C'è un narratore tra sciamani yoga e alchimia

C'è un narratore tra sciamani yoga e alchimia Le sue opere in Italia C'è un narratore tra sciamani yoga e alchimia ELIADE ama paragonare la sua opera a un labirinto, una prova tortuosa che prelude al centro. Ma l'opera di Eliade non ha un centro. Come la sua vita, è diffusa a macchia in zone disparate: c'è lo storico del folklore e delle fenomenologie religiose, il romanziere lussureggiante e onirico, il memorialista accurato, che' inventaria fatti e incontri come altrettanta materia etnologica. E anche se non è tecnicamente filosofica, ' la sua opera ha però contribuito ad attivare alcune situazioni di indubbia portata filosofica, soprattutto consi¬ derando il gruppo di saggi tra i Cinquanta e i Settanta. Proprio a metà secolo, lo Sciamanismo e le tecniche dlell'estasi (ed. Mediterranee, 1974) condensava una materia destinata a diventare uno dei temi più caldi della caccia al sacro. Lo sciamano perlustrato nelle sue acrobazie tra veglia, sogno e trance profonda, la sua follia lucida e l'uso consapevole dell'energia psichica, innescava per le nuove generazioni una sorta di assunzio¬ ne mimetica del ruolo, inventando il mito dello sciamano «fatto in casa», con l'aiuto di funghi e mescalina. Poco dopo, lo Yoga.. Immortalità e'liberta (Rizzoli 1973) segnava un altro centro al bersaglio iniziatico. Perché delle tante e impeccabili ricognizioni sullo Yoga dell'India, quella di Eliade è stata una delle più apprezzate? Forse perché semplifica l'argomento e accattiva il lettore, gli fa immaginare che sia una sapienza accessi¬ bile, e ne ha in cambio riconoscenza. Dal Mito dell'eterno ritorno (Boria 1949) a Arti del metallo e alchimia (Boringhieri 1980), attraverso il Trattato di storia delle religioni (Boringhieri 1954), la Nascita mistica (Morcelliana 1974), e Mefistofele e l'androgine (Mediterranee '71). Eliade anticipava con intuito tempestivo alcuni dei temi che avrebbero furoreggiato negli anni avvenire: l'androgino incombente, l'alchimia rivisitata, il tempo-serpente che si mangia la coda. Frattanto, tra Bucarest, Calcutta, Lisbona, Parigi e Chicago, si sgranavano gli incontri annotati nel Giornale con studiosi e artisti che hanno segnato la cultura del '900. Tra i tanti italiani: Papini, Macchioro, Pettazzoni, De Martino (col quale intrecciò il dialogo importantissimo sulla realtà dei poteri magici, apparso nei Cinquanta su 'La Tour Saint-Jacques»), Salvatorelli. Tucci, Silone, Praz: e poi Jung, Scholem, Come, Borges, Laurette Séjourné, che lo immetteva nella foresta dei geroglifici pre-colombiani; etra gli accademici nordamericani, Norman O. Brown, che ìo invita a Rochester l'anno in cui, in piena possessione freudiana, teneva un corso su 'Gli archetipi e la cultura». L'opera narrativa meriterebbe un'indagine a parte: dall'acerba e turgida quasibiografia della Nuit bengali al Vecchio e il funzionario (Jaca book, 1978), impeccabile metafora delle insidie di regime. Il secondo volume della Storia delle credenze e delle idee religiose, uscito di recente da Sansoni, contiene ■ una vasta materia di documentazione sia sulle grandi religioni dell'Asia, dalla Cina neolitica all'India prebuddista e buddista, sia su momenti essenziali della religiosità occidentale, attraverso le aintesi giudaica, pagana, gnostica, cristiana Grazia Marchiano Madel Maschera lignea del Gabon