A Napoli, in migliaia minacciano di marciare contro la prefettura di Francesco Santini
A Napoli, in migliaia minacciano di marciare contro la prefettura Oggi un'altra giornata di tensione e inquietudine A Napoli, in migliaia minacciano di marciare contro la prefettura Zamberletti sta preparando un nuovo «piano» per l'emergenza da sottoporre al governo - La riunione a Roma tra il commissario e i ministri sarebbe stata tempestosa - 1 1500 miliardi non bastano? - Tutti ora chiedono prefabbricati DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Protetto da un cordone di uomini in divisa, il commissario straordinario Zamberletti è al lavoro da 48 ore nel grande palazzo del Comando militare. Ha lasciato gli uffici della Prefettura e attorno a lui regna il blackout. Mette a punto con i suoi uomini pia fidati un «nuovo piano» da sottoporre al governo prima dell'arrivo a Napoli del ministro Foschi. La città vivrà oggi una nuova giornata di tensione. Una manifestazione densa di incognite prepara ore imprevedibili. Forze oscure s'aggregano e decidono di marciare contro la Prefettura. E' un segnale inquietante. Raggruppa tendenze e posizioni contrastanti: senza tetto e disoccupati, nuove liste e gruppi antichi. Slogans dell'Autonomia, sino alle minacce più odiose, contro i cronisti. Si sono uditi ieri, nell'assemblea che al Teatro Tenda di via Partenone ha raccolto una folla eterogenea e indefinibile di almeno tremila giovani per prepararli alla marcia. Questa notte le luci del Comiliter, di fianco alla Reggia, sono rimaste accese. Raccontano di una riunione romana tempestosa tra Zamberletti, Forlani e i ministri che nella capitale hanno incontrato il commissario straordinario per informarsi sul «caso Napoli». La trasferta nella capitale s'è conclusa con una tregua: quattro, cinque giorni di tempo, per dar modo a Zamberletti di preparare il «pacchetto» al quale il commissario ha lavorato anche nella notte. Sembra che si voglia arrivare ad un nuovo decreto legge. 1 1500 miliardi stanziati per l'emergenza non bastano. Si pensa di stornare una buona parte dei 2400 miliardi previsti per la ricostruzione e di impegnarli in prefabbricati. Con toni carichi di risentimento, il prefetto Mosino, portavoce del commissario, dice: «17 governo non ha fatto altro che recepire la richiesta dei sindaci che dicono di non poter aspettare. Una doman¬ da irrefrenabile di prefabbricati sale dai Comuni; c'è sfiducia nello Stato e, quindi, nella ricostruzione». Ed allora? 'Zamberletti, a Roma, si è opposto al baraccamento di due intere regioni...; risponde Mosino senza concludere la frase. Ma allarga le braccia e fa intendere che il commissario s'è dovuto arrendere. Come mai i 1500 miliardi della emergenza non sono sufficienti? «Con questa cifra — ha risposto il prefetto—già in gran parte spesa per acquistare 21 mila roulottes, 1800 delle 5500 case mobili, possiamo garantire soltanto la messa in opera dei prefabbricati leggeri destinati ai 33 Comuni del 'Cratere», cioè della zona di distruzione completa. Nulla rimane, allora, per Napoli e per gli altri 250 Comuni anch 'essi disastrati». Zamberletti prepara il «pacchetto» chiesto da Forlani per soddisfare la «demanda irrefrenabile» dei sindaci, ma si allontanano i tempi della ricostruzione. Per Napoli, poi. si scontrano concezioni di «scuole urbanistiche» e appetiti in contrasto. C'è il nodo degli antichi quartieri spagnoli. Alcuni ne vorrebbero lo sventramento; altri ne auspi- cano il restauro conservativo. Zamberletti si preoccupa, nell'attesa che gli interessi coincidano, degli abitanti del ventre di Napoli». "Debbono avere — ha detto — una vita decente». Si concretizza, in questo modo, l'ipotesi di nuove requisizioni sulla Baia Domizia. Ma anche su questo il commissario si scontra con la volontà di chi non è disposto a lasciare Napoli e con il desiderio dei sindaci della costa decisi a scoraggiare la presenza degli sfollati sulle spiagge devastate da una speculazione edilizia selvaggia e cieca. Il «problema Napoli» è più vasto, non si limita ai confini dei quartieri spagnoli. Interessi e politiche contraddittori si sommano nell'intreccio della disoccupazione per i suoi abitanti e dell'inagibilità dei suoi edifici. Le forze politiche locali si dividono. Nuove alleanze si formano all'interno dei partiti mentre non è chiaro se chi lavora per un incontro tra partito comunista e democrazia cristiana sia disposto a condurre in porto l'operazione fino in fondo. «La città scoppia, — avverte il portavoce di Zamberletti —. Dopo il terremoto della notte di S. Valentino la situazione si è fatta più grave, non c'è tempo da perdere». 'Dinanzi al disastro — gli fa eco il consigliere di dp Vittorio Vasquez — l'amministrazione Valenzi non mostra capacità di gestione. Non ha proposte, non possiede un documento programmatico. In Consiglio comunale, in questi tre mesi, è stata approvata un'unica delibera: quella per le aree da destinare ai prefabbricati». Ed allora? «Il pei — risponde Vasquez — copre l'assenza di programmazione con due tattiche: da una parte tenta di criminalizzare il movimento di massa, dall'altra invoca l'assistenza generalizzata». E Napoli? 'La città — dice Vasquez — aspetta». Ma le parole del consigliere di dp nel Teatro Tenda sono soffocate dai slogans scalmanati dell'Autonomia che esigono il «salario garantito». Altri, con maggior rabbia, ripetono: «Marceremo sulla Prefettura perché il ministro Foschi deve incontrarsi soltanto con noi. Se i sindacati e i partiti vorranno assistere alla riunione dovranno sedersi dall'altra parte del tavolo: sono i nostri nemici, i nostri avversari». Nuove minacce, nuovi slogans mentre dagli altoparlanti del Teatro Tenda si levano le note dell'ultimo Festival di Sanremo. E questi che lanciano minacce? Il consigliere comunale Vasquez allarga le braccia, non sa rispondere. Francesco Santini iiiiiiMiiiiiimiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmmiiiii
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