Mustafà s'è costituito: «Non sono stato io» Ma spunta un supertestimone e lo inchioda

Mustafà s'è costituito: «Non sono stato io» Ma spunta un supertestimone e lo inchioda Svolta nelle indagini sugli scontri scoppiati fra i tifosi dopo la partita Torino-Roma Mustafà s'è costituito: «Non sono stato io» Ma spunta un supertestimone e lo inchioda Aldo Minniti ha telefonato nella notte a «La Stampa», un cronista l'ha convinto a costituirsi - La polizia ha raccolto la dichiarazione di un amico contro di lui; «L'ho visto» - Confronto con il tifoso romanista in ospedale Aldo Minniti, «Mustafà» per i tifosi granata, si è costituito. La scorsa notte, con una copia de La Stampa appena uscita, è venuto al giornale: «Sono innocente, la foto che pubblicate come elemento di accusa non dice nulla: prova che ero alla partita, ma non che ho partecipato alla rissa, né che ho accoltellato il tifoso romanista». Ora è in questura, nelle camere di sicurezza, in arresto. Il capo della Mobile, Fersini: •^Abbiamo una prova inconfutabile: lo accusa un amico, presente ai fatti». Il suo vice, Sassi: «Non siamo abituati a sbattere il mostro in prima pagina: quella foto, scattata dalla scientifica durante la partita, era un'esca e il Minniti ha abboccato». Aldo Minniti. 20 anni, di Gassino, ha telefonato al giornale verso le 2: «Non ho accoltellato io quello là, credetemi, non sono stato io». Un cronista di Stampa Sera lo ha raggiunto, era in una cabina telefonica in piazza Saluzzo e l'ha accompagnato in redazione. "Certo, c'ero domenica. Sono un tifoso, non un ultras. Non ero in mezzo a quelli che picchiavano. Mi hanno già denunciato una volta, a novembre. Se mi faccio beccare di nuovo finisco dentro. No, io sono uscito, sono salito sul pullman e sono andato in via Nizza. Ho preso due panini e una birra, in quella rosticceria che c'è davanti alla stazione. Poi me ne sono andato a casa». Dove? La polizia lo ha cercato inutilmente. Non ha fissa dimora, lavora saltuariamente come giostraio. «Non posso dire dove vivo, inguaierei degli amici. Siamo in quattro o cinque in una soffitta, siamo abusivi, non paghiamo l'affitto. Se si scopre ci cacciano tutti». Un attimo di respiro, poi continua: "Adesso basta, dovete rettificare tutto sul giornale. Io sono innocente, quella foto che avete pubblicato non prova nulla. Adesso me ne vado a dormire». Il cronista riesce a fargli capire che la sua situazione è indubbiamente difficile: la polizia lo cerca, forse è meglio che si costituisca: «Ma se sono innocente, mi lasceranno andare subito? E se mi mettono a confronto con il ferito, e quel¬ lAdsbprtstfbcMtn lo per sbaglio mi riconosce?». Alla fine si convince e poco dopo è in questura. Anche li, poche parole, decise: "Io non c'entro in quella brutta faccenda, sono qui per provare la mia innocenza». I funzionari vogliono sapere perché si è rasato: «Di solito hai capelli lunghi, ricci. Cosi domenica, Perché questo taglio quasi a zero? ». Lui: «Preferivo, comincia a fare caldo ». Un sottufficiale: «Noi abbiamo prove precise che ti accusano Mustafà: «Già quella foto. Ma cosa serve? E'stata scattata mentre ero tra il pubblico, nella curva Maratona. Cosa volete raccon tarmi?». E ha ragione. Ma c'è una storia dietro a quella foto: era un'esca e il Minniti ha abboccato. Per oltre dodici ore gli agenti hanno cercato il giovane, inutilmente. S'è temuto che potesse fuggire, scappare nel Sud: fa il giostraio. saltuariamente, non ha un lavoro stabile, non ha parenti qui a Torino. Non l'avrebbero più trovato. Si è «giocato» con quella foto, indicandola come elemento di prova contro di lui. E lui si è presentato per provare la sua innocenza, permettendo cosi la cattura. Ma quali sono gli elementi di accusa nei suoi confronti? «JVon certamente quella foto, scattata circa venti minuti prima degli incidenti — ammettono i funzionari della Mobile —. C'è la testimonianza, presa a verbale, di U7i tifoso granata, amico di Mustafà. E'precisa, inconfutabile». Di questo «super teste» la polizia non fa il nome. La sua deposizione è nel rapporto inviato al giudice. In sintesi: «Ero vicino a Mustafà, nella curva Filadelfia. L'ho visto, con altri sette o otto giovani, circondare due ragazzi. Mustafà ne ha fermato uno, dicendogli di parlare: voleva scoprire, dall'accento, se era romano, e quindi romanista. Quello ha reagito, cercando di fuggire. Mustafà ha estratto dal giubbotto un coltello, l'ha colpito alla schiena. Io ero lì vicino, non posso essermi confuso». Ieri mattina altre testimonianze. Il dott. Sassi: «Molti tifosi granata in questi giorni sono venuti spontaneamente per testimoniare, per raccontare quanto hanno visto. Tutti per arginare questi fenomeni di teppismo e delinquenza che nulla hanno a che fare con lo sport». Cosi si è fatta più difficile la posizione di uno dei tre giovani arrestati martedì sera per rissa e favoreggiamento. «Per uno — dice il funzionario — si potrebbe configurare il concorso in tentato omicidio». Non aggiunge altro. Forse in giornata il giudice metterà a confronto il Minniti con Corrado Lentini e il fratello Massimo. Le condizioni del primo stanno migliorando. Ha visto la foto di Mustafà sul giornale: "Non sono in grado di riconoscerlo». Il fratello: «A me pare sia proprio lui». Ma determinanti saranno il confronto e gli altri accertamenti che dovrà compiere nelle prossime ore il magistrato. Ezio Mascarino Aldo Minniti, Mustafà, lascia la sede del nostro giornale accompagnato dai poliziotti

Luoghi citati: Filadelfia, Roma, Torino