L'America non farà miracoli

L'America non farà miracoli ANALISI CONGIUNTURALE DELLE ECONOMIE FORTI L'America non farà miracoli Si aspettano le mosse di Reagan, ma l'Europa sbaglierebbe se si attendesse troppo dagli Usa - Il marco subisce l'assalto del dollaro - Il franco è saldo, ma i risultati dell'economia francese sono mediocri e cresce la disoccupazione - In Gran Bretagna diminuisce la competitività delle imprese - Il disavanzo commerciale ipoteca lo sviluppo in Italia Questo studio mensile, realizzato da una «équipe» di esperti di analisi congiunturali con la collaborazione della Cégos-Economie, presenta un panorama comparato delle gestioni a brève termine di quattro Paesi (Germania Occidentale, Francia, Gran Bretagna e Italia) e della situazione economica negli Stati Uniti e nel Giappone. «Alla base del muro si vede il muratore». E' quello che devono dirsi molti americani, adesso che dal 20 gennaio è diventato presidente Ronald Reagan, il quale in un'intervista al Wall Street Journal, aveva insistito chiaramente sulla necessità di un profondo cambiamento: « Occorre mettere un termine al recente periodo di pessimismo, di stagnazione, di regolamentazioni e di imposte eccessive*. Ecco dunque arrivato il momento del confronto delle idee e delle promesse elettorali con la dura realtà, quella delle misure concrete, e particolarmente della loro incidenza sui tassi di interesse e sul dollaro, i cui alti livelli pesano sulle politiche economiche dei nostri quattro grandi Paesi europei. L'azione del nuovo presidente non sembra facile. In contrasto con l'ottimismo degli imprenditori che puntano sulla riuscita della nuova amministrazione, di cui apprezzano il linguaggio, la situazione è seria. Uno dei giovani collaboratori più focosi e brillanti di Reagan, David Stockman, ministro del Bilancio, ha addirittura parlato di una «Dunquerque economica» e propone un piano urgente che permetterebbe di prendere radicali misure. Gli altri membri del trust dei cervelli, i più anziani e sperimentati, quali Donald Regan — l'ex presidente della Merill Lunch, promosso segretario al Tesoro — e Arthur Burns, non sono di questo avviso, perché temono di scatenare un panico che complicherebbe pericolosamente il loro compito. Progressività e continuità sembrano essere le parole chiave della strategia che essi preconizzano, e che deve contrastare con i febbrili va e vieni di Carter. E' già un netto progresso. Nessun miracolo, ma un'azione coerente e prudente di fronte ai problemi. Per esempio, quello posto dalla Chrysler mette alla prova la loro politica di rigorosa gestione, e numerosi osservatori lo considerano un test. Ma è soprattutto il problema della finanza pubblica a essere temibile per il conseguimento degli obiettivi e delle promesse elettorali dell'equipe di Reagan. Il Conference Board ha sottolineato che per l'esercizio 1981-82 bisogna aspettarsi un disavanzo di 60 miliardi di dollari, deficit più difficilmente comprimibile del previsto, tanto più se bisogna anche compensare le progettate riduzioni fiscali. Già si parla di rinviare queste ultime ad agosto. Il Tesoro continuerà dunque a pesare sul mercato dei capitali, e Volcker, il guardiano del dollaro, conserverà tassi elevati. Cosa che spingerà in alto la moneta americana. Il risultato è che i nostri quattro grandi Paesi europei non devono sperare nei prossimi mesi in venti favorevoli provenienti da oltre Atlantico che dovrebbero sospingerli e ridurrebbero i loro sforzi. Ciò è soprattutto vero per la Germania federale, che continua a trovarsi in una situazione paradossale e particolarmente scomoda. I suoi tassi di interesse sono troppo deboli per attirare capitali (più sensibili alle remunerazioni immediate offerte dal dollaro che a considerazioni economiche), pur essendo al¬ ti in rapporto all'inflazione tedesca. Le autorità monetarie tedesche sono dunque condannate allo statu quo, con il dispiacere di un marco debole che rischia di rilanciare i prezzi, cosa che adesso le preoccupa più delle attività, la cui flessione, come indica il nostro grafico, sembra essersi fermata. Per Helmut Geiger, presidente della Federazione delle Casse di Risparmio, -la situazione attuale non giustifica il termine recessione, dal momento che le attività di investimento sono ancora molto fortu. La garanzia di adattamento deve dunque permettere alla Germania di tornare a essere un Paese -forte» e di raggiungere il Giappone. Ma la razionalizzazione aumenterà quest'anno la disoccupazione, che secondo le previsioni ufficiali supererà largamente il milione di unità, e non potrà essere frenata che da un'accresciuta disciplina dei salari. La conseguenza delle scelte americane non si presenta uguale alla Francia, che beneficia di una situazione finanziaria relativamente buona. I tassi di interesse sono sufficienti per attirare capitali (salvo riflussi pre-elettorali), c gli elevati tassi americani disturbano meno. Tuttavia, per contrasto, i risultati economici sono mediocri, se non cattivi. Contrariamente a quanto amano sottolineare le autorità francesi,. quando li annunciano, non bisogna cercare anzitutto i «colpevoli» all'estero, ma nella stessa Francia: sono i costi di produzione, tanto più elevati quanto più il franco è «forte», e che accelerano il deterioramento della competitività, a spiegare la debolezza delle esportazioni, l'impennata delle importazioni, la flessione dell'attività e l'aggravamento della disoccupazione, probabilmente più importante di quanto non indichino le cifre ufficiali. Nei suoi ultimi interventi in vista delle elezioni presidenziali, il primo ministro Raymond Barre, tracciando con un po' di amarezza il bilancio del suo lavoro, ammette di non aver messo sufficiente rigore nell'infrangere le tendenze inflazionistiche, per non aumentare la disoccupazione. Purtroppo, ciò porta adesso a un numero di disoccupati ancora più alto. Francois Ceyrac. presidente del Cnpf (la Confindustria francese), pur deplorando questo fatto giudica positivo il bilancio governativo e pensa che l'industria francese può accettare la sfida della competitività. E' però vero che l'esercizio del rigore è talvolta pericoloso e può innescare effetti inattesi quando è spinto troppo in fretta e troppo lontano. E' quanto dimostra l'esempio della Gran Bretagna e della politica della signora Thatcher. In questo caso, dollaro e tassi di interesse americani non giocano che un ruolo limitato in rapporto alle scelte interne di austerità che chiudono sempre di più il Paese in un circolo vizioso: gli attesi risultati (con l'eccezione dei prezzi e dell'equilibrio verso l'estero) si al¬ lontanano in ragione diretta all'accanimento posto dal governo nel raggiungerli. Cosi le ultime cifre pubblicate indicano che il tetto iniziale di 8,5 miliardi di sterline per il debito pubblico — che era già stato una prima volta considerevolmente aumentato — dovrebbe essere ancora superato. Allo stesso modo risulta dai dati sulle entrate 1980 che a fare le spese della crisi sono state le imprese, piuttosto che non i salari, contrariamente alla strategia governativa (a questo è pervenuto in Francia Barre). In queste condizioni, diventano difficili il risanamento del bilancio, che deve essere presentato in marzo, e quello dei conti economici delle imprese. Secondo uno studio della Banca d'Inghilterra, la competitività di queste ultime si è fortemente ridotta. Una situazione mascherata dalla bilancia commerciale eccedentaria grazie al petrolio, certamente, ma anche allo sforzo accanito degli industriali per riuscire a vendere a qualsiasi prezzo all'estero quello che non riescono a smaltire su un mercato domestico in flessione. Da qui una disoccupazione che aumenta pericolosamente. Per l'Italia, al pari della Gran Bretagna, i nuovi orientamenti americani che vengono proposti con insistenza dallo staff del presidente Reagan avranno minor peso delle scelte e delle misure interne. TI problema chiave è in questo Paese l'enorme disavanzo degli scambi, che supera nettamente quanto comportano le sole spese per il petrolio: è la conseguenza di una eccessiva attività nei mesi passati e di una grave perdita di competitività per effetto dell'esplosione dei costi (ad eccezione delle imprese dell'«economia sommersa» che sfuggono ai carichi fiscali e sociali). Anche se con il marasma attuale questo disavanzo si è un po' attenuato in novembre, esso risulta nel 1980 dieci volte maggiore che nell'anno precedente. Sottolineando questa situazione, il ministro del Commercio Estero, Enrico Manca, ha annunciato la convocazione di una conferenza nazionale incaricata di definire le misure necessarie. D'altro canto, benché le riserve di valuta, come ha ricordato Rinaldo Ossola, siano ancora considerevoli, il governo ha in progetto per il 1981-1983 di chiedere all'estero importanti prestiti. Tutto ciò non impedirà all'Italia di dover prendere, presto o tardi, la difficile strada della compressione dei costi. Allo stesso modo degli altri tre grandi Paesi europei e degli Stati Uniti con la loro nuova politica. Maurice Bommensath PREZZI LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 % 9 OCCUPAZIONE 74 6-i 4 4 H4.. 1 4_Uh ' Francia • il i ili i i I Germania 1 1 1 1 LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 % 115- SCAMBI 65- TTT T—r—.—i—p—I—p Germania fi 1 «retai tretagnaj i i 4-4- LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 SVILUPPO H3 Germania Francia *'■■* '' ' <■ ] 1 ' } LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 QUALITÀ' DELLO SVILUPPO PREZZI — Indice dei prezzi al consume (dati su base Ocse). Scarti In rapporto alla media dei quattro Paesi. Fra novembre e dicembre l'inflazione media dei quattro Paesi europei ha continuato ad aumentare: dal 10,8 all'11,6%. Questo incremento è dovuto alla Germania, il cui tasso dei prezzi è passato dal 3 al 5,5%, mentre è rimasto dell'11% in Francia, dell'8% in Gran Bretagna e del 11% in Italia. Ricordiamo che queste cifre sono calcolate sugli ultimi tre mesi. Valutati su 12 mesi risultano del 5,5% in Germania, del 13,6 in Francia, del 15,1 in Gran Bretagna e del 21,2 in Italia. CONTINUITÀ' DELLO SVILUPPO SCAMBI CON L'ESTESO —Tasso di copertura delle esportazioni (Fob) sulle importazioni (Cif ). (Dati su base Ocse). Fra ottobre e novembre il tasso di copertura, corretto delle variazioni stagionali, è rimasto stabile al 102% in Germania ed è migliorato dal 67 all'80% In Italia. Fra novembre e dicembre questo tasso è ridisceso dal 107 al 102% in Gran Bretagna ed è un po' migliorato in Francia: dall'85 all'87%. QUALITÀ' DELLO SVILUPPO - OCCUPAZIONE — Disoccupati iscritti a domande di lavoro non soddisfatte in percentuale sulla popolazione attiva (dati su base O :se ). Fra novembre e dicembre il tasso di disoccupazione, corretto delle variazioni stagionali, è aumentato molto fortemente in Gran Bretagna (daU'8,30 all'8,75%), e sensibilmente anche in Francia (dal 6,85 al 7,05%) e in Germania (dal 4,30 al 4,55%). Per contro, fra 11 secondo e il terzo trimestre è diminuito in Italia, passando dal 7,95 al 7,6%. TASSO DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE — Indice deUa produzione industriale, esclusa l'edilizia (dati su base Ocse). 'Tasso di sviluppo trimestrale di ciascun Paese (espresso su base annuale). Calcolato su settembre, ottobre e novembre comparati ai tre mesi precedenti, la produzione industriale ha smesso di diminuire in Germania (0%), ma ha continuato a decrescere in Italia (—6%), in Francia (—8%) e soprattutto in Gran Bretagna (—12%). Stati Uniti: situazione comparata e incidenze (note e calcoli confrontabili) Sorprendentemanle, I'attlvlta restate ancora all'aumonto rf ;l tastl di Interesse. In + dicembre la produzione Industrials a ulteriormsnts aumentata dell'1%. Tuttavla, CHESCITA nsl conto dello stesso mass Is vsndlts al dettagllo sono dlmlnulte dell'1,3% p«r t * * ettetto della flassione dello vsndlts dl automoblll. || rlalzo del prezzl sll'lngrosso — calcolall su trs mssl e rlportall In lasso annuala PREZZI — si 6 accelerate passando dal 4,9% dl novembre all'6,3 dl dicembre, mantra (— —) quelll al doltagllo sono salitl nsllo stssso arco dl tempo dal 12,7 al 73,1 per cento. II tasso dl disoccupazlone In rspporto alia popolazione attlva, chs In ottobre era OI80CCU- dei jfi%, e ridisceso al 7,5 in novembre s si 7,4 In dicembre. Tuttavla II numero PAZIONE ( ) dsgll occupatl comlncla a dscrescsre. II disavanzo commerclsls, chs era leggermento pegglorato da 1,66 miliar dl dl — dollar! In settembre a 134 In ottobre, nsf mess successlvo e ritomato a 1,64 8CAMBI mlllardl. per eltetto dl una nstta dimlnuzlone dello Importazionl di automoblll a dl ' ' petrolio. INCIDtNZA MONETARIA L'allentamento dsl tassl amerlcanl, che avava latto scsndsrs II prims rata dal E HNANZIARIA livedo record dsl 21,5 per cento al 20 a psrsino al 19 per cento, e rlmesso In HI (MAN METAONA, discussions dal colpo dl trano dato dalle autorlta monetarle. QERMANIA, FRANCiA E ITALIA • La situazione in Giappone rnrsriT* + La produzione industrial e dlmlnulta In novembre dell'1,1%, ma sugll ultimi trs eouM* ( + ) mssl rlmane In cresclts.eal 2,3% aldisopra del livedo 1979. . — Per sffstto dsll'aumento dello yen, 1 prezzl sll'lngrosso colcolaU su ottobre, noPREZZI ^ ^ vsmbre e dicembre e rlportatl su tasso annusls, sono dlmlnuitl dsl 3%. . || tasso dl disoccupazlone in rapporto alia popolazione attlva e corretto dalle DISOCCU- + varlazlonl staglonsli, a stato In novembre del 2,3%. PAZ,ONE ( + y Nou| |, la5S0 giapponess e sottovslutsto rispstto al tassl amerlcano ed europel. + La bUancIa commercials, calcolata Fob-Cll s corrstta dalle variazloni stsglonsli, SCAMBI i \ che In ottobre era dellcltarla per 546 mlllonl dl dollarl, e ritomata attlva dl 292 I ' mlllonl In novembre a di 1460 mlllonl in dicembre.