Il Piemonte alla Gepi «Dove sene i piani?»

Il Piemonte alla Gepi «Dove sene i piani?» Polemica sul futuro di 16 aziende Il Piemonte alla Gepi «Dove sene i piani?» TORINO — E' ormai polemica aperta tra Regione Piemonte e Gepi su un tema che potrebbe apparire di metodo, ma che, secondo l'assessorato all'Industria regionale, cela profondi risvolti di merito per il futuro di decine di aziende piemontesi. Tutto si inizia in un incontro tra l'assessore all'industria. Dino Sanlorenzo. i sindaci dei comuni nei quali si trovano stabilimenti legati alla Gepi e i dirigenti della Gepi del nord, tenutosi il 19 febbraio a Torino. La Regione aveva sollecitato la riunione per essere messa al corrente dei piani di disimpegno Gepi in relazione a 16 aziende piemontesi nelle quali sono occupati 4885 lavoratori di cui 1121 in cassa integrazione. Ma dopo alcune ore di discussione l'incontro si era risolto con un nulla di fatto: la Gepi aveva sostenuto infatti, di non aver sottoposto i piani alla Regione poiché il ministro del Bilancio, on. La Malfa, avrebbe dichiarato di voler sentire le regioni interessate direttamente. Questa interpretazione era stata duramente respinta dalla Regione Piemonte che. appellandosi all'art. 3 della legge 442 dell'agosto '80. ribadiva: «La Gepi deve presentare entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge i programmi di disimpegno relativi agli interventi in essere, sentite le regioni interessate'. La riunione si era quindi conclusa con la richiesta da parte della Regione di avere a disposizione i piani entro il 10 marzo. Ma nell'incontro tra il ministro del Bilancio e l'assessore al¬ l'Industria della Regione, tenutosi lunedi scorso. La Malfa ha smentito le affermazioni della Gepi. precisando che questa è tenuta a rispettare la legge 442 e quindi a sottoporre alle Regioni i piani di disimpegno. Ad aggravare ulteriormente la già tesa situazione tra Gepi e Regione si è Inserito il settimanale «Espresso* che nel numero di questa settimana pubblica un lungo articolo dal titolo «Gepi Per vendere ci servono tanti miliardi*. Nel pezzo viene diffusamente illustrato il piano relativo a 45 aziende disseminate per tutto il paese tra cui parecchie di quelle piemontesi. In particolare il settimanale spiega che la Gepi ha definito quattro categorie di intervento. La prima riguarda le aziende in procinto di essere cedute (tra cui Pep Rose. Fip e Remmert): la seconda quelle cedibili in breve tempo (Isoflux. Sair Falconi), la terza le aziende da cedere dopo il risanamento o la riconversione (Nuova Ib. Mei. Manifatture Lane di Carignano) la quarta, infine, riguarderebbe le aziende non cedibili, la cui riconversione appare difficile, se non impossibile (tra queste la Nehom Seimart e la Elcit). A questo punto la Regione giudica «singolare e sconcertante che la Gepi non comunichi i piani a Regioni e Comuni, consentendone poi la pubblicazione sui settimanali*. Questa fuga di notizie conforta la Regione nel sostenere che la Gepi non ha voluto presentare i piani che. in realtà, sarebbero pronti.

Persone citate: Dino Sanlorenzo, Falconi, La Malfa, Mei, Remmert

Luoghi citati: Carignano, Piemonte, Torino