L'Italia trasformista di Fregoli

L'Italia trasformista di Fregoli ROMA — Torna Fregoli in un'Italia che si mette in maschera per il Carnevale, méntre i sociologi scrivono dotti saggi sul comportamento dell'italiano medio che ha scoperto il piacere di truccarsi, travestirsi, giocare in più ruoli e semplicemente simulare nella vita di ogni giorno. Fregolismo, dicono 1 vocabolari, è la tendenza a clamorosi voltafaccia, a cambiamenti fulminei, e sorprendenti, a camaleontiche esibizioni. Fregoli forse sta allo spettacolo e al costume, come DepretiS fl' «Inventore» del trasformismo) sta alla politica in cui la «destra» si dissolve nella «sinistra», e viceversa. Roba dell'altro ieri che resiste ancora oggi. Cronache agre anche dei nostri tempi. Chi era, realmente, Fregoli? Ci si mettono in molti a tentare di spiegarlo. Uno sceneggiato televisivo della Rete Uno sul grande fantasista e attore di varietà (Roma 1867-1938), diviso in quattro puntate, sarà trasmesso in aprile, regista Paolo Cavare, interprete principale Luigi Proietti, sceneggiatori Roberto Lericl e Drudi Demby. E stasera esordirà al Teatro Civico di La Spezia (diretto da Antonello Pischedda). per conto dello Stabile genovese, «Delirio alla Fregoli; regista Filippo Crivelli, protagonista Eros Pagni. Di fronte a un personaggio che ricompare in un momento d'incertezza e di una nuova ricerca d'identità per tutti, più che una asciutta biografia sembra valere il taglio interpretativo. La domanda vera e la seguente: chi era Fregoli? Era un attore come centomila altri o l'attore degli attori? Secondo Roberto Lerici. coautore dello sceneggiato in cui si ricostruiscono gli aspetti essenziali della sua storia, Fre. .,golL£un trasgressore per eccéllérizà;... «Diventò aftore contro tutti, in particolare contro la volontà del padre, un maggiordomo, che voleva fare di lui un impiegato delle Ferrovie dello Stato». Secondo Filippo Crivelli, che ha curato anche 11 testo dello spettacolo per lo Stabile di Genova, è il classico genio multiforme della scena, che porta fino alle estreme conseguenze la finzione teatrale: «£' una miniera, un'occasione straordinaria per organizzare un emblematico apologo sull'attore, cioè sulle sfaccettature di cui l'attore è o meglio dev'essere capace, dando fondo ad una frenetica, intensa ebbrezza recitativa'. "Fregoli era un giovane che stentava a trovare una sua strada. Fece l'orologiaio e non volle mal studiare. Amava la filodrammatica e l'illusionismo. Si dilettava a fare il baritono ma, sempre Due spettacoli ripropongono il grande attore del primo '900 L'Italia trasformista di Fregoli Il personaggio visto dai nuovi interpreti: Eros Pagni, che debutta stasera a La Spezia, Gigi Proietti, protagonista di uno sceneggiato alla tv in aprile. La testimonianza dell'attore Gino Mucci: «Ricordo la Fregolineide del 1912. Era un uomo eccezionale» in cerca di un'avventura o di un qualcosa che lo aiutasse a chiarirsi con se stesso, abbandonò le intenzioni artistiche e decise di andare volontario in Africa, a Massaua. Qui dal generale Baldissera ricevette il compito di organizzare trattenimenti per le truppe. Per 1 pochi mezzi a disposizione, per la mancanza di attori in grado di aiutarlo, per un naturale talento istrionico, adottò lo schema che doveva renderlo famoso in tutto il mondo: accollarsi tutte le parti sia maschili che femminili. Un successo clamoroso, che al ritorno in patria si ripetè in caffè-concerto e nei teatri. Cominciarono subito ad imitarlo, ma senza poterlo mai uguagliare. Da quel momento, Fregoli divenne un viaggiatore senza riposo, richiestissimo, finché nel 1931 (a clnquautaquattro anni) volle abbandonare l'attività. Resistette .quattro anni ancora. I suol guadagni, notevolissimi, erano stati dilapidati dalla sua noncuranza e soprattutto dalla «malafede» del suo amministratore. Diede la sua ultima rappresentazione in Sud America, quindi si ritirò a Viareggio per trascorrere appartato gli anni 'In quell'Italia, percorsa dai sensazionalismi delle esposizioni universali (io stesso mi esibii nel Padiglione delle Meraviglie nell'edizione del 1911 di una di quéste manifestazioni). Fregoli era una novità assoluta, fuori dal comune: era un attore brillante ma mai grottesco, passava da un ruolo all'altro con classe; con misura, senza strafare*, commenta Mucci, che ha aiutato gU sceneggiatori televisivi con consigli e informazioni inedite. Roberto Lerici, fra questi, conferma: «E' stato molto utile per noi ascoltare i pochi, pochissimi testimoni ancora in vita. Abbiamo anche sentito un vecchio macchinista che attualmente risiede ad Orvieto. Attraverso i colloqui e i documenti, abbiamo capito la profonda aderenza di Fregoli persino con le novità tecnologiche del suo tempo. Ad esemplo, abbiamo rintracciato dodici filmetti della durata di pochi minuti girati all'epoca dei lumière. Al di là di quanto hanno scritto studiosi e critici del teatro, ciò che colpisce in questo attore è la prontezza e la duttilità nello sfruttare i nuovi mezzi (il cinema, già fino alla scomparsa. mSra un uomo eccezionale, elegantissimo, pieno di spirito, spassoso. Attirava l'attenzione di tutti quando passeggiava con il suo bastone d'avorio in abiti impeccabili», cosi lo ricorda Gino Mucci, un anziano attore romano che lo vide per la prima volta al Teatro Adriano di Roma nel 1912 in *Fregolineide». Mucci si era avvicinato al mondo dello spettacolo come canzonettista in un locale dove il varietà si alternava ad incontri di lotta libera, posto dove oggi c'è la Galleria Colonna, nel centro della capitale. di cui il grande Fregoli fu fi creatore». Crivelli conferma: «C'é Pagni che recita, mentre alle sue spatte In un armadio disegnato da Emanuele Lussati escono gli abiti, gli oggetti, le suppellettili che servono a materializzare visivamente dò che Pagni sta interpretando: Allora, è l'armadio a simboleggiare Fregoli? Ri» sponde il regista: 'Esattamente. Almeno per ciò che riguarda la scelta fatta: rovesciare il fregolismo nel puro evento teatrale. Non ci potevamo mettere in concorrenza con la televisione e la sua possibilità dì narrare. La nostra è un'ipotesi forse più as tratta-ma. che si presta meglio a rendere il rapporto fra un attore e il suo mestiere: Chi ha ragione? Proietti e compagnia con un omaggio a uno degù ultimi campioni della Commedia dell'Arte, attratto dal cinema e oppresso da un padre maggiordomo? Oppure, Pagni e Crivelli con il loro armadio? L'unica cosa certa è che resisterà il vocabolo, sempre attuale, e cioè «fregolismo», distillato di una saggezza maturata dietro il sipario. Italo Moscati ricordato) con la tradizione della commedia dell'arte: Proletti, nel panni di Fregoli, si è trovato benissimo: «E' sempre stata anche una mia idea quella che l'attore deve e può mutare. La trasformazione è la componente più affascinante di questo mestiere, perciò sono stato contento di fare Fregoli. Il suo valore è pari ai più illustri esponenti della scena al<l'antica italiana, dalla Duse a Novelli: Eros Pagni si è trovato in una situazione diversa: impersonare non tanto Leopoldo Fregoli, dentro e fuori il palcoscenico, quanto dare corpo in maglioni e calzoni neri (quindi senza travestimenti) ad un «fregolismo mentale»: «17 regista Crivelli, considerando che la televisione trasmetterà lo sceneggiato, ha pensato bene di trovare una soluzione più specifica, più teatrale. Non mi trucco, non mi cambio d'abito, cerco di cucire Insieme pezzi dello stesso Fregoli ma anche di Brecht, Cadeau, Shakespeare, Pirandello, Campanile e di mostrare in questo modo come il teatro stesso si può identificare con la moltiplicazione