Altra giornata di paralisi a Napoli mentre dc e pci litigano per Valenzi di Francesco Santini

Altra giornata di paralisi a Napoli mentre dc e pci litigano per Valenzi Aumenta la frattura tra politici, disoccupati e senzatetto Altra giornata di paralisi a Napoli mentre dc e pci litigano per Valenzi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Nell'immobilismo della politica partenopea una voce rimbalza dalla capitale: i «napoletani di Roma» avrebbero concordato il destino di Napoli in una riunione a Montecitorio sino a prospettare lo scioglimento del Consiglio comunale. Si fanno alcuni nomi: Cossutta. Gava, Caldoro, Ciampaglia. La notizia non ha conferma ma lascia indignate le forze politiche della città che si presentano ad un «interpartitico di 48 ore»: 'Una discussione — dicono — per Napoli che muore*. La città vive oggi una nuova giornata d'incertezza. Il commissario straordinario Zamberletti è a Roma. Illustra al presidente del Consiglio le ultime proposte per Napoli e le zone del terremoto. Chiede uomini e mezzi mentre una giornata di cortei riaccende i timori per Napoli. Scendono in piazza, accanto ai disoccupati, i senzatetto. Fino all'ultimo, ieri, grande è stata l'incertezza tra i responsabili dell'ordine pubblico. Dalla questura si sono moltiplicati i contatti con le segreterie provinciali dei partiti. Il questore, pur non volendo arrivare al divieto della manifestazione, ha avuto momenti di perplessità. Infine, nessuna proibizione di percorrere le strade di Napoli, ma grande è la mobilitazione di agenti e di carabinieri. Un'altra giornata di paralisi, con i partiti che tornano ad incontrarsi intorno ad un ta- volo nel tentativo di dare a Napoli un governo stabile. L'emergenza dovrebbe vedere la partecipazione di tutte le forze politiche al governo della città ma le possibilità di intesa sono lontane. Dice il segretario della federazione comunista Donise: 'Siamo ancora in alto mare*. E il capogruppo democristiano Pepe, di rimando, ribatte: *Noi siamo all'opposizione: se veramente il problema "intesa" è soltanto sul nome di Valenzi, l'atto liberatorio deve venire dal pei*. Il sindaco Valenzi non si dimette. Il pei dice di vedere in lui un simbolo e non vuol cedere sul nome che ha più carisma a Napoli ma i democristiani sembrano perplessi: 'Anche il cardinale — dice il capogruppo Pepe — ci ha messo in mora perché ci accusa di ricercare l'accordo con i comunisti. Dopo sei anni di opposizione, con Valenzi sindaco, la nostra presenza in giunta avrebbe un unico significato: essere aggregati*. Che cosa farebbe in questo incontro? Il democristiano Pepe risponde: 'Cercheremo di mettere insieme il programma delle priorità*. Le parole dell'esponente democristiano sono illuminanti. Confermano la posizione dei comunisti che ripetono *siamo in alto mare*. Così, a tre mesi dal terremoto, con Napoli assediata dai cortei, le forze politiche locali sono ancora alla 'ricerca delle priorità* mentre una parte considerevole della città s'allontana dal sindacato e dai partiti. Vittorio Vasquez, ex esponente di democrazia proletaria eletto nelle liste del pei. è critico con il suo partito *che manca di un progetto e si lascìa invischiare nel gioco dei rapporti istituzionali per un'intesa a tutti i costi con la de*. Dice Vasquez: 'Esiste .desso un vero pericolo, quello della frattura tra disoccupati, senzatetto e potere politico. Il movimento si sente criminalizzato. Le forze politiche hanno la responsabilità di recuperare con queste masse un rapporto, anche di scontro, ma alla fine, di mediazione. E' un settore consistente e reale di proletariato napoletano quello che scende in piazza e non può essere abbandonato*. Al partito comunista Donise è d'accordo. Il segretario della federazione napoletana dice: 'Non ho mai pensato che nel movimento ci fossero degli autonomi e frange indefinite. Dico che ci sono migliaia di iscritti al pei che in queste ore sono in polemica con il partito*. La rottura è sulle liste: chi è iscritto vuole un lavoro, esige la precedenza ma Donise è esplicito: 'Guai — dice — se anche al partito comunista dovesse passare il meccanismo perverso delle liste*. Per Vasquez il partito è in grave stallo. 'Alla base della ricerca dell'intesa con la democrazia cristiana — spiega —c'è la volontà del partito comunista di arrivare ad una gestione concordata dei fondi della ricostruzione. Non si vuol capire che l'accordo supera i confini di Napoli, in direzione di Roma. Si decide a livello centrale, poi nella fase esecutiva della gestione si torna al Sud, al rapporto con l'economia locale*. A suo giudizio *la de guida il gioco*. Per il giovane consigliere comunista la democrazia cristiana ha due chances: .O costringe il pei all'intesa con il cambio di guardia di Valenzi o arriva allo scioglimento del Consiglio comunale e, in prima persona, con un commissario prefettizio guida la lunga fase della spesa per la ricostruzione*. La de napoletana nega di voler arrivare allo scioglimento. Per il bilancio, l'approvazione è già slittata di un mese. Dice il capogruppo: 'Questa volta nessun voto tecnico per salvare la giunta: i democristiani o stanno dentro o stanno fuori ma non ci si accusi di voler lo scioglimento del consiglio comunale*. *La realtà — spiega Pepe — è che le fratture passano all'interno di tutti i partiti, tra gli uomini degli stessi partiti. Il repubblicano Compagna non vuole Galasso: il socialista Caldoro non vuole Di Donato; il socialdemocratico Ciampaglia non vuole Picardi mentre il partito comunista si ostina sul nome di Valenzi sindaco perché sa che la de non può accettare*. E la democrazia cristiana? 'Noi non vogliamo la poltrona di sindaco, d'altronde non abbiamo uomini di spicco. Forse per questo nessuno si combatte*. Donise, segretario comunista, non è d'accordo: *In verità non si arriva all'intesa — afferma — proprio per le contraddizioni democristiane. In sei anni la de non è riuscita a darsi una linea, non ha fatto un documento di proposta, non ha riunito una sola volta il congresso cittadino*. E allora? Per conoscere il futuro di Napoli dovrebbero parlare i grandi nomi della politica italiana ma, tutti, con prudenza tacciono e rinviano alle segreterie provinciali. Forse, per Napoli, è sufficiente una «chiacchierata» nel transatlantico di Montecitorio tra i napoletani di Roma. Francesco Santini