Burano: ritornerà a fiorire l'antica scuola del merletto

Burano: ritornerà a fiorire l'antica scuola del merletto Nato nel 1400 divenne successivamente famoso in tutto il mondo Burano: ritornerà a fiorire l'antica scuola del merletto VENEZIA — In dialetto buranello, asola si dice «sacolà». «Sacolà» è una parola importante, a Burano, perché i merletti, ai quali l'isola deve la sua secolare fama in tutto il mondo, sono basati sulle infinite varietà del punto asola. Troviamo così il «sacolà fisso», fra tutti i più semplici da realizzare, il «sacolà ciaro» e ancora il «greco», il «tondo» e tanti altri. Questi punti hanno una caratteristica che li differenzia dagli altri tipi di lavorazione del merletto, diffusi specie in passato in tutto il Veneziano: richiedono l'uso dell'ago e non del più maneggevole «fusello». A Burano esiste, o meglio è tornata ad esistere, una «scuola del merletto». Per ora, la riapertura della «scuola» — avvenuta in questi giorni alla presenza di molte autorità — rappresenta più che altro un omaggio e un incentivo alla conoscenza della tradizione di Burano perché, nell'antico edificio restaurato a cura del Comune di Venezia, ha sede soltanto una mostra permanente dell'artigianato del merletto, mentre per l'inizio di veri e propri corsi bisognerà attendere ancora. Ma già la rassegna rappresenta un punto di riferimento importante Vi sono esposti centocinquanta esempi di pizzi che risalgono fino al XVI secolo, opere raffinatissime, anche le più antiche, capaci di confermare il primato che l'isola di Burano ha meritato e non ha nessuna intenzione, neppure adesso, di cedere. La storia del merletto, nelle isole della Serenissima, comincia nel secolo XV, come testimoniano alcuni dipìnti dell'epoca, ma vede la grande affermazione del pizzo soltanto nel secolo successivo, quando esso viene applicato in abbondanza agli abiti maschili e femminili e ai paramenti ecclesiastici. La produzione delle trine era diffusa in tutta Venezia e coinvolgeva — in una sorta di lavoro nero — gran parte della popolazione femminile della città. Delle due tecniche, ad ago e a fusello, quest'ultimo fu particolarmente diffuso nel Settecento, in quanto più adatto a creare trame leggere, quali erano richieste dalla moda del tempo. Ma è — come si è detto — alla lavorazione con l'ago che è legata la fama di Burano, dove questa tradizione non è venuta mai meno, neppure quando il mercato ebbe un diverso orientamento. Proprio per garantire la sopravvivenza del caratteristico merletto «ad ago», di origine più antica e di esecuzione più laboriosa, la nobile famiglia Marcello e in particolare la contessa Andriana, promosse la fondazione della «scuola» di Burano, che prese avvio, con sei lavoranti, il 14 marzo 1872. Già due anni dopo la «scuola» era tanto affermata da ricevere commissioni da Margherita di Savoia, dalla contessa Bismark e perfino da una principessa russa. Le merlettaie lavoravano alla scuola dalle 6 alle 7 ore al giorno e continuavano, poi, la loro fatica a casa, pagate a cottimo. Si basavano su disegni di Annibale d'Este, riprodotti dapprima su carta bianca e poi, a partire dai primi del Novecento, su cartoncino verde chiaro, colore più riposante per gli occhi. Dal 1899 la scuola ebbe addirittura un suo marchio di fabbrica, un nastrino bianco con piombino. Poi — e l'esigenza di avere un marchio di fabbrica ne è testimonianza — cominciaro¬ no i problemi della concorrenza, dapprima quella locale, poi dei prodotti orientali, come quei merletti cinesi che vengono venduti a poco prezzo dagli immancabili ciarlatani come «vero Burano». La «scuola» ebbe difficoltà finanziarie e, alla fine degli Anni Sessanta, chiuse i battenti, dopo poco meno di un secolo di vita. Ma l'artigianato del merletto continuò nelle case, finché gli enti locali veneziani e la Fondazione «Marcello» si sono uniti in un «consorzio per i merletti di Burano» al quale sono affidate le speranze di riqualificazione di questa attività artistica. La riapertura della scuola è solo il primo passo. Gigi Bevilacqua

Persone citate: Bismark, Gigi Bevilacqua

Luoghi citati: Comune Di Venezia, Este, Venezia