secoli in Sicilia. Il maggior poeta siciliano, Ignazio Buttitta sostiene: che .il dialetto si impara come si prende il latte dalla madre*. E' dunque piuttosto dubbioso su come andranno a finire le cose, ma è ugualmente felice che finalmente ci si sia ricordati «ufficialmente» del siciliano. Suo figlio Nino, antropologo e preside della facoltà di lettere e filosofia a Palermo, coglie l'occasione per denunciare «io progressiva cancellazione della nostra identità culturale' e sottolinea che • E' una legge tardiva, ma è sempre meglio tardi che mai». Secondo il professor Buttitta, in ogni caso, «la distinzione tra dialetto e lingua non ha alcun valore scientifico». E' lieto l'on. Luciano Ordile (de) assessore regionale alla Pubblica Istruzione e ai beni culturali, principale fautore della legge, ed altrettanto soddisfatto è l'on. Giacomo Cagnes (pei) presidente della commissione legislativa interessata. 'Vogliamo con ciò evitare — dice Cagnes — Za dispersione di un patrimonio culturale d'inestimabile valore». C'è una generale soddisfazione ma sorgono anche le prime perplessità. Le vanno manifestando, pur concordando con l'insegnamento del dialetto alle nuove generazioni, personalità di spicco della scuola di Palermo. Sarino A. Costa, già preside del Liceo •Garibaldi», dice: -Dubitiamo che gli insegnanti siano preparati al compito che li attende e probabilmente non serviranno a molto i corsi di aggiornamento che saranno organizzati per accrescere in proposito la professionalità dei docenti». Da parte sua il successore di Costa, Fedele Cannici, osserva che -la conquista del linguaggio formale è stata un evento decisivo per l'emancipazione delle classi subalterne» e gettando un po' di acqua sul fuoco degli entusiasmi aggiunge che lo studio del dialetto potrà avere un'importanza storico-culturale solo se verterà su un linguaggio del quale si parla e non con il quale si parla. Di un «lungo collaudo» ha parlato pure Aurelio Rigoll, docente di tradizioni popolari nella Facoltà di Magistero. «Con il meccanismo dei punteggi per l'assegnazione delle cattedre e delle sedi — ha rilevato — può anche accadere che a Canicattì in provincia di Agrigento sia assegnato un professore di Bolzano. Potrà mai costui insegnare il siciliano ai suoi ragazzi ?». Un'altra difficoltà che potrà in vario modo ostacolare l'attuazione della legge infine riguarda «quale» dialetto insegnare. Manca un dialetto ufficiale e del resto questa condizione siciliana è identica a quella riscontrabile in tutte le altre regioni italiane dove non esiste un dialetto unico. Nell'isola, comunque, la situazione appare abbastanza complessa perché il palermitano è profondamente diverso dal catanese che a sua volta differisce enormemente dal trapanese e cosi via. Quello parlato quasi sempre nei films o nel teatro dialettale perchè sembra il più «tipico» è il dialetto catanese o un po' più in generale è il siciliano delle province orientali meno veloce e più aperto del palermitano. In ogni caso le numerose presenze culturali in Sicilia durante le diverse dominazioni hanno lasciato tracce vistose nel linguaggio. Proprio per questo gli studiosi pensano che l'insegnamento del dialetto nelle scuole non sarà agevole. Almeno per il momento, l'orientamento è di far insegnare nelle scuole delle singole zone il dialetto prevalente del posto. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Buttitta, Cagnes ? Za, Fedele Cannici, Giacomo Cagnes, Ignazio Buttitta, Luciano Ordile, Sarino

Luoghi citati: Agrigento, Bolzano, Canicattì, Palermo, Sicilia