L'Italsider va verso il collasso di Renzo Villare

L'Italsider va verso il collasso Intervista con il presidente dell'azienda Mario Costa L'Italsider va verso il collasso ROMA — La crisi della siderurgia italiana, che si inserisce nella più ampia crisi mondiale del settore, sarà oggetto di interventi da parte del governo anche per tamponare la situazione di grave crisi della Finsider costretta a decurtare del 30 per cento gli stipendi di febbraio di tutti i suoi dipendenti. Sulla grave decisione e sull'andamento dell'industria siderurgica pubblica italiana abbiamo sentito l'ing. Giovanni Mario Costa, presidente dell'Italsider e amministratore delegato della Finsider. Perché si è adottato un provvedimento di riduzione del 30 per cento degli stipendi in febbraio? E' una misura destinata a protrarsi nel tempo o si sta operando per eliminare questo grave disagio ai lavoratori? «Il motivo è la totale mancama di liquidità in cui è venuta a trovarsi la maggioranza delle aziende del Gruppo. Ci rendiamo conto della pesantezza del provvedimento, che non avremmo mai assunto senza una oggettiva ed assoluta necessità. In prospettiva anche questo provvedimento è in massima parte legato ad interventi governativi tesi a rimuovere la criticità della situazione economica e finanziaria del Gruppo*. Come giudica la politica della Cee per l'acciaio ed in particolare nei confronti dell'acciaio italiano? La siderurgia del Gruppo Finsider, sotto gli aspetti produttivo e commerciale, ha di fronte tre gravi problemi: l'insoddisfacente livello dei prezzi, un basso utilizzo delle capacità produttive, alti volumi d'importazione devastanti, che sono in parte causa dei primi due problemi. Attraverso l'applicazione dell'art. 58 de! trattato Ceca la Commissione della Comunità Europea ha inteso limitare i volumi di produzione per favorire un rialzo dei prezzi. In tal senso siamo stati favorevoli alle misure adottate, ferma restando la necessità che la Commissione comunitaria e le autorità nazionali affrontino in modo adeguato anche il problema degli alti volumi d'importazione a prezzi di dumping. Perché il governo italiano non ha ancora affrontato la grave crisi dell'industria siderurgica con provvedimenti straordinari analoghi a quelli già adottati da tempo dai governi inglese, francese e belga? Rispondo indirettamente: in presenza delle gravi difficoltà delle loro siderurgie,, i governi in quei Paesi hanno provveduto fin dal 1978-'79 ad attuare piani di riassetto finanziario di vasto impegno. La siderurgia è un'industria di base, indispensabile ad un Paese industrializzato. Non voglio quindi dubitare che anche in Italia il problema finanziario, ormai giunto all'emergenza, trovi a breve termine una soluzione. In questi ultimi tempi abbiamo più volte ribadito che. in mancanza di interventi finanziari comparabili con quelli degli altri Paesi. l'Italsider arriverebbe entro marzo al collasso. Impegnandoci a fondo per migliorare la nostra efficienza, attendiamo con fiducia che anche te forze politiche attuino i provvedimenti, già da tempo allo studio, per noi strettamente indispensabili. Perché non sono state mai operate riduzioni di personale come ad esempio in Francia ed in Inghilterra? Nessuno ricorda la ristrutturazione siderurgica operata in Italia col piano Sinigaglia che lia portato a drastiche chiusure e riduzione di occupazione. Nei Paesi europei citati i provvedimenti di chiusura sono stati adottati in presenza di impianti obsoleti del tutto inidonei a produrre alle condizioni richieste dal mercato. La siderurgia del Gruppo, invece, vanta un patrimonio impiantistico tecnologicamente avanzato, che non comporta, proprio per questo, il ricorso a provvedimenti di riduzione di personale. Ove questo era ipotizzabile sono in corso piani di ristrutturazione. A che livelli sono giunti gli oneri finanziari dell'Italsider e ciò cosa comporta? Gli oneri finanziari lordi hanno superato nel 1980 i 700 miliardi di lire, pari ad oltre il 18% del fatturato. Essi hanno inciso in misura ancor più accentuata del passato sui risultati dell'esercizio. Basti pensare che per gli altri principali concorrenti diretti europei l'incidenza degli oneri finanziari sul fatturato è ora inferiore al 5%. Con tale incidenza, nel 1980 gli oneri finanziari lordi dell'Italsider sul fatturato sarebbero stati di 190 miliardi di lire, cioè inferiori di oltre 500 miliardi a quelli effettivi. Che validità tecnologica hanno oggi gli impianti della società? Quali sono le prospettive della siderurgia italiana per il futuro? A parte il centro siderurgico di Bagnoli e la situazione dello stabilimento di Campi, ove sono in corso piani di ristrutturazione, non abbiamo altri punti preoccupanti sotto l'aspetto impiantistico. Ricordiamo però che proprio gli investimenti negli impianti se da un lato hanno dotato il Paese di una siderurgia tecnicamente valida, dall'altro sono stati alla base dell'indebitamento dell'Italsider. Naturalmente non basta avere impianti tecnologicamente avanzati. Occorre ridurre i costi. E ciò si ottiene soprattutto attraverso l'aumento della produttività e mediante la compressione dei consumi energetici, con il coinvolgimento nel processo di tutte le forze. Se non riusciremo a produrre a costi competitivi verremo emarginati dal mercato internazionale con conseguenze immaginabili per il futuro delle aziende. Renzo Villare

Persone citate: Giovanni Mario Costa, Mario Costa, Sinigaglia

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia, Roma