Esplode il Carnevale della Ragione

Esplode il Carnevale della Ragione UNA SETTIMANA DI SPETTACOLI ALLA BIENNALE TEATRO DI VENEZIA Esplode il Carnevale della Ragione Aumentano le «prime» teatrali - Ma ci sarà meno festa in piazza? - Nove Paesi ospiti: mancano le grandi compagnie, molte produzioni sperimentali - Martedì alla Fenice P«Idomeneo» di Mozart diretto da Peter Maag DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — I primi osservatori di professione, arrivati qui a Venezia, come si conviene, con qualche giorno d'anticipo sull'apertura del Carnevale del Teatro, fissata per lunedi, ostentano un'ombra di ben calcolato scetticismo. C'è chi discetta, dalla sua comoda poltrona d'albergo, sulla contraddizione in termini tra il Carnevale, periodo dello scatenamento liberatorio delle pulsioni più segretamente irrazionali dell'individuo, e la Ragione, cui quest'anno è tematicamente dedicato, che di quelle pulsioni è. per definizione, norma e freno. C'è chi, da altrettale poltrona, ostenta precoci nostalgie per l'edizione dell'anno scorso, in cui c'era poco teatro ma molta festa (ad essa il Carnevale era addirittura intitolato), mentre quest'anno c'è troppo teatro e ci sarà, quasi di certo, poca festa, troppa cultura e poca «natura», troppo foyer e poca piazza. E c'è. infine, chi già azzarda bilanci conclusivi, quasi avesse doti divinatorie o fosse uno di quei fortunati viaggiatori co- smopoliti del Settecento, che nel loro annuale grand tour finivano per vedere tutti gli spettacoli delle capitali europee: e sentenzia che di teatro sì. quest'anno ce n'è in misura decente, ma niente d'alto livello, una media appena decorosa; e quasi quasi vi suggerisce di rifare i bagagli prima che il programma sia iniziato. Abbiamo di poco caricato le tinte, ma solo per darvi un'idea degli umori che circolano tra gli addetti ai lavori, che, secondo un malvezzo nostrano, sanno già tutto, di tutto vogliono giudicare, di tutto sono scontenti. Cosa ci può attendere, senza cedere a inutili snobismi o andare a cercare il pelo nell'uovo, da questa seconda tornata dell'appena rinata (e ancora assai povera, quanto a finanziamenti) Biennale del Teatro? Intanto, oggettivamente, un maggior numero di spettacoli, una ventina per la prosa (e c'è anche uno spettacolo di circo, balletto e opera lirica: Vldomenea di Mozart diretto da Maag regista L.abelli): e un maggior numero di Paesi rappresentati, nove, oltre, si capisce. l'Italia (Francia. Spagna. Portogallo. Belgio. Germania. Svizzera. Gran Bretagna. Polonia. Urss). E' vero, oggettivamente, che non c'è nessuna delle grandi compagnie straniere (le londinesi, poniamo, o le berlinesi d'Est e d'Ovest); è anche vero che le italiane invitate (a parte due complessi pubblici regionali) sono stale scelte piuttosto tra le cooperative o le sperimentali, mentre sarebbe augurabile che ci fosse ogni anno almeno la prima assoluta di uno spettacolo prodotto da un teatro stabile o da una grande compagnia privata. Ma torneranno i tempi in cui rivedremo qui il Berliner Ensemble di Ekke Sellali o il National Theatre di Peter Halle e intanto avremo, di certo, fatto conoscenza di interessanti compagini laboratoriali d'altri continenti. Bisogna soltanto lasciar tempo a chi lavora in condizioni ancora (o. per essere precisi, nuovamente) precarie di ridare saldezza di strutture e un minimo di prestigio alla manifestazione. E. intanto, ci possiamo sommessamente eompiaci-re che il programma della settimana veneziana è. a livello dei lesti, ben congegnato. Tre Goldoni diversi trj loro: un canovaccio rivivificato (/ due gemelli veneziani, che quelli del franco argentino Tse — parlo con conoscenza di causa — rifanno tra mèlo e feuilleton), una commedia di costume {La Guerra, che vichi, uu Cnjaguw ). un lesto canonico {La locandiera. che i giovani del romano Patagruppo sottoporranno di certo a qualche dileggio). Una Turando! di Gozzi, in apertura, da cui Cobelli-Moriconi trarranno, presumibilmente, partilo per una loro inquietante apologia su ragione e potere. Un Giorno del Parini. smontato da quel bell'umore del poeta Andrea Zanzotto e rimontato, in tre tornate, da Giancarlo Sbragia, se non altro stuzzica. Poi ci sono due Diderot, dal romanzo al proscenio. Jacques il fatalista e / gioielli indiscreti. ragione e destino e ragione e sesso, in due allestimenti, polacco e italiano: e il Paradosso sull'attore (messo alla berlina?) dai fratelli Poli. Paolo e Lucia. E se la Drammaturgia am¬ burghese rivisitata da Carlo Quartucci e da quelli di Camion non sarà, di sicuro, la Bibbia teatrale di l.essing. ci rifaremo (è da presumere) con la Minila di Barnhelm dello Staaitheater di Stoccarda (questa sì. una compagnia straniera che gode d'ottima stampa). I soliti morbino.-,! diranno che Goldoni. Gozzi. Diderot e l.essing sono arcinoti. E' vero: ma completamente inedite per noi sono le due commedie che vengono da Spagna e Portogallo. Del Settecento spagnolo vedremo La moijgata di Moratin, il Goldoni di casa loro, ma con in più un grottesco asprigno, soprattutto sul versante sentimentale, che l'avvocato veneziano non sempre innescava. Da Lisbona ci proporranno, invece. Le baruffe del rosmarino e della maggiorana di Antonio Jopsé da Silva detto O Judeu. l'ebreo: un avvocato d'origine brasiliana sottoposto a Lisbona (siamo nel 1739. e lui aveva irentaquattro anni appena) alla pena capitale per strangolamento, dal tribunale dell'Inquisizione, perché sospettato d'eresia. Il Silva, commediografo, a quanto pare, tra realismo e fumisteria, con questa commedia, in un altro Carnevale, quello del 1737. attaccò frontalmente la borghesia della capitale, petulante e inetta, sfaccendata e corrotta: e si spianò, con buona probabilità, la strada al patibolo. Ultima curiosità, infine: Alter liefste Giacomelli) portalo qui da una compagnia belga, il Theaier in Hel Rho. Quel Giaeomeito vezzoso è Casanova: sarà per inguaribile dongiovannismo, ma quando parlano di quci.to nostro connazionale, vogliamo subilo sapere come andrà a finire. Guido Da vico Bonino