Bentornato, caro Jeeves di Lietta Tornabuoni

Bentornato, caro Jeeves Bentornato, caro Jeeves NOI siamo come bambini piccoli, spaven tati dal buio, e Jeeves è l'accorta bambinaia che ci conduce per mano», dice un amico invidioso a Bertie Wooster, giovanotto ricco, ozioso, stordito e simpatico, fortunato padrone del mitico domestico. Nata nel 1919, la strana coppia giovane signore-cameriere personale resta forse la creazione più perfetta di quell'assoluta futilità che rende ancora oggi leggibili con divertimento i libri di Wodehouse: ma Jeeves è molto più d'una governante. E'padre competente, angelo custode efficiente, consigliere onnisciente e onnipotente. Un'entità protettiva e provvidenziale, però dipendente: l'ideale, il massimo. Di nome, Jeeves si chiama Reginald, Reggie per chi è abbastanza indiscrieto da rivolgerglisi con un nomignolo. E' alto, calmo, ha 'la silenziosa compostezza d'una rana imbalsamata», ama la pesca e le corse dei cavalli (vince), fuma e sa scrivere a macchina. Ha tre zie, un prestigioso zio maggiordomo, una nipote vivace, una propria imprecisa e decorosa vita sentimentale, una naturale inimicizia per il matrimonio. E' socio del Club Ganimede, circolo per camerieri personali che è una nobile parodia di ogni esclusivo club inglese. Non sorride spesso.'fluttua silenzioso da un punto all'altro», segnala la propria presenza con delicati colpetti di tosse. Si esprime con corretta proprietà: «E" difficile rischiare una congettura, signore».orioita alle porte: «Devo confessare che ho afferrato i punti essenziali della conversazione, signore». Ama i viaggi: «Preparo subito i bagagli, signore». Compare senza richiami appena necessario: «Desiderava vedermi, signore?». E' laborista come si deve, ma snob: «L'elemento socialmente inferiore affollava l'aula, signore». Accoglie con riservata dignità i ringraziamenti (e le forti mance) per le straordinarie imprese compiute: «E' stato un piacere, signore». Ha le più alte virtù pratiche del domestico, specie quella di saper preparare una bevanda risolutiva per il mattino dopo la sbornia, e non è privo di difetti: nella convivenza della strana coppia virile, porta un'autoritaria petulanza, il ricatto della non-collaborazione quando viene contraddetto, l'ostinazione in certi progetti non condivisi dal padrone, l'imposizione di regole morali inviolabili: «Non ci sono momenti in cui le cravatte non siano importanti, signore». Ha virtù intellettuali ignote a Bertie Wooster come a tanti componenti le 'Classi alte» o la Famiglia Reale inglesi: è intelligente, e non è ignorante. Cita Omero Burke, cita Orazio e Lucrezio in latino, legge Spinoza; sa che ad esclamare 'Eureka!» fu Archimede e non, come crede il suo padrone, Shakespeare; s'intende di psicologia e socialismo, si preoccupa per l'esplosione demografica e per vani altri problemi sociali; usa parole come 'euforia», misteriose per Wooster sempre colto di sorpresa da ogni modesta erudizione: «Giaufrè Rudel? Temo di non averlo conosciuto. Amico vostro?». Erede d'una grande tradizione letteraria dTservi più furbi dei padroni e antenato di Threepio, il capacissimo stizzoso servo-robot di Guerre stellari, J'untortórtco Jeeves di Wodehouse, in coppia con Bertie Wooster, ha la persistenza dei simboli di stile. Spassoso per sempre, rassicurante nel rispetto idolatra della forma, resta magari immagine esemplare della saldezza dei ruoli smentita dall'interno, della gerarchia contraddetta dall intelligenza e conoscenza del mondo. Lietta Tornabuoni

Persone citate: Bertie Wooster, Omero Burke, Rudel, Shakespeare, Spinoza