Tasse: nessun dubbio è un'altra stangata

Tasse: nessun dubbio è un'altra stangata Quanto dovremo pagare al fisco nel 1981 Tasse: nessun dubbio è un'altra stangata Le tabelle delle Finanze cercano invece di convincerci che sborseremo meno soldi dello scorso anno - Ma nell'insieme il carico tributario è appesantito di molto La «campagna delle tabelle», lanciata dal ministro delle Finanze per convincerci che la grande maggioranza dei lavoratori dipendenti pagherà nel 1981 meno imposte sui propri redditi, nonostante l'addizionale pro-terremotati, è quanto di meglio poteva fare un'agenzia pubblicitaria specializza-' ta. Intendiamoci, un'agenzia specializzata dev'essere seria, quindi credibile nelle cifre che comunica e negli «slogans» che usa. Anche sulla verità delle tabelle ministeriali, quindi, non c'è ombra di dubbio. Tanto che il lettore-contribuente si domanda: com'è possibile che il governo diminuisca le imposte proprio nell'anno in cui ha più bisogno di fondi per soccorrere i terremotati? E' a questo punto che il dubbio s'insinua. In realtà, se le tabelle sono ineccepibili, manca il quadro d'insieme delle entrate fiscali previste quest'anno, in confronto all'anno scorso. Se questo quadro ci fosse, probabilmente si vedrebbe che il carico tributario non sarà alleggerito, ma appesantito. Solo che l'aumento sarà mitigato, più contenuto che negli ultimi anni, durante i quali il prelievo è andato avanti a balzi di canguro, soprattutto per effetto dell'inflazione e dell'automatica scalata delle aliquote fiscali da una fascia di reddito a quelle superiori. Il 1980 è stato, a questo proposito, un anno da record olimpico, con un fatturato dell'azienda Fisco superiore di oltre il 36 per cento a quello del 1979, e quasi esattamente doppio del fatturato di appena tre anni prima: circa 71 mila miliardi contro meno di 36 mila. Un aumento ben superiore alla corsa dell'inflazione e alla crescita dei redditi, degli affari e dei patrimoni soggetti a imposta, anche tenuto conto dei recenti successi nella lotta all'evasione. Senza dimenticare, ovviamente, i contributi sociali, anch'essi quasi raddoppiati in un triennio, da 26 mila ad almeno 50 mila miliardi, e che hanno concorso a portare il nostro prelievo fiscale a livelli europei, — intorno al 40 per cento del prodotto nazionale — benché il reddito per abitante non lo sia ancora. Soprattutto per l'Irpef i «successi» del fisco sono stati notevoli, con aumenti del 30-40 per cento annuo, fino al 45 per cento dell'anno scorso (che, in verità, si «riduce» al 41,5 se si calcolano i maggiori anticipi d'imposta). Cosi, a causa dell'effetto inflazione, e per il ritardo delle opportune revisioni delle aliquote, si sono scaricate «sui redditi dei poveri le imposte dei ricchi', come scrivevamo su queste colonne fin dal gennaio 1975, con un po' di licenza polemica. A questi redditi, già super-tassati, si aggiunge quest'anno l'addizionale del 5 per cento, di cui sembra difficile negare la necessità per la ricostruzione delle zone terremotate. Contemporaneamente, almeno si. spera, ci sarà la revisione delle aliquote Irpef, e i due effetti combinati — dicono le tabelle — dovrebbero assicurare un risparmio fiscale ai lavoratori dipendenti, in proporzione ai redditi e ai carichi familiari. Si dimentica, però, che dall'anno scorso a quest'anno l'effetto inflazione ha gonfiato e gonfierà artificialmente i redditi, portandoli a scaglioni superiori, soggetti ad aliquote Irpef crescenti, sempre più sproporzionate al valore reale di quei redditi. Si dimentica, inoltre, che l'addizionale del 5 per cento va calcolata su tutte le imposte dirette, non solo sull'Irpef. E. se vogliamo parlare di «famiglia tipo», allora occorre calcolare anche la maggiorazione delriior e dell'imposta su quel risparmio depositato in banca che la famiglia-tipo italiana oggi possiede e che viene sempre più colpito dal fisco, anziché tutelato Ben diverso effetto pub- Un ultimo dubbio: sappiamo che l'addizionale del 5 per cento verrà trattenuta ai lavoratori dipendenti con la «tredicesima» di fine anno. Ma la restituzione dell'Irpef prelevata in più. dal 1" gennaio scorso, rispetto alle nuove aliquote, attualmente all'esame del Parlamento, quando verrà? Si parla della busta-paga di luglio per il primo semestre. E per il secondo? Sarà già aggiornato il prelievo alla fonte, mese per mese, oppure l'adeguamento slitterà a dicembre? E la nuova Irpef siamo sicuri che andrà in vigore entro giugno? Sembra quasi di assistere a un nuovo gioco: quello delle tre buste, al posto delle tre tavolette. Mario Salvatorelli blicitario farebbero delle tabelle che mettessero a confronto i redditi medi, nominali e reali, del 1980 con quelli del 1981, e le relative aliquote Irpef, vecchie e nuove, con quelle che dovevano essere, nelle intenzioni dei legislatori di dieci anni fa, in base al potere di acquisto dei redditi di allora e di oggi. Anche tenuto conto delle detrazioni ammesse, si vedrebbe che ha ragione lo stesso Reviglio, più che con le tabelle, quando riconosce che la pressione fiscale «é giunta al limite di rottura-, e ammonisce i colleghi di governo che «ai ministro delle Finanze non si può chiedere di mettere in crisi un meccanismo che si deve fondare sul consenso'.

Persone citate: Mario Salvatorelli, Reviglio