Per capire la vita immergetevi nel fiume Alfeo di Giovanni Bogliolo
Per capire la vita immergetevi nel fiume Alfeo Caillois surrealista Per capire la vita immergetevi nel fiume Alfeo ANCHE se André Breton. con una di quelle formule lapidarie che sapeva imporre come sentenze irrevocabili, lo aveva definito «la nostra bussola mentale». Roger Caillois è sempre apparso piuttosto come una mente labirintica, più adatta a comunicare la vertigine della molti"plicazione delle prospettive e l'angoscia dell'inattingibilità del sapere che non ad indicare il percorso, per quanto tortuoso, di una qualunque conoscenza. L'impressione nasceva anzitutto dalla straordinaria dispersione degli interessi, così molteplici e inconciliabili da disegnare la mappa di un irrequieto vagabondaggio intellettuale: la poesia e l'entomologia, la mineralogia e il fantastico, la matematica e la storia delle religioni, la sociologia e il mito si alternavano in libri di estremo rigore e nitore, di volta in volta decisivi per lo sviluppo di ciascuna di queste discipline. Ancora più insanabile contrasto creavano poi le due tensioni che Caillois portava nella varietà enciclopedica di studi che in comune avevano soltanto • un carattere un po'ambiguo, almeno periferico rispetto alle norme in onore»: da un lato, una naturale condiscendenza per la deriva fantastica, per il paradosso illuminante, per il gioco sottile delle congetture spericolate e delle dimostrazioni per assurdo: dall'altro il bisogno di ricondurre tutto, anche le più libere manifestazioni del sogno o della poesia, ad un rigoroso spirito di sistema, di inserire l'inesauribile campionario di eccezioni che l'esperienza propone nell'aurea misura di un «universo quadrettato» che le coordini e le giustifichi. Di queste due tensioni la vita dello studioso sembrava d'altronde una esemplare illustrazione: professore di grammatica e adepto del Surrealismo, viaggiatore infaticabile ed erudito enciclopedico, scopritore della moderna letteratura dell'America Latina (Borges ha sempre sostenuto di essere «un'invenzione di Roger Caillois») e lettore diffidente di romanzi, ammiratore di Saint-John Perse e denunciatore delle «imposture della poesia», vagheggiatore di un mondo che ignorasse la scrittura e alto funzionario dell'Unesco. inguaribile iconoclasta e insieme accademico di Francia... Su quale delle tante direzioni che le imponeva la tempesta ma¬ gnetica della sua intelligenza avremmo mai potuto orientare la nostra bussola mentale? Proprio alla vigilia della morte però, in uno di quei libri straordinari che subito s'impongono come testamenti spirituali. Caillois ci ha rivelato l'intima coesione della sua molteplice ricerca e ci ha consegnato il filo d'Arianna che gli ha permesso di non smarrirsi nel labirinto della sua esistenza interiore. Non è stata una rivelazione gradevole: visto a ritroso, tutto il monumentale complesso dei suoi studi e delle sue ricerche gli appare «come una gigantesca parentesi, che ho lasciato rinchiudersi sopra di me. che è durata tutta la mia inta e alla quale appartengono quasi tutti i miei libri», una trappola mortale nella quale è caduto da bambino, quando alle cose ha cominciato a sostituire le parole, quando ha scoperto il potere — classificatorio ed evocatorio — che le seconde hanno sulle pri¬ me. Unica, intermittente, ma decisiva salvezza dalla dispersione e dall'obnubilazione, le pietre, «situate all'estremo del silenzio, poste agli antipodi dell'uomo e del pensiero». Per rappresentare questo suo disincantato bilancio, lo studioso ricorre ad un mito gentile, quello del fiume Alfeo che, per inseguire la ninfa Aretusa. si getta nel mare ad Olimpia e riemerge incontaminato in Sicilia, ad Ortigia. dove lo attende, in perfetta simmetria, un percorso dalla foce al finale annullamento in una «sorgente inversa, che asciuga come una spugna». Anche lo scrittore riemerge indenne dal mare della cultura e. chiusa definitivamente la «parentesi», percorre un itinerario simmetrico a quello della sua infanzia, non già per inseguire il miraggio di una musa, ma per ricongiungersi a quella pietra che, in tutte le suggestive reduplicazioni che gli ha fatto trovare nel suo cammino, gli è valsa come ancoraggio alla concretezza e monito costante contro le false ebbrezze del pensiero umano, consentendogli di concepire una sorta di teologia negativa di quella cultura che pure ha continuato a praticare in tutte le sue forme. Giovanni Bogliolo Roger Caillois. Il fiume Alfeo, traduzione di Maria Andronico, Sellerie XIX-178 pagine, 7000 lire.
Persone citate: André Breton, Borges, Caillois, Maria Andronico, Roger Caillois
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