Un Breznev sicuro e autoritario ha chiuso il 26° Congresso pcus di Fabio Galvano
Un Breznev sicuro e autoritario ha chiuso il 26° Congresso pcus Discorso di venti minuti per sottolineare i temi del rapporto Un Breznev sicuro e autoritario ha chiuso il 26° Congresso pcus Cinquemila delegati in coro hanno cantato l'Internazionale - Il capo del Cremlino: «I nostri sforzi sono su due direttive: costruire il comunismo e consolidare la pace nel mondo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Breznev riconfermato segretario del pcus, e con lui riconfermati in blocco il Politburo e la segreteria uscenti. Non era mai accaduto nella storia del partito e può riflettere soltanto due cose: l'unità e la coesione dei sovietici (come hanno ripetutamente affermato i 54 delegati — su 4994 — che hanno preso la parola in questo 26" congresso e come lo stesso Breznev ha sottolineato nel discorso conclusivo di ieri); oppure la difficoltà, forse l'impossibilità, di alterare una struttura politica talmente delicata e macchinosa da non consentire ricambi indolori. La chiusura del 26" congresso, suggellata dai cinquemila delegati che in coro hanno cantato l'Internazionale, è avvenuta al termine del discorso — 23 minuti — col quale Breznev ha annunciato le cariche del partito prima di trarre il bilancio politico dei lavori. Lunedi sera il congresso aveva eletto, in una seduta a porte chiuse, i 319 membri del nuovo Comitato Centrale e i 139 membri supplenti, rispettivamente 32 e 12 più che al 25° congresso di cinque anni fa. Aveva poi eletto la commissione di controllo (75 membri anziché 85). In tutto 545 funzionari dei quali 152 (il 28 per cento) eletti per la prima volta. Significa, se si considera l'aumento numerico delle cariche, che 118 persone non sono state rielette: 36 di esse, ha spiegato Vadim Zagladin (rieletto) nell'ultima quotidiana conferenza stampa, erano decedute fra il 25° e il 26° congresso; 82, invece, hanno perso il posto. Si tratta di percentuali di avvicendamento abbastanza normali: anche qui, dunque, nulla di nuovo. Resta da vedere chi sono i promossi e gli esclusi: la lista dei «nuovi» sarà top secret fino a oggi, quando l'elenco dei 545 comparirà sulle pagine della Pravda. Si sa soltanto che, fra gli eletti, il 32 per cento sono operai, il 14 agricoltori, il 18 intellettuali, il 35 donne. Ieri mattina il nuovo Comitato Centrale ha avuto il suo primo plenum, quello appunto per eleggere gli organismi direttivi: segretario generale Breznev; membri del Politburo (dati in ordine alfabetico e non gerarchico, salvo che per il segretario) Breznev, Andropov, Gorbachev, Grishin, Gromyko, Kirilenko, Kunaev, Pelshe, Romanov, Suslov, Tichonov, Ustinov, Chernenko, Shcherbitskij ; membri supplenti del Politburo Alijev, Demichev, Kiselev, Kuznetsov, Ponomarev, Rashidov, Solomentsev, Shevardnadze; membri della segreterìa Breznev, Suslov, Kirilenko, Chernenko, Gorbachev, Ponomarev, Kapitonov, Dolgich, Zimjanin, Rusakov. Quando Breznev ha preso la parola, a mezzogiorno esatto, è stato accolto da un fragoroso applauso, e un'altra ovazione l'ha interrotto quando ha annunciato la propria rielezione a segretario generale. Era un Breznev in ottime condizioni, con la voce sicura e il piglio autoritario. Ha parlato di « unità e coesione che rende il nostro partito invincibile», ha sottolineato .l'intenso lavoro di otto giorni» durante i quali .abbiamo elencato i nostri successi, condiviso gioie e delusioni, tracciato i progetti per il futuro». .Intendiamo concentrare tutti i nostri sforzi — ha poi dichiarato — su due direttive connesse tra di loro. Una è la costruzione del comunismo e l'altra il consolidamento della pace: era questo il mandato dei comunisti, dell'intero popolo, ai delegati». Breznev non ha mancato, nel suo discorso, di sottolineare quello che è emerso come l'appello fondamentale del partito in vista dei prossimi cinque anni: il maggiore impegno nel lavoro. .Sappiamo — ha detto — che nulla si ot- tiene con facilità. Qualsiasi miglioramento del livello di vita può essere raggiunto solo col duro lavoro del popolo sovietico». Allo stesso modo ha battuto il ferro sulle dichiarazioni di pace e di distensione: .La salvaguardia della pace è, come è sempre stata, la nostra maggiore aspirazione in politica estera, il principale obiettivo del nostro Paese. Il nostro programma è per la continua' zione e il rafforzamento della distensione, per l'arresto della corsa agli armamenti». Dal Politburo sono usciti, fra il 25" congresso e oggi, cinque personaggi che potevano infastidire l'attuale leadership: il presidente Podgorni nel '77 e il primo ministro Kossighin l'ottobre scorso, gli uomini che con lui avevano dato vita nel 1964 alla troika che depose Kruscev; e poi Kulakov, Mazurov e il membro supplente Masherov (morto in un incidente d'auto). Tutti sono stati sostituiti con uomini fidati dell'anziano leader, che ha cosi stretto ancor più il suo controllo sul partito. Si chiude cosi il 26° congresso; ne sono stati testimoni — sovente indiretti — 1006 giornalisti di 65 Paesi, è stato visto in tv in 87 Paesi (da due miliardi di persone, proclamano i sovietici), ha avuto nel discorso d'apertura di Breznev (stampato già in 4 milioni di copie e in 64 lingue) il più appassionante momento liturgico del rito comunista, ha sentito le parole di 105 delegazioni straniere su 123 presen- Fabio Galvano
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