Se non c'è un film si spegne il video? di Lietta Tornabuoni

Se non c'è un film si spegne il video? La Rai ricorre al cinema per difendere la «quota d'ascolto» Se non c'è un film si spegne il video? Il boom dei film in Tv non sarà già finito, proprio mentre la Rai si converte tutta al telecinema? Venerdì sera: Salvo Randone, suonatore di tromba ne «La parmigiana». 1963, fa lo scemo sul primo canale cantando, in coro con gli altri del complessino da ballo, «Selene-lene-à. Selene-lene-à. il peso sulla Luna è la metà della metà». Sabato sera: Valeria Moriconi è una ragazzina nel 1956 in «Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo» sul secondo canale, ma già dalle dieci del mattino sul primo canale la ragazza Audrey Hepburn ripete i suoi manierismi 1963 in «Sciarada». Insieme con le emittenti private, adesso anche la Rai contribuisce alla grande indigestione di film in Tv, che trasforma le nostre serate in un universo senza tempo dove passato e presente compivano, che rischia di trasformare la televisione in un proiettore cinematografico: e subito s'infiamma la polemica. Va bene, va male? Tanti film sono un divertimento, oppure uno stupefacente? Piacciono, non piacciono, cominciano a scocciare? «Su un canale o sull'altro, dovremo trasmettere almeno un film al giorno: e già quasi ci siamo», dicono i dirigenti della Rai. Non vorrebbero, dicono, ma ci sono costretti. E perchè? Perché il cinema resta alla Tv lo spettacolo prediletto: «Il film del lunedi sera sul primo canale raccoglie sempre 20 milioni di pe;-sone^seib sostituisci con un programma culturale, al massimo ne metti insieme sette milioni». Alcune televisioni private trasmettono anche quattro film al giorno, e la Rai-Tv, che ha già perduto il 21% del suo pubblico, vuole assolutamente reggere e magari battere la concorrenza: «L'ascolto è il nostro fatturato: se cala ora è finita, se cade non si rialza più». Quando la battaglia della concorrenza sarà vinia se ne riparlerà, dicono. Ma adesso, anche a costo di squilibrare i programmi, anche a costo di tradire in parte la propria natura e funzione di servizio pubblico, anche a costo di polemiche, insotnma a qualsiasi costo, «l'ascolto vogliamo tenerlo», e i film sono considerati la trappola infallibile per catturare il pubblico. Neanche per sogno, rimbeccano gli oppositori, e per primi i sindacati aziendali: lo specifico televisivo non è il cinema, la Rai è stata creata per produrre programmi televisivi, altrimenti cosa ci stanno a fare i suoi 13.000 dipendenti? Dalla televisione il pubblico s'aspetta programmi variati e almeno in parte imprevisti, informazione, cultura, trasmissioni utili, discussioni su problemi del momento, inter- viste a protagonisti della cronaca, analisi degli avvenimenti controversi, opinioni a confronto: non sarà un caso che nessuna televisione al mondo, neppure quella americana, scelga i film come spettacolo centrale dei programmi serali. La concorrenza con le Tv private è soprattutto un pretesto, dicono: dato che ogni informazione, inchiesta o discussione sulla realtà italiana finisce per risultare negativa o almeno molto critica, e non potrebbe essere diversamente, quello che si vuole è imprigionare quella realtà in mezz'ora di telegiornale, o rinviarla a dopo le dieci di sera, quando la maggior parte della gente se ne va a letto: e creare un mordo televisivo parallelo divagante e retrodatato, fatto di iiecchi film, di quiz o varietà all'antica, di polverose gare di canzoni, di scemenze più consolatorie che divertenti. Magari non si tratta d'un così nero complotto; ma anche la tesi della concorrenza non sembra troppo ragionevole. E' curioso pensare di poter battere la concorrenza basan¬ dosi non su ciò che la Rai ha in esclusiva e che è l'unica a poter fare, l'informazione, la cultura, lo spettacolo che le rivali non sono in grado di produrre: ma su ciò che centinaia di televisioni private già trasmettono in continuazione, i film. Se la concorrenza si basa sui film, se vince chi ne ha di più. nella rincorsa impossibile la Rai è destinata alla sconfitta: se non altro perché ha tre canali mentre i canali televisivi privati sono seicento, se non altro perché non può trasmettere i pornofilm che gli altri mandano in onda. E poi anche i film, quando sono troppi, stufano. L'affascinante novità iniziale del cinema in casa va già diventando un'ovvia abitudine, già un film qualsiasi non basta più, per trattenere l'attenzione ci vuole un buon film: ma i buoni film non sono innumerevoli, e quando se ne vuol trasmettere uno al giorno la scelta diventa più corriva. Nei week-end di quest'inverno, già sono tornati ad affollarsi i cinematografi. Lietta Tornabuoni

Persone citate: Audrey Hepburn, Salvo Randone, Valeria Moriconi