«Quando faremo i conti con Montedison il numero dei sospesi sarà meno di 6500»

«Quando faremo i conti con Montedison il numero dei sospesi sarà meno di 6500» A colloquio con Domenico Trucchi, segretario generale dei chimici Cisl «Quando faremo i conti con Montedison il numero dei sospesi sarà meno di 6500» «L'accordo è buono, anche se la gente non ci crede» - «Gestirlo non sarà facile e ridurre al Nord sarà difficile: Foro Bonaparte ci dovrà dimostrare le esuberanze caso per caso» - E la Montefìbre? «Un problema a parte» KOMA — Sull'accordo Montedison abbiamo rivolto alcune domande al segretario generale dei chimici della Cisl, Domenico Trucchi, che ha guidato la delegazione per le trattative con il segretario della Cgil Vigevani e con quello della Uil, Galbusera. — Lei, Trucchi, come giudica l'accordo? .L'accordo è buono. Ma parlare di Cassa integrazione, di mobilità esterna, di prepensionamenti, non è mai un successo. Al Sud abbiamo accettato Cassa integrazione solo con garanzia del rientro di tutti i lavoratori e con impegni del governo e della Montedison per lo sviluppo di nuove produzioni: a Brindisi sarà ricostruito l'impianto di cracking (scissione) ed a Priolo sarà realizzato un impianto di ossido-etilene. Sono programmi del Piano chimico trascritti nell'accordo. Però, capisco che la gente tema che restino sulla carta. In altre parole i lavoratori dubitano dei programmi dell'azienda, della volontà del governo e in qualche misura anche della capacità del sindacato. Non è quindi che l'accordo, per il Sud, sia brutto; è che la gente non ci crede. Sarà nostro compito far rispettare gli impegni». — Per il Nord la Cassa integrazione, con mobilità esterna, prepensionamento, eccetera, rende l'accordo più difficile? ■ «Certamente al Nord ridurre non sarà facile. L'accordo è difficile da gestire. Lo faremo con la stessa serietà con la quale abbiamo svolto la trattativa. Inoltre ci sono una serie di garanzie». A che cosa si riferisce? Ci faccia qualche esempio. «Intanto nell'accordo non ci sono cifre sui lavoratori da collocare in Cassa integrazione. I 6500 indicati dai giornali sono quelli chiesti dalla Montedison, ma sono convinto che diminuiranno quando faremo le verifiche, azienda per azienda, reparto per reparto». — In che modo procederete? «E' molto semplice. Abbiamo cominciato oggi stesso da Milano dove la richiesta di Cassa riguarda 1185 impiegali e dove si deve concludere l'esame entro domenica 22. Poi c'è il gruppo degli stabilimenti dove si deve concludere la discussione aziendale entro il 26: Ferrara per 500 persone da collocare in Cassa. Mantova 260. Terni 98, Rho 140. Bollate 30, Spinetta Marengo 68. Infine, vengono i grossi complessi, nei quali la trattativa aziendale deve essere conclusa entro il 2 marzo: Porto Marghera con una esuberanza, secondo la Montedison, di 1060 persone: Brindisi 1040; Priolo 1220». — Ma non temete una serie di vertenze aziendali sui numeri? «Dipenderà dalla nostra capacità. Personalmente sono convinto che la Montedison sui numeri abbia forzato. Ci dovrà dimostrare le esuberanze, caso per caso». — La cifra di 6500, che lei definisce ipotetica, com'è formata al suo interno? «Secondo calcoli approssimativi il 66 per cento sono operai, il 32,4 per cento impiegati e l'I.6 per cento dirigenti». — I prepensionamenti che incidenza potranno avere? «Dipenderà da come sarà formulata la legge in corso di discussione. Durante la trattativa la Montedison ha ipotizzato 1800 prepensionamenti, calcolati però soltanto sulle persone esuberanti, cioè sui 6500. Noi abbiamo chiesto che il prepensionamento si calcoli su tutti i dipendenti del Gruppo; in questo caso i prepensionabili, secondo nostre valutazioni, sarebbero da 3600 a 4000. Però non dimentichiamo che il prepensionamento è rolontario». — Nell'accordo si parla anche di mobilità interna, da uno stabilimento all'altro. Che speranze avete? «All'interno della Montedison non tutti gli stabilimenti sono in crisi. A Milano, per esempio, la "Carlo Erba-Farmitalia" qualcosa può assorbire. A Marghera. a Priolo, a Brindisi, ci sono settori che iwnno bene. Noi valutiamo che almeno il 20 per cento del personale esuberante possa essere assorbito con la mobilità interna». — Che ruolo ha giocato il governo con il piano chimico per facilitare l'accordo? ministro De Michelis. anche a nome di La Malfa e di Pandolfi. è venuto al ministero del Lavoro ad illustrare il piano. Ciò ci ha consentito di imprimere alla trattativa una prima svolta positiva. Poiché, per Brindisi e per Priolo il piano taceva proposte industriali concrete, abbiamo potuto accettare la Cassa integrazione in questi stabilimenti, con garanzia di rientro totale. Il piano tuttaina è parziale; non dà risposte per Crotone e Casoria e infatti, in quegli stabilimenti non abbiamo accettato la Cassa richiesta dalla Montedison e dovremo riesaminare la situazione entro il 31 marzo». — Nell'ambito Montedison quali sono i problemi rimasti in sospeso? «Sono quattro: 1) trovare una soluzione entro il 31 marzo per Casoria e Crotone; 21 impedire disinvestimenii al Nord, per gli amminoplastici di Castellanza ed il carburo di Villadossola; abbiamo tempo fino al 31 marzo e ci dovranno dimostrare perché questi reparti vanno chiusi; 3) riaprire la trattativa per il ferro-cromo di Carrara e il Ferro-silicio di Domodossola dove sono già in Cassa; 4) discutere la ricerca che non ci soddisfa». — E la Montefibre? «Si tratta di un problema a parte. La situazione è molto difficile e molto brutta». Sergio Devecchi