Per una intervista in pericolo indagini su strage di Bologna

Per una intervista in pericolo indagini su strage di Bologna Per una intervista in pericolo indagini su strage di Bologna DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — La prima commissione del Consiglio Superiore della magistratura ha aperto un'indagine conoscitiva sugli uffici giudiziari bolognesi ed in particolare sul consigliere istruttore Angelo Velia. L'iniziativa dei giudici di Palazzo dei Marescialli, adottata per altro in via d'urgenza, è da mettere in relazione al pericolo che l'inchiesta sulla strage del 2 agosto alla stazione di Bologna possa essere trasferita in altra sede. Alla base del tutto vi è un'intervista concessa dal consigliere istruttore al Settimanale in cui vengono riportati giudizi sull'operato dei colleghi e sul fondamento della stessa istruttoria: quanto basta, cioè, per farsi ricusare dai difensori degli imputati neo-fascisti. E anche se il consigliere Velia non è impegnato in prima persona nell'istruttoria, ciò non toglie che i difensori possano ricorrere ugualmente a questo stratagemma: non è la prima volta, infatti, che ricusato il capo dell'ufficio istruzione si ritengano tali tutti i componenti dell'ufficio. Sin da ieri, dunque, la prima commissione ha cominciato a prendere in esame il fascicolo costituito, al momento, da ritagli di giornali e dall'esposto presentato dai quattro sostituti di Bologna impegnati da sette mesi nelle indagini sulla strage. La commissione, in sostanza, dovrà decidere se è il caso di applicare la procedura prevista dall'articolo 2 della legge sulle guarentigie che prevede il trasferimento d'ufficio di un giudice con un semplice provvedimento amministrativo senza cioè la preventiva richiesta dei titolari dell'azione disciplinare (ministro e procuratore generale della Cassazione). Il parere della prima commissione, poi, sarà sottoposto al «plenum»; se si deciderà di accogliere la richiesta gli atti torneranno alla prima commissione che svolgerà una vera e propria istruttoria interrogando l'interessato (che potrà essere assistito da un magistrato con funzioni di difensore) e gli eventuali testimoni. Il complicato meccanismo d'indagine da parte del Csm è stato messo in moto dall'esposto presentato dai quattro sostituti bolognesi Riccardo Rossi. Luigi Persico. Claudio Nunziata e Attilio Dardanti. I quattro rappresentanti della pubblica accusa protestavano, nel documento inviato oltre che al Csm anche al Procuratore generale della Cassazione, titolare dell'azione disciplinare, per l'intervista rilasciata dal consigliere.

Persone citate: Attilio Dardanti, Claudio Nunziata, Luigi Persico, Riccardo Rossi

Luoghi citati: Bologna, Roma