«No ai soldi dati a caso» di Emilio Pucci

«No ai soldi dati a caso» «No ai soldi dati a caso» Intervista con il senatore Martinazzoli, presidente dell'Are. ROMA — L'Arel, l'agenzia di ricerca e lavoro che raccoglie economisti dell'area democristiana, nel suo recente documento di osservazioni al 'Libro biancon di De Michelis sulle partecipazioni statali critica i salvataggi indiscriminati e assistenziali, pur riconoscendo l'urgenza di interventi a favore della Finsider e della Sip. Il governo ha ora promesso, sfidando le direttive Cee, una pioggia di miliardi proprio per il settore siderurgico. Al senatore Mino Marti- nazzoli, ex presidente della Commissione inquirente e successore di Andreatta alla presidenza dell'Arel, chiediamo se condivide questa decisione. «Non siamo certo d'accordo sui miliardi dati a caso ma riteniamo necessario un intervento per la Finsider, se è vero che i debiti della finanziaria e delle aziende da essa controllate assommano ad oltre 8400 miliardi ed i mezzi propri sono ridotti a circa 300. C'è poi da tenere presente che la siderurgia è aiutata con mezzi sostanziosi in tutti i Paesi europei». — E con la Cee come la mettiamo? «L'ostacolo può essere aggirato se l'aiuto finanziario sarà accompagnato da interventi finalizzati ad una gestione più efficiente, nel senso di una migliore utilizzazione delle risorse interne. E' un discorso questo riconducibile a tutto il sistema delle partecipazioni statali». — Anche alla Sip? «Certo. Per la società telefonica, in attesa di individuare delle formule che consentano di stimolarne l'efficienza e di una necessaria fusione con l'Azienda di Stato, si dovrebbe procedere alla immediata ricapitalizzazione, oltre ad una revisione delle tariffe. I servizi vano pagati per quelli che costano, ma. al tempo stesso gli utenti dovrebbero essere meglio informati di come si formano i costi. La Sip dovrebbe poi attenuare quella politica di forte incentivo della domanda, con l'applicazione di tariffe molto basse, adottata negli ultimi anni». — In definitiva, quali devono essere le nuove regole di comportamento delle aziende a partecipazione statale? «Il punto fondamentale è questo: il sistema deve tornare ad essere partecipazione statale e non un insieme dì aziende nazionalizzate. Negli ultimi anni si è seguita questa tendenza e il capitale privato è scomparso». — Il suo, senatore, è un progetto di riconduzione alle regole del gioco economico... «Sì, anche se mi rendo conto che l'operazione non potrà essere indolore. Non siamo per la tragedia, non chiediamo gesti sanguinosi ma a scelte manageriali severe devono seguire comportamenti coerenti. I dirigenti pubblici ad esempio dovrebbero essere vincolati al rispetto dei criteri di economicità e su questo metro dovrebbero essere giudicati, arrivando anche a licenziarli in caso di cattiva conduzione dell'azienda. Da parte dei lavoratori dovrebbe esserci invece un maggiore impegno per un recupero di produttività. Cosi come deve scomparire il fenomeno dell'assenteismo e di una microconflittualità permanente che impedisce un miglior utilizzo degli impianti». — Perché l'Arci è contraria al progetto di De Michelis di trasformare il ministero delle Partecipazioni in un centro imprenditoriale, «anima e ruota motrice» di tutto il sistema? «Nella proposta di De Michelis c'è una evidente contraddizione: da una parte si critica l'azionista politico occulto e dall'altra si preconizza l'azionista politico palese. Mi piace ricordare in proposito che lo stesso Vanoni, il quale favori la costituzione dell'Eni mettendosi in aperto contrasto con Sturzo, si dichiarò invece contrario all'istituzione di un ministero delle Partecipazioni perché avverti che o sarebbe diventato subalterno ai manager o avrebbe subito chiare ingerenze politiche. Un discorso attualissimo. Il massimo che si può immaginare per il ministero è quello di punto di coordinamento delle programmazioni e di organo di controllo sulle coerenze e gli indirizzi delle scelte operative». Emilio Pucci

Persone citate: Andreatta, Arel, De Michelis, Martinazzoli, Mino Marti, Sturzo, Vanoni

Luoghi citati: Roma