Il mercato dei piccioni rastrellati nelle città di Giuliano Dolfini
Il mercato dei piccioni rastrellati nelle città Diventano colla oppure cubetti per brodo Il mercato dei piccioni rastrellati nelle città I più pasciutoli, vanno ad alimentare le mense o i ristoranti - Mistero sulla fine dei colombi catturati a Milano da una ditta di Chieri (Torino); le guardie zoofile non sono riuscite a trovarli TORINO — Li catturavano gratis e poi erano destinati a mense e ristoranti, fabbriche di collanti, addirittura forse dadi per brodo, anche campi di tiro a volo. Ecco la fine dei piccioni che venivano catturati a migliaia nelle città, quando erano troppi e creavano problemi d'igiene. Una cosa è certa erano e lo sono tuttora oggetto di un vasto e incontrollato commercio, per lo meno strano. Ma la Protezione animali è partita al contrattacco, ha indagato su quest'attività ed ha denunciato alla Procura della Repubblica per truffa e falso queste ditte «specializzate». Risultato: due di queste, una con sede a Chieri e l'altra ad Andezeno (vicino a Torino), hanno cessato la cattura ed il commercio del volatili. • Basta. Ho chiuso dalla scorsa settimana. Non ne voglio più sapere. Troppe rogne — afferma il titolare della «Casealpi» di Chieri. Simone Tamagnone, 49 anni, commerciante di auto —. Avevo un regolare incarico dal Comune di Milano per catturare i piccioni. Sono stufo di finire sui giornali». All'indirizzo della società — in via Roaschia 6 — c'è solo una cassetta postale. Ci dovrebbero essere dei capannoni con gabbie e voliere, ma non si vedono. «Per ragioni d'igiene ho trasferito i piccioni da un amico — dice Tamagnone — sono a Venaria, in ina Tafarat 6». Ma ieri le guardie zoofile non hanno visto niente, né gabbie né colombi. Tamagnone però precisa: -Non li usiamo nei campi di tiro, assolutamente no». Il Nucleo regionale vigilanza della Protezione animali, la Lega protezione uccelli di Torino e Milano hanno indagato su queste ditte e sulla loro attività. Una di queste avrebbe avuto sede fino a poco fa ad Andezeno, vicino a Chieri.Era V-Allevamento Piemontese di Andezeno», titolare il commerciante di abbigliamento Gianfranco Andriolo, 39 anni, via Chieri 46. In Comune non hanno mai saputo della presenza di questa società e dell'attività svolta. •Era saltuaria — spiega Andriolo — Ora non m'interessa più. Piccioni? Ma io li scambiavo con damigiane di vino. Lasciatemi perdere». Pare che Y•Allevamento Piemontese di Andezeno» operasse anche a Verona e Rovereto. «Noi li vendevamo a dei commercianti — ha precisato Andriolo — magari i piccioni finivano nelle fabbriche che fanno i bocconi per i cani e i gatti». Ma i protettori degli animali sono tenaci e hanno deciso di dare battaglia contro questo commercio di piccioni. Temono, in modo particolare, che i volatili vengano usati nei tiri a volo del Piemonte (attività «sportiva» proibita). .■Abbiamo constatato in certi casi la mancanza di locali adatti per qualsiasi allevamento e selezione, qualche ditta appare davvero "fantasma". Doveva esserci una destinazione poco chiara — precisa Piergiorgio Candela della Protezione animali —. Inoltre i piccioni, come avifauna, sono protetti dalla legge 968 del 27-12-77, quindi considerati patrimonio dello Stato. Secondo noi, non è possibile commerciarli. Sappiamo che vengono venduti a duemila lire l'uno. Ecco il motivo della denuncia alla Procura della Repubblica di varie città. Inoltre anche la posizione dei funzionari comunali che concedono queste autorizzazioni deve essere vagliata». Anche a Torino, Bruno e Adriano Baccicalupi. via Saorgio 23, sono stati denunciati per le catture dei piccioni; e anche il Comune, perché il permesso sarebbe stato rilasciato in base a una legge sulla caccia ormai decaduta. Giuliano Dolfini
Persone citate: Adriano Baccicalupi, Andriolo, Gianfranco Andriolo, Piergiorgio Candela, Simone Tamagnone, Tamagnone
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