Compagni, l'amore vuole un po' dì dissenso

Compagni, l'amore vuole un po' dì dissenso ROMA — E' per caso, per moda o per necessità che i comunisti italiani ragionano tanto d'amore, tanto si appassionano a questo argomento sempre considerato marginale rispetto ai grandi temi del politico? Esce in questi giorni per gli Editori Riuniti, la casa editrice del partito, il libro di Letizia Paolozzi L'amore gli amori, centotrenta pagine fitte fitte di citazioni ma una sola di Marx, una, brevissima, di Gramsci: e poi giù con Stendhal, Virginia Woolf, San Tommaso, Freud, Adorno, Goethe, Cartesio, Guattari, Gertrude Stein, tutto un saltellare di testo in testo attingendo a curiose e inaspettate fonti che forse creano disturbo in chi vorrebbe trovare certezze sull'*amore dell'avvenire'. Ma il disturbo è, per l'autrice, positivo, tiene viva la tensione «lo scopo del libro è volontariamente mettere disordine» dice Letizia Paolozzi. «Disordine» capito?: non «rivoluzione». E chi si aspetta un manifesto della rivoluzione amorosa con imprimatur del pei, rimane deluso: niente rivoluzione, nemmeno quella «a due» postulata da Francesco Alberoni, ma qualcosa di più problematico, ambiguo: la affermazione, per esempio, che l'amore è cieco ma sta mettendosi gli occhiali e incomincia a assaporare il gusto della scelta. E ancora il riconoscimento che il sentimento d'amore ha diverse possibilità, può essere idealizzazione, eros puro, amore-ragione, passione, legame coniugale, desiderio e i comunisti mica devono optare per una forma o per l'altra, liberi di scegliere il proprio itinerario tra i tanti che il libro delinea accostando linguaggi diversi ma attenendosi alla regola del non più di tremila vocaboli, come vuole il linguista Tullio De Mauro che dirige la collana 'Libri di base' in cui appare questo libro della Paolozzi, sedicesimo titolo della serie. Con tremila vocaboli a disposizione si può spiegare tutto presto e bene, anche l'ineffabile, cioè indicibile, ingarbugliarsi di amorosi sensi? E ne trarranno giovamento i compagni e le compagne che in questi giorni scrivono a l'Unità le loro pene d'amore, ritrovandole pubblicate regolarmente, cosicché la tradizionalmente austera rubrica della corrispondenza è diventata una specie di •posta del cuore». Su l'Unità di domenica 23 febbraio un lungo articolo di Eugenio Manca approfondisce il tema della- Nelle sezioni comuniste si discute del rapporto tra sentimenti e politica e l'Unità ospita la «posta del cuore» I «ragionamenti amorosi» in 3000 parole di Letizia Paolozzi Nelle sezioni comuniste si discute del rapporto tra sentimenti e politica e l'Unità ospita la «posta del cuore» I «ragionamenti amorosi» in 3000 parole di Letizia Paolozzi Disegni di Alessandro Vannini (da «L'amore gli amori») Compagni, l'amore vuole un po' dì dissenso more: «E' un tema di cui si parla — scrive Manca — nel partito e fuori... Parliamone noi qui da compagni. E non ci imbarazzi se incespichiamo nelle parole, noi che non perdiamo una battuta facendo un comizio: o se per un momento arrossiremo, noi che non perdiamo la calma nel più turbolento dei cortei...». Remore, pudori, rossori; mai è apparso sul quotidiano del pei un articolo più denso di punti interrogativi, in cui il discorso procede per approssimazioni e con dichiarato imbarazzo perché la risposta ovvia che si vuole evitare è: «I comunisti sono fatti della stessa pasta di tutti gli altri». Eppure semplificherebbe molto il discorso questa constatazione, come lo semplificava la superba testarda convinzione di essere fatti di una -pasta diversa», o almeno il 'volerlo essere» degli anni duri (come chiamarli? stalinisti?) quelli di cui rinnova oggi il ricordo il film ungherese «Angy Vera»: una scuola di parti¬ totale semplicistica fiducia nel partito come centro unico di interessi, relazioni, lavoro, impegno, è ormai dato riscontrabile, da noi come in Ungheria, e le cause sono anche quelle che suggerisce Manuela, una delle compagne che partecipano al .ragionamento amoroso» del pei. «Troppe cose sono successe: il femminismo, il personale che è politico, la politica nostra che si fa più laica...». Nel libro di Letizia Paolozzi, femminista .storica» ex compagna di Nanni Balestrini, moglie di Aldo Tortorella che è il responsabile culturale del pei, iscritta al partito da sei anni, la risposta a questo quesito è tra le righe conclusive, più sottile e, se vogliamo, .eretica». Quei comportamenti e quei codici erano ispirati al principio del bene assoluto, al fare il bene dell'altro per forza, scambiando volutamente il verbo .amare» con .benificare». Ma cos'è il bene che l'altro non vuole? «L'amore — scrive la Paolozzi — riconosce l'altro e non pretende di cambiarlo dominandolo». Ma allora, come la mettiamo con il «conoscere il mondo e trasformarlo» visto che nei rapporti interpersonali basati sul sentimento d'amore tutto può restare immutato? Come può l'amore lavorare a una politica di trasformazione? Ci vuole uno sforzo enorme di ricerca e di invenzione, dice la Paolozzi, e il rapporto tra individui, rivalutato, potrebbe innervare una nuova moralità nella politica che dall'amore può trarre stimolo e spinta altrimenti è pura tecnica dell'amministrazione. •Se si toglie questo sentimento — sottolinea la Paolozzi — non si capisce nemmeno perché si debbano cambiare le cose». Ecco, l'amore: non «sono tre parole» come dice una vecchia canzone, ma nemmeno tremila. Tremila però bastano a creare disordine e a far rimpiangere, agli amanti dell'ordine di destra o sinistra, le belle epoche in cui vigevano codici redatti dalle dame delle .corti d'amore» medioevali e dai burocrati di partito. Renata Pisu to nell'immediato dopoguerra, una storia d'amore vissuta e subito rinnegata per un desiderio di purezza assoluta, di 'darsi tutta al partito» in un abbraccio altro che totalizzante. Spiega il film ungherese la titubanza a ragionare d'amore de l'Unità, ovvero il virgineo approccio al tema di comunisti nostrani che si chiedono se esiste in campo amoroso un codice di comportamento che tragga le sue regole dalla militanza? In parte si, visto che nell'articolo di Manca si ricordano gli Anni Cinquanta come un'epoca in cui poteva accadere che un comunista .infedele» (alla moglie, non al partito: ma faceva differenza?) venisse censurato dai probiviri di sezione. E visto anche che quella sorta di autocoscienza in cui si impegna dilaniandosi la protagonista del film ungherese veniva praticata anche nelle scuole di partito italiane, come dice l'Unità. Che sia stata scossa la

Luoghi citati: Roma, Ungheria