Acque sotterranee possono fare la «spia» al terremoto di Lorenzo Casertano

Acque sotterranee possono fare la «spia» al terremoto In Italia, ogni anno, 6000 microsismi Acque sotterranee possono fare la «spia» al terremoto Lo aveva già detto Mercalli - La conferma verrebbe da esperimenti avvenuti negli Stati Uniti attraverso l'alterazione dell'equilibrio idrodinamico del sottosuolo Il terremoto del 23 novembre 1980, con le relative repliche, ha posto diversi problemi che meriterebbero di essere discussi. Il più importante è senza dubbio quello che si riferisce alla possibilità di difendersi da queste calamità naturali. E' ovvio che la prima difesa è rappresentata dalle costruzioni realizzate con criteri antisismici. Allo stato attuale questo è un problema essenzialmente economico, perché si conoscono le modalità per realizzare edifici che possono resistere a terremoti con intensità anche del 10" grado Mercalli. E' stato messo in evidenza che tutto il territorio italiano (ad esclusione, forse, della sola Sardegna) può essere soggetto a terremoti almeno dell'8" grado, tenendo conto che zone considerate non sismiche sono state improvvisamente interessate da terremotati di tale intensità: è il caso del Belice colpito dal terremoto del gennaio 1968. La soluzione più semplice potrebbe apparire quella di imporre costruzioni antisismiche in tutto il territorio nazionale. Un provvedimento del genere appare giustificato anche dal fatto che l'aumento del costo per una costruzione antisismica rispetto a una normale è contenuto entro il 10% del totale. D'altra parte i soli danni materiali effettivi (senza considerare la perdita di vite umane ed i mancati profitti per la interruzione delle attività) prodotti dal terremoto del 23 novembre 1980 superano i 20.000 miliardi di lire. Questa difesa passiva è stata da sempre riconosciuta insufficiente. Basta pensare, per l'Italia, alle vecchie costruzioni e alle opere d'arte, di valore inestimabile e irriproducibili. Negli ultimi anni una buona difesa è stata vista nella previsione del terremoto, previsione possibile dal punto di vista sia statistico (dalla storia sismica della zona) sia deterministico: quest'ultima scientificamente più corretta è basata sulle variazioni anomale, precedenti il terremoto, di alcuni parametri fisici (velocità delle onde sismiche; campi geomagnetico, geoelettrico, gravimetrico ecc.). In tal modo sono state effettivamente realizzate previsioni in diverse parti del mondo. E' stato però constatato rhe anche la previsione corretta di un terremoto presenta i suoi inconvenienti: cosa sarebbe successo in Campania, cosi intensamente popolata, se uno o più giorni prima del 23 novembre fosse stato detto che in quel pomeriggio la zona sarebbe stata colpita da un violento terremoto? Quella che invece sembra una difesa veramente efficace è la prevenzione del fenomeno sismico. Cioè la possibilità di controllare il terremoto, cercando di diminuirne gli ef¬ fetti, o addirittura di impedirne la produzione. E' un problema di soluzione molto difficile. Ma se la scienza vuole essere al servizio della società deve affrontare problemi tanto più difficili, quanto più sono utili alla collettività. Per risolverlo è necessario conoscere il meccanismo (o i meccanismi) del terremoto e i fattori esterni che possono condizionarlo, se non produrlo. Fu il Mercalli, alla fine del secolo scorso, ad indicare la possibilità che l'acqua potesse avere una certa influenza nella produzione dei terremoti. Gli studi sui terremoti indotti da variazioni artificiali o naturali del flusso dei fluidi nel sottosuolo hanno stabilito l'effettivo ruolo dell'acqua in tali fenomeni. Al riguardo si ricordano i terremoti provocati a Denver (Colorado) negli Anni Sessanta, quando si vollero disperdere le quantità di gas nervino accumulate per la guerra chimica, con immissione di acqua alla profondità di 4 mila metri; quelli che si producono, sempre per l'alterazione dell'equilibrio idrodinamico, nei campi petroliferi, nelle aree geotermiche e in zone prossime alle dighe. Per l'Italia si possono aggiungere i circa seimila microterremoti naturali che, dal 1970 al 1974, accompagnarono l'inversione del bradisismo flegreo e i quasi quattromila prodotti appositamente nell'area geotermica di Travale (Gorizia) con immissione di acqua in un pozzo profondo circa duemila metri. Per produrre il controllo del terremoto bisogna studiare le modalità di immissione (o estrazione) di fluidi nel sottosuolo affinché l'energia che si va accumulando per la variazione del flusso dei fluidi possa svilupparsi in modo continuo ed asismico, senza cioè produzione di terremoti. Negli Stati Uniti, precisamente nel campo petrolifero di Rangely Oil (Colorado), sono stati eseguiti appositi esperimenti e si è arrivati alla conclusione che «la possibilità di controllare il terremoto è reale». A metà novembre del 1979 è stata poi tenuta una speciale conferenza, a San Diego (California), con la partecipazione di oltre sessanta specialisti di materie diverse, ma affini, per esaminare l'influenza dell'acqua sui fenomeni geodinamici. Anche in questo caso le conclusioni confortano le speranze che. con «studi appropriati, continui e costanti», sarà possibile pervenire alla soluzione dell'importante problema scientifico e socio-economico della «difesa dal terremoto», mentre per il momento resta soltanto una bella spe- Lorenzo Casertano Università di Napoli

Persone citate: Mercalli