Contrasti per l'applicazione di norme Cee sull'avicoltura

Contrasti per l'applicazione di norme Cee sull'avicoltura L'impegno del ministero Sanità per tutelare il consumatore Contrasti per l'applicazione di norme Cee sull'avicoltura ROMA — Il nostro Paese ha la cattiva fama di sollecitare norme e direttive comunitarie e poi non applicarle. Il caso più clamoroso è quello delle tre direttive, che. a quattro anni dall'approvazione, non sono ancora applicate in tutte le regioni, con gravi perdite di contributi comunitari. Ma anche direttive minori, che riguardano non tanto aspetti economici quanto risvolti sanitari, sono disattese in Italia. E' questo il caso di una norma comunitaria di dieci anni fa (15 febbraio '71). recepita in Italia da un decreto del 10 agosto '72, e mai applicata, per i continui rinvìi che ha subito. Che cosa riguarda questa norma che evidentemente qualcuno ha interesse a non vedere applicata? Riguarda la vendita dei polli. Sembra un argomento banale, ma non lo è, perché quella direttiva è volta soprattutto alla tutela igienica del consumatore. Vediamo di che cosa si tratta. Attualmente, il 60 per cento dei quasi dieci milioni di quintali di carne di pollo consumata ogni anno in Italia viene venduta in forma antigienica, cioè i polli sono messi in commercio con zampe, testa e interiora: proprio quello che la direttiva Cee vuole evitare, al fine di tutelare il consumatore, perché si tratta di parti facilmente deperibili e che servono —se estratte — ai veterinari per accertare eventuali malattie nell'animale. L'ultima proroga concessa per l'applicazione della nuova normativa comunitaria sul «commercio dei volatili» scade il 15 agosto prossimo; ma già ci si preoccupa perché in alcuni ambienti si teme che qualcuno abbia interesse a rinviare ulteriormente l'applicazione della legge, anche se il ministero della Sanità si batte perché la norma entri al più presto in vigore. Se — come i consumatori hanno interesse — non ci saranno altre proroghe — da agosto i polli dovranno essere quindi venduti «a busto*, cioè, come si è detto, completamente eviscerati, senza testa, collo e zampe, in sostanza « pron ti a cuocere». Sarà questa una grossa conquista per il consumatore, non solo perché il pollo si conserverà di più e meglio, ma anche perché gli animali potranno essere visitati, ad uno ad uno, da un veterinario ufficiale: dopo questo minuzioso controllo sarà apposto il bollino VS (visita sanitaria), che comprova l'avvenuta verifica. A tale visita non possono essere sottoposti i volatili (la legge riguarda anche tacchini, faraone, piccioni, ecc.) che non siano del tutto eviscerati. Come abbiamo detto, oggi solo il 40 per cento dei polli commercializzati in Italia sono già «a busto». Non è escluso che la nuova forma di vendita incrementi il consumo del pollo, invogliando la massaia a servirsi di una delle carni a prezzo più basso. Del resto, già lo scorso anno ci sono stati un aumento nella produzione italiana di polli e un parallelo incremento dei consumi, che arrivano oggi a sedici chili e mezzo prò capite. L'avicoltura è l'unico settore zootecnico in cui siamo autosufficienti: il saldo negativo dell'import-export ha infatti subito nel 1980 una nuova riduzione rispetto al precedente anno, scendendo a meno di 100 mila quintali. 1. b.

Luoghi citati: Italia, Roma