Il rivoluzionario delle pasticche

Il rivoluzionario delle pasticche APERTO A LONDRA UN MUSEO FORSE UNICO AL MONDO Il rivoluzionario delle pasticche Cent'anni fa Henry Wellcome inventò la compressa: da lui prese origine la moderna industria farmaceutica - Immensamente ricco, ha lasciato una stupenda raccolta di strumenti medici antichi LONDRA — Henry Wellcome (1853-1936), autore, archeologo, fu il primo industriale della farmacologia. Sembra roba da poco, ma l'invenzione della compressa, che Wellcome commercializzò con la parola da lui inventata, «tabloid», venne a sostituire il farmacista artigiano che. individualmente, faceva mescite secondo ricette mediche anche per i farmaci più semplici. Questa parola, «tabloid» è passata nel linguaggio corrente (significa tutto quello che è compatto e piccolo) e il dizionario di Oxford la riconosce come invenzione e proprietà di Wellcome. I farmaci, compressi in pillole e venduti in flaconi di vetro, furono rivoluzionari e proficui. Wellcome, cittadino americano che si trasferì in Inghilterra all'età di 27 anni, divenne ricchissimo e dedicò parte della sua fortuna alla ricerca farmaceutica (altro passo rivoluzionario per una industria privata di allora) e le sue formidabili energie al collezionismo. Prezzolava agenti che spediva in giro per il mondo a comprare oggetti che illustrassero la storia della medicina; uno di questi era l'italiano Carlo Rossi. Quando Wellcome mori, lasciò oltre un milione e mezzo di oggetti al pubblico. E questo mese al Museo della Scienza di Londra è stata aperta una nuova ala. parte delle Wellcome Galleries. con il titolo di «Occhiate di storia medica»; alla fine dell'81 verrà aperta al pubblico una seconda sezione con il titolo «La Scienza e l'arte nella medicina». Cosi che, a poco a poco, il meglio della collezione Wellcome sarà in mostra permanente. Queste «occhiate» consistono in ricostruzioni, parte delle quali in formato naturale, di momenti storici della medicina, dalla trapanazione del cranio in era neolitica, alla visita al dentista negli Anni 30. Sono scene estremamente ben ricostruite, nei dettagli dei manichini, nel tipo di mobilio, negli oggetti medici. E diamo «un'occhiata» a un ospedale da campo romano, esclusivamente ad uso dei legionari, dove le condizioni igieniche erano ottime ma dove, naturalmente, si poteva fare ben poco per alleviare le sofferenze e curare le infezioni: molto più avanti si arriverà al concetto di batteri, della disinfezione. Non parliamo poi della anestesia: fino al secolo scorso le operazioni chirurgiche erano talmente dolorose che i migliori chirurghi erano considerati quelli che «facevanomolto in fretta». Ma, in contrasto con la terribile scena della chirurgia sulle navi (1800) dove vediamo amputare arti dilaniati mentre altri feriti aspettano il loro turno e muoiono dissanguati, diamo anche un'occhiata alla prima operazione fatta a Boston con l'etere (1846). C'è una accurata riproduzione della sala di anatomia all'università di Padova costruita nel 1594, c'è un laboratorio farmaceutico del 1840. Molto bel¬ la è la grande ricostruzione della farmacia di Mr Gibson (1905) che venne comprata intera da Henry Wellcome prima che fosse distrutta. Come si diceva, questa serie — una quarantina di camere — rappresenta solo una parte della immane collezione di Wellcome, che aveva già trovato due locazioni in Welbeck Street e in Euston Road, a Londra, mentre Wellcome era ancora in vita: allora come oggi la gran parte rimaneva chiusa in casse e Wellcome, che mori nel '36, rimase con l'ambizione di vedere esposta questa straordinaria collezione. C'erano state altre disillusioni personali nell'ultima fase della sua vita. Aveva sposato in seconde nozze la bellissima e giovane Gwendoline Syrie Barnardo. figlia di un famoso benefattore e seconda moglie — in precedenza — dello scrittore W. Somerset Maugham, uomo che non si dilettava particolarmente della compagnia femminile. Il matrimonio con Wellcome era stato un disastro e l'unico figlio, fonte di altra grave disillusione per l'ormai vecchio magnate. Queste vicissitudini avevano in qualche modo rallentato, se non spento, il vigore del grande americano. Il quale, creato baronetto (diventava Sir Henry), ricevute lauree ad honorem a iosa, accolto alla Casa Bianca da Theodore Roosevelt, abbandonava la sua vita mondanissima e si dedicava all'archeologia. Era anche amico intimo del grande esploratore Henry Morton Stanley. Di origini modeste, Wellcome era anche stato un precursore nel capire che gli indiani americani erano stati vittime del colonialismo; su questo soggetto aveva scritto un libro controverso, ma di grande successo «La storia di Metlakahala». E nel lontano settembre del 1880 era giunto a Londra e aveva formato una società farmaceutica, la Burroughs Wellcome & Co. La farmaceutica, a quel tempo, era relativamente sottosviluppata, anche se la scienza stava facendo progressi da giganti con uomini come Lister e Pasteur. La tubercolosi, il tifo, la difterite erano ancora incurabili. La fortuna accumulata da Henry Wellcome (che era rimasto unico direttore della società) diventava la più ingente fonte privata di fondi per ricerche mediche in Gran Bretagna. Henry Dale, che poi divenne Premio Nobel, fu direttore dei laboratori di ricerca fisiologica Wellcome negli anni che precedettero la prima guerra mondiale. Ed oggi il quarto piano del Museo della Scienza di Londra si sta riempiendo di quegli oggetti che Wellcome aveva collezionato con l'idea di formare un museo dell'uomo. Cosi che la storia della medicina, della farmacologia, sarà meglio illustrata a Londra che in qualsiasi altra capitale del mondo grazie a Sir Henry Wellcome. Gaia Servadio