Fiat e «indotto» contro la crisi di Renzo Villare

Fiat e «indotto» contro la crisi A colloquio con Pininfarina, presidente degli industriali torinesi Fiat e «indotto» contro la crisi «In ritardo i rimedi governativi. Non si può assistere immobili alle trasformazioni del settore auto da parte dei concorrenti esteri» - L'industria piemontese è in grado di uscire dalla crisi TORINO — Crisi mondiale dell'auto e suoi riflessi sull'industria torinese; necessità di un rapido varo del piano di governo per l'automobile: ricerca di sempre maggiore efficienza nel rapporto tra la Fiat e il complesso delle aziende che lavorano nel settore: solidarietà dell'intero sistema industriale torinese in questo difficile momento: questi i temi principali sui quali si è svolto ieri all'Unione Industriale l'incontro annunciato nei giorni scorsi tra la Fiat e i presidenti delle associazioni di categoria che fanno parte dell'Unione. Alla riunione, presieduta da Sergio Pininfarina, hanno preso parte, tra gli altri. Vittorio Ghidella amministratore delegato della Fiat-Auto. Giorgio Rigazzi direttore degli acquisti Fiat-Auto, i vicepresidenti dell'Unione Pichetto e Valetto, il presidente dell'Anima, Turatti, della Piccola Industria. Ravaioli. dei giovani imprenditori. Renza Bracco. A Sergio Pininfarina, presidente dell'Unione Industriale ed industriale del settore, abbiamo rivolto alcune domande sul significato e i risultati dell'incontro. Perché questa iniziativa? «Essa si ricollega all'impegno e all'attenzione particolare che la nostra associazione ha manifestato fin dal momento in cui, nella primavera dell'anno scorso, si ebbero i primi segnali di crisi dell'industria dell'auto nel mondo. Per l'area di Torino, ma anche per l'economia nazionale, l'automobile è un perno essenziale per la tenuta di un intero sistema economico. Era dunque necessario da parte nostra il massimo sforzo. L'Unione Industriale è stata per questo impegnata a fondo, prima, nei giorni della dura vertenza Fiat, e poi, nei mesi successivi, quando abbiamo messo in opera con gli Istituti di credito piemontesi gli interventi necessari per riparare alle conseguenze del blocco d'autunno». Le prospettive che riguardano lo sviluppo della crisi come vengono valutate dall'Unione Industriale? «Sono prospettive non tranquillizzanti. La crisi dell'auto continua anche in quei Paesi, come gli Stati Uniti, i cui governi, più prontamente del nostro, hanno messo in campo i necessari rimedi e le contromisure. In Italia, per certi aspetti, una crisi di quel tipo non è ancora arrivata, ma non dobbiamo farci illusioni: il 1981 e anche il 1982 si presentano come anni assai difficili». Quali misure sono necessarie? «Nel corso della riunione ci siamo trovati tutti d'accordo nel considerare già molto in ritardo, come dicevo, la predisposizione degli interventi necessari a livello governativo. Il piano auto è in discussione da mesi e sono in atto forti tendenze a rallentarne l'operatività. Si tenga conto che la mappa mondiale dell'industria dell'auto è in completo movimento: nel giro di poco tempo è già sensibilmente cambiata e non possiamo assistere immobili a queste trasformazioni». Dall'incontro è uscita una previsione pessimistica? «Siamo preoccupati per come si sta sottovalutando la gravità della situazione, ma devo dire che l'insieme dell'industria dell'auto, dalla Fiat alle più piccole aziende dell'indotto, mantiene intatta la fiducia nella propria capacità di superare queste difficoltà. L'industria torinese e piemontese ha energie e vitalità sufficienti per uscire da questa stretta. Naturalmente è necessario che vi siano interventi anche a livello locale: mobilità e politica del territorio, edilizia, opere pubbliche, trasporti. La nostra industria chiede, dunque, di essere messa nelle stesse condizioni dei suoi concorrenti stranieri, sia per opportunità offerte, sia per assenza di ostacoli e pregiudizi molto spesso solo di natura politica». Una grande azienda come la Fiat e l'insieme delle piccole e medie aziende fornitrici hanno, tuttavia, esigenze diverse. Avete esaminato questo problema? «Di questi problemi l'Unione si è sempre occupata attivamente. Ricordo, a questo proposito, l'indagine promossa dal "Gruppo Giovani" sui rapporti Fiat-Indotto. Le questioni che devono essere risolte a livello politico e legislativo sono, comunque, le stesse per tutti e gli interessi dei piccoli e dei grandi non sono separabili. Per quanto riguarda questa riunione, il suo risultato più importante, sotto questo profilo, mi sembra proprio sia la conferma di una solidarietà autentica tra le diverse categorie e dimensioni aziendali. Non siamo disponibili alle strumentalizzazioni e agli interessi tattici dei partiti, de¬ gli amministratori, dei sindacati». Questo sul fronte esterno. All'interno del sistema produttivo come saranno definiti i rapporti tra Fiat e Indotto? «Anche qui il risultato della riunione è molto importante sotto il profilo associativo, perché la Fiat ha dichiarato la propria disponibilità ad avviare sistematici contatti con i responsabili delle principali associazioni di categoria aderenti all'Unione. Da questo tipo di rapporto viene, ollretutto. un importante contributo al processo di razionalizzazione dei diversi settori merceologici, che è tra i compiti istituzionali delle varie categorie. Credo che la disponibilità dichiarata dalla Fiat costituisca in tal senso un passo importante per le aziende dell'indotto, sia sul piano informativo, sia su quello programmatico». Renzo Villare

Persone citate: Giorgio Rigazzi, Pichetto, Pininfarina, Ravaioli, Renza Bracco, Sergio Pininfarina, Turatti, Valetto, Vittorio Ghidella

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Torino