Fidanzati muoiono asfissiati dal fumo del materasso bruciato da una candela
Fidanzati muoiono asfissiati dal fumo del materasso bruciato da una candela Milano: la tragedia in un appartamento in via del Torchio Fidanzati muoiono asfissiati dal fumo del materasso bruciato da una candela Lei una studentessa di 19 anni, lui un operaio di 20 - Intontiti dalle anfetamine, non sono riusciti a trovare la porta - C'era un'altra coppia che ha tentato invano di soccorrerli DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Amore al lume di candela, morte nel rogo provocato dallo stesso lume. Una tragedia che ha troncato due giovani vite, la ragazza 19 anni, lui 20. Non un amore travolgente, forse solo un'amicizia: i congiunti di lui non conoscevano lei e quelli di lei non conoscevano lui. E il lume di candela non voleva creare l'atmosfera romantica: stava acceso perché mancava la luce elettrica, fili tagliati. Una notte d'un amore triste, non nell'animo dei protagonisti, ma nell'ambiente, nel clima torbido della droga o quasi droga in questo nido occasionale proprio a causa del torpore, della incoscienza che le sostanze ingerite avevano provocato nei ragazzi. Le due vittime sono Roberto Fava, operaio, via Varanini 26, e Lucia Benedetta Gulisano, studentessa, via Stazio 16. Due famiglie già colpite dalla sventura: la madre di Roberto è morta due anni fa. lui vi¬ veva con il papà e una sorella di 11 anni, un'altra è sposata. Lucia aveva perduto il padre quando aveva cinque anni, sua madre solo con le proprie forze aveva dovuto crescere questa figlia e un maschio più giovane di quattro anni. La vedova Gulisano stava per raccogliere un primo frutto di queste sue fatiche: quest'anno Lucia si sarebbe diplomata in grafica all'istituto Caterina da Siena. -Non era mai rimasta fuori a dormire — dice la madre di Lucia — e mai ho sospettato che frequentasse ragazzi drogati». Su Roberto parla il cognato: -Sul tema della droga lui tornava spesso, soprattutto su quello delle droghe leggere, le anfetamine. Non aveva mai ammesso di drogarsi, ma diceva che alcuni suoi amici lo facevano». Ed ecco la serata tragica. Roberto ha un amico. Vito Urso, orologiaio. 21 anni, via Cavalcanti 4, il qua'e dispone delle chiavi di un appartamento al quarto piano di via del Torchio 4. E' affittato da suo zio Giovanni Convertino, brindisino, demolitore di automobili, il quale si è trasferito al Sud da anni, ma continua a tenere l'appartamento per dormirci quando capita a Milano. Non pagava più la luce e l'Enel ha tagliato i fili. Qualche volta Vito sottrae alla madre, che è sorella di Giovanni, le chiavi dell'alloggio e ci va con qualche amico. Mercoledì sera sono di turno Stefanella Calebotta, 18 anni, anche lei studentessa del Caterina da Siena, abitante a San Donato e che fa coppia con lui. e Roberto e Lucia Benedetta. Entrano in casa alle 21 reggendo un vassoio con delle pizze e un sacchetto con bottiglie di birra. Vito racconterà poi agli inquirenti che lui e gli amici avrebbero voluto farsi uno spinello, ma non aveva hashish, allora hanno pensato di rallegrarsi la serata con un sonnifero mischiato con la birra che ne avrebbe accresciuto la potenza. I giovani mangiano, bevono, ridono, scherzano, prendono la miscela che deve aprirgli chissà quali spiragli di voluttà e si ritirano, ogni coppia in una camera da letto. Roberto e Lucia Benedetta si addormentano lasciando una candela accesa. Sul far dell'alba il mozzicone cade su un divano, l'incendia: non fiamme violente, ma un fuoco lento e insidioso, che satura presto l'ambiente di fumo. I due ragazzi sono nel loro profondo gorgo di sonno e incoscienza, tardano ad avvertire il calore e l'irrespirabilità dell'aria. A un certo punto, guidati più dall'istinto che dalla consapevolezza del pericolo, scendono dal letto, vanno a tentoni verso la porta, la aprono, ma non è quella della stanza che dà nel corridoio, bensi la porta dell'armadio a muro. Annaspano tra le fiamme, tossendo, ormai soffocati. Le fiamme si esauriscono, ma il fumo continua ad uscire, attraverso le fessure, raggiunge l'altra stanza, Vito e Stefanella si svegliano, corrono in soccorso dei compagni, inutilmente. Frastornati e barcollanti scendono le scale, escono in strada. Incontrano un taxi, raccontano al conducente che forse i loro amici sono morti. Sono le 5,30. Il taxista via radio fa avvertire un'ambulanza e la polizia. Di Il a poco accorrono nell'appartamento i barellieri e gli agenti. Roberto e Lucia sono già morti. Li portano all'obitorio alle 8. Poco più tardi a casa Gulisano suona il campanello. La madre sobbalza, il suo cuore, dopo una notte di pena per il mancato ritorno della figlia, si apre alla speranza: sarà Lucia che arriva, finalmente. E invece è un sottufficiale della polizia. Remo Lugli Voteranno il 2-10 marzo
Persone citate: Giovanni Convertino, Gulisano, Lucia Benedetta, Lucia Benedetta Gulisano, Remo Lugli, Roberto Fava, Vito Urso
Luoghi citati: Milano, Siena, Stefanella, Vito
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