C'è un bambino che si perde in un quadro di Bosch

C'è un bambino che si perde in un quadro di Bosch Kosinsky: «L'uccello dipinto» C'è un bambino che si perde in un quadro di Bosch EUROPA Orientale (Polonia?), 1939. Un bambino di sei anni, affidato a degli estranei dai genitori antinazisti per sottrarlo a eventuali persecuzioni, finisce abbandonato a se stesso, e per tutto il periodo della guerra rimbalza da una sistemazione precaria all'altra, nella vasta e infida campagna popolata da contadini superstiziosi, ignoranti, e diffidenti, loro biondi, del suo colorito scuro. All'inizio il bambino è stato raccolto da una vecchia molto sporca e primitiva. Costei muore, e nel tentativo di capire cosa è accaduto, il bambino dà fuoco alla capanna, e fugge. Lo raccoglie una seconda vecchia, mezza strega mezza mammana, che lo compra dall'uomo che lo ha trovato. In seguito il bambino cambia una quantità di padroni, vagando da un villaggio all'altro. Passa del tempo da un mugnaio geloso, che cava gli occhi (con un cucchiaio) al presunto amante della moglie; si ferma da un pazzoide che ama catturare un uccello, dipingerlo a colori strani e quindi liberarlo per vedere lo stormo massacrare a colpi di becco ['«estraneo». Questo pazzoide ama una donna generosa delle sue grazie, che le comari del villaggio linciano introdu- cendole una bottiglia piena di escrementi nella vagina. Più avanti il bambino si libera di un ladrone malvagio facendolo precipitare in un bunker pieno fino all'orlo di topi digiuni, che lo divorano in pochi attimi; quindi assiste a vari episodi di crudeltà dei contadini, fra cui un assassinio, e la cattura di ebrei fuggiti dai vagoni piombati, che vengono violentati se' donne, derubati e quindi consegnati ai tedeschi se uomini; sopporta torture dal servo di un prete dov'è finito (appeso per le mani a un trave, con sotto un cane famelico); scambiato per uno zingaro, è tuffato in un pozzo nero, e perde la favella; vede una donna accoppiarsi con un caprone; fugge in pattini sul ghiaccio e prima di essere sopraffatto da contadinelli e gettato nell'acqua gelida ne accoppa un paio scalciando coi piedi calzati di lame; si trova in mezzo a un'orgia di stupri e uccisioni sugli abitanti di un paese da parte dei calmucchi (disertori dell'Armata Rossa), specialisti fra l'altro nel violentare le donne stando a cavallo. A questo punto però arrivano i russi, i calmucchi sono suppliziati, e il bambino viene raccolto, curato ed educato, o meglio indottrinato. La guerra finisce e i genitori lo ritrovano. Anni dopo, in ospedale dopo un incidente di sci, recupera improvvisamente la parola. Uscito in inglese nel 1965, questo angoscioso incubo dovuto alla penna di un polacco coetaneo del protagonista, e da poco esule negli Stati Uniti, colpì per l'intensità e la lucidità della sua visione, che fece parlare di Bosch. Rileggendolo oggi in una versione un po' modificata e a tanti anni di distanza, dopo aver ascoltato descrizioni di innumerevoli altre atrocità e sadismi (e non solo nei libri) — e rileggendolo alla luce della successiva carriera di Kosinsky, che si è imposto come scrittore vario e originale, senza affatto vivere di rendita su questo primo e clamoroso shocker L'uccello dipinto assume connotati meno chiassosi e più lirici. Pur non avendo conservata intatta tutta la sua carica aggressiva, sconvolgente, insomma, pur non sembrando più sempre sorretto dalla stessa capacità visionaria nella proposta di variazioni sul tema dell'orrore, il libro continua ad avvincere; la brutalità che lo percorre da un capo all'altro ha qualcosa, ora, del rito di purificazione, dell'esorcismo libera- torio Masolino d'Amico Jerzy Kosinsky, L'uccello dipinto, traduzione di Bruno Oddera, Longanesi, 230 pagine, 9000 lire.

Persone citate: Bosch Europa Orientale, Bruno Oddera, Longanesi, Masolino D'amico Jerzy

Luoghi citati: Polonia, Stati Uniti