I nostri soldi di Mario Salvatorelli di Mario Salvatorelli

I nostri soldi di Mario Salvatorelli I nostri soldi di Mario Salvatorelli La mia critica del 4 febbraio scorso ai lettori che mi segnalavano l'esistenza di un «Partito dei pensionati», dandomi, però, indirizzi imprecisi, mi ha procurato un bel pacchetto di lettere. Credo di poter rispondere a tutte, concentrandomi su quella del presidente del Pnp (Partito nazionale dei pensionati). Alberto Marconi, un cognome che mi sembra la migliore presentazione per chi sta a Bologna e ha ben meritato dal suo Paese. Infatti, il signor Marconi precisa che l'indirizzo giusto di questo «partito» è il seguente: Via Azzo Cardino. 3. Cap 40122, Bologna, aggiunge che gli iscritti sono oltre 60 mila, e m'invita al loro primo Congresso nazionale, che si svolgerà verso la fine di marzo a Roma-Ciampino. Non c'è dubbio che i pensionali odierni, avendo consumalo la loro «vita attiva» in condizioni assai meno' agevoli delle attuali, abbiano anche ben meritato dal Paese, in ogni caso abbiano meritato più di quanto oggi venga loro riconosciuto. Auguriamo, pertanto, al signor Marconi ogni, e «ben meritato» successo. Aggiungo solo due righe, per rispondere ad altri lettori che. sullo stesso argomento, mi hanno scritto per criticare i massimi esponenti sindacali, definiti da «un gruppo di pensionati Inps». come / tre dell'Ave Maria, cioè Luciano Lama. Pierre Camiti e Giorgio Benvenuto. Non c'è dubbio che i sindacati, fino a ieri almeno, abbiano dimostrato scarsa sensibilità per chi non può scioperare, come i giovani in cerca di un impiego, e i pensionati che non occupano più posti di lavoro. Oggi, però, anche i sindacati, e per essi la suddetta «trinità», si battono anche per le categorie che si sentono, e sono, «emarginate». Speriamo che l'impegno non sia un fuoco di paglia, e che ottenga buoni risultati. rispondenza con i lettori. Tra le tante lettere, scelgo quella firmata da un gruppo di «amici sfortunati» di un noto istituto di credito, che hanno investito i risparmi della loro vita di lavoro in cartelle fon- diarie al 6 per cento. Anche ai fini, mi scrivono, «e ti per- metta di dirlo, d'incrementare la costruzione di nuove case, occupare innumerevoli braccia, favorire tante famiglie bisognose di un tetto». Risultato: chi ha costruito qualche anno fa. pagando interessi molto bassi sui mutui concessi grazie alle cartelle fondiarie, oggi ha una casa che ha quadruplicato il suo valore. Chi ha prestato i soldi per costruirle, cioè il risparmiatore, si trova in mano cartelle fondiarie, svalutate con l'unica prospettiva di ottenere, tra qualche anno, il rimborso del proprio capitale, ridotto a un quarto del suo valore. Ho riassunto, come meglio potevo, il succo di questa e di altre lettere sull'argomento, che indubbiamente interessa «decine di migliaia di risparmiatori>>. Quanto all'invito rivoltomi, di «considerare queste situazioni e trovare la soluzione, con un po' di giustizia», che cosa posso dire? L'idea di invitare i proprietari di case, divenuti tali attraverso i mutui, cioè grazie alle cartelle fondiarie, a .compensare chi gli ha prestato i soldi», può essere teoricamente interessante, ma in realtà inattuabile, non solo in termini pratici, ma anche moralmente. Rimarrebbe, forse, la possibilità di «convertire» le cartelle fondiarie in circolazione con analoghi titoli, in qualche modo indicizzati al valore «reale» della lira, lasciando, naturalmente, il risparmiatore libero di scegliere, tra il rimborso dei vecchi titoli e il rinnovo del suo impegno nei nuovi. Può essere una soluzione, che richiede, però, un esame approfondito. "Equo canone" e simpatia Inutile dire che l'equo canone figura ai primi posti, in una classifica dell'interesse che si può orientativamente compilare in base alle lettere al giornale. Ma poche avevano toccato, finora, l'argomento della «componente umana», sul quale, invece, si sofferma la signora Madda lena Raimondo, di Torino, che mi scrive: «Ho un allog gi<> afitto dal 1970, perché mi iratiiene il timore di mettermi in casa, a vita, gente poco simpatica». La lettrice riconosce che «un alloggio sfitto è oneroso: costa di manutenzione, di riscaldamento, eccetera». Ma è giunta al punto idi mangiare una sola volta al giorno*, piuttosto che vedersi insolentita, come le è capitato due anni fa. da un'inquilina che rifiutava di contribuire alle spese generali (e il Pretore le ha dato torto), pur pagando un canone d'affitto «che era. più o mino, l'equivalente di anello che si paga per una cena in una modesta trattoria». Tra le tante idee, anzi >guide lines» che hanno mosso i nostri legislatori nello stabilire i numerosi parametri di calcolo per l'equo canone, questa della simpatia, che si potrebbe definire, più semplicemente, «educazione», ovviamente reciproca, non sarebbe stata certo fuori posto. Anche perché avrebbe avuto quel sapore di buon tempo antico che oggi manca, quasi completamente, nella confezione dei piatti che oggi siamo costretti a inghiottire ogni giorno. I tre dell'Ave Maria

Persone citate: Alberto Marconi, Giorgio Benvenuto, Luciano Lama, Marconi

Luoghi citati: Bologna, Ciampino, Roma, Torino