«Se Tokyo attacca la Cee scatenerà il protezionismo» di Renato Proni

«Se Tokyo attacca la Cee scatenerà il protezionismo» Parla Haferkamp, ministro per le relazioni esterne della Comunità «Se Tokyo attacca la Cee scatenerà il protezionismo» Nel 1981 migliorerà la bilancia dei pagamenti comunitaria - La siderurgia sta peggio dell'auto DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Il signor Wilhelm Haferkamp, vicepresidente senior della Commissione europea, è stato confermato nell'incarico di «ministro per le relazioni esterne» della Cee per altri quattro anni. Gli abbiamo chiesto una valutazione deH'«immagine» della Comunità europea nel mondo, ed i suoi impegni in campo internazionale. Haferkamp ha risposto: «Le nostre "miserie" consistono in una crescita ridotta: non ci arricchiamo alla stessa velocità di una volta. Per la maggior parte dei Paesi, la realtà economica è molto più dura: devono lottare per ridurre la velocità con la quale diventano più poveri». Cosa può fare la Cee a questo proposito? «Con le nostre azioni noi possiamo e dobbiamo aiutare altri Paesi e promuovere la prosperità generale. La Comunità ha dimostrato il suo senso di responsabilità in molte occasioni: basta pensare alla nostra fornitura di prodotti alimentari alla Polonia, alla "convenzione di Lomé" quale nostro sistema di preferenze commerciali ai Paesi in via di sviluppo. Non potremmo fare altrimenti, sarebbe una grave miopia chiudere i nostri mercati alle esportazioni nei Paesi in via di sviluppo. Non solo negheremmo loro la possibilità di guadagnare valuta straniera, ma faremmo loro mancare i mezzi per acquistare le nostre merci». La Cee ha avuto buoni successi nei rapporti esterni, ma con l'Unione Sovietica e il Comecon non sono stati fatti progressi. Che intende fare? «Lei ha ragione. Le nostre relazioni con i Paesi orientali non sono soddisfacenti, e lo trovo spiacevole per ragioni commerciali ed economiche ma anche politiche. Nel '74, offrii ai Paesi dell'Europa dell'Est la possibilità di negoziare e concludere accordi commerciali bilaterali ma sinora solo la Romania ha firmato un accordo con la Comunità. Siamo ancora pronti a fare altrettanto con tutti i Paesi dell'Europa dell'Est. Il Co¬ mecon non si occupa dei problemi commerciali, quindi non vogliamo negoziare con quell'organizzazione su argomenti simili. Se l'Est è pronto ad adottare questo atteggiamento realistico, sono fiducioso che possiamo superare rapidamente l'attuale situazione di stallo per mantenere buone relazioni di lavoro sulle quali siamo pronti a negoziare». Le relazioni con il Giappone si stanno raffreddando a causa delle sue massicce esportazioni di automobili. E' favorevole all'autocontrollo delle esportazioni delle vetture giapponesi? «Il Giappone è un essenziale socio politico ed economico dei Paesi del mondo libero. Perciò, non sarebbe saggio giudicare questa associazione esclusivamente alla luce delle esportazioni di vetture. Non sottovaluto le difficoltà create da un'improvvisa impennata di esportazioni di automobili giapponesi alla Comunità, ma cerchiamo di non esagerarle. Non dimentichi che il mercato italiano è quasi praticamente chiuso alle vetture giapponesi. I mercati della Francia e dell'Inghilterra sono pure controllati con altri meccanismi. Tuttavia, i produttori di automobili in questi Paesi, con qualche eccezione, sono in difficoltà. Essi cercano persino la cooperazione di produttori giapponesi al fine di risollevarsi. Il protezionismo certamente non è una soluzione. Dobbiamo essere efficienti, competitivi e mostrare inventiva». Ma il Giappone «invade» i mercati. Cosa ne pensa? «Detto questo, il Giappone deve rendersi conto che parecchie delle nostre industrie, compresa quella automobilistica, stanno attraversando un periodo difficile, e che un attacco frontale contro i nostri mercati incoraggerà gli Stati membri a ritirarsi dietro a misure protezionistiche. Il governo giapponese tenterà, come promesso, di ottenere la misura di autocontrollo da parte dei suoi esportatori di vetture in Germania e nei Paesi del Benelux. Sorveglieremo con attenzione gli sviluppi delle vendite nel 1981. intanto, noi continuiamo a favorire concessioni reciproche degli scambi e solleciteremo i giapponesi a eliminare le attuali restrizioni contro la pelletteria e le scarpe, sulle quali l'Italia ha un interesse particolare». Prevede che nell'81 ci saranno forti pressioni a favore del protezionismo? «Non c'è dubbio, sfortunatamente, che nell'81 continuerà una forte pressione a favore del protezionismo, non solo nella Comunità, ma in altre parti del mondo, come conseguenza naturale delle difficoltà economiche. Io resto convinto che un ricorso alle misure protezionistiche non sarebbe negli interessi dell'Europa a lungo termine. Sarebbe un'azione disperata. Potremmo salvare mille posti di lavoro in un settore, ma mettere in pericolo molte migliaia di posti nelle nostre industrie che esportano, poiché subirebbero misure di rappresaglia». Lei prevede il ritorno ad una migliore bilancia dei pagamenti per l'Europa? E come? «Possiamo ragionevolmente prevedere una situazione migliore per la bilancia dei pagamenti nell'81, a patto che riduciamo le nostre importazioni di petrolio, di gas e di altre forme di energia. Inoltre, dobbiamo mantenere e migliorare la nostra competitività soprattutto nel settore industriale. Abbiamo bisogno di un surplus permanente nelle esportazioni di manufatti per pagare le materie prime e il petrolio. La rivalutazione del dollaro e dello yen incoraggerà il risparmio dell'energia e migliorerà la nostra competitività industriale, quindi spero che faremo progressi nell'81». Quali settori industriali saranno in maggiore difficoltà nei prossimi dieci mesi? «Non sarà il settore automobilistico quello che presenterà i maggiori problemi. La situazione sarà molto più critica nella siderurgia, ove. a differenza che nell'industria dell'auto, le perdite finanziarie sono generalizzate». Renato Proni

Persone citate: Wilhelm Haferkamp