Haig minaccia il blocco di Cuba per aiutare la giunta in Salvador

Haig minaccia il blocco di Cuba per aiutare la giunta in Salvador La tensione nei Caraibi può provocare uno scontro con l'Urss Haig minaccia il blocco di Cuba per aiutare la giunta in Salvador Il segretario di Stato: «Impediremo i rifornimenti ai guerriglieri perché non vogliamo un nuovo Vietnam» - «Si sta ripetendo quanto è avvenuto in Angola» Secondo il Pentagono i ribelli «regolari» sono 4000, i fiancheggiatori 5000 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — .Gli Stati Uniti non intendono avere un altro Vietnam e farsi coinvolgere in una guerra sanguinosa a El Salvador... Affronteranno invece il problema alle radici, cioè con Cuba e con il Nicaragua... Non seguiremo la strategia vietnamita; abbiamo parecchie alternative nei confronti di Managua e dell'Avana». Con questa dura dichiarazione, il segretario di Stato americano Haig ha annunciato mercoledì scorso agli ambasciatori dei Paesi Nato, tra cui quello italiano, Pansa Cedrohio, la decisione del governo Reagan di aiutare la giunta civile militare salvadoregna non solo con aiuti economici e bellici, ma anche paralizzando i due Paesi comunisti del Centro America. Senza dirlo esplicitamente, Haig ha fatto capire che gli Stati Uniti non escludono il blocco navale e aereo di Cuba e misure analoghe — l'embargo commerciale e finanziario — contro il Nicaragua. Il testo delle dichiarazioni del segretario di Stato è pervenuto ieri alla stampa Usa «con preghiera di pubblicazione» allo scopo di sottolineare la gravità della crisi centro-americana. I riferimenti al Vietnam non sono schiosa politica sovietica» oltre che nel Salvador in Polonia. In questo modo, ha dato alla crisi salvadoregna una dimensione internazionale e impostato un confronto di forza non solo con Cuba e il Nicaragua, ma anche con l'Urss. Il segretario di Stato americano ha promesso di non prendere iniziative senza consultarsi prima con gli al- leati. Ma ha più volte dichiarato che El Salvador «è una questione che riguarda l'intero Occidente». Si preannuncia una svolta negativa per la distensione, con conseguenze imprevedibili. Come reagirebbe, infatti, l'Urss a un eventuale blocco aero-navale di Cuba? Accetterebbero gli altri Paesi centro-americani, il Messico innanzitutto, un ritorno della superpotenza alla politica della forza nella regione? La crisi, ampliandosi, coinvolgerebbe fatalmente l'Europa. Domani sarà a Washington il ministro degli Esteri francese Francois Poncet, giovedì il premier inglese, la signora Thatcher. A entrambi, senza dubbio, Haig ripeterà le sue assicurazioni. Ma gli interrogativi non potranno essere tanto facilmente fugati. Qualora si arrivasse a un confronto, per esempio, gli Stati Uniti chiederebbero all'Europa di abbandonare il progetto del gasdotto siberiano, di limitare o addirittura sospendere le esportazioni di alte tecnologie a Mosca, e di non importarne più materie prime. Venerdì il Dipartimento di Stato aveva pubblicato una serie di documenti che prova' Ennio Carello (Continua a pagina 2 in quarta colonna) casuali: per la prima volta; dalla drammatica esperienza asiatica, gli Stati Uniti si accingono a intervenire ufficialmente in un conflitto esterno, ma con una strategia diversa: indirizzandosi cioè non ai combattenti, ma ai loro ispiratori, e risalendo da questi all'Urss. Haig ha aggiunto che il governo Reagan .è sempre più preoccupato per la ri¬ Mlm

Persone citate: Ennio Carello, Francois Poncet, Haig, Pansa Cedrohio, Thatcher