Scoperto l'autore del furto in Tribunale Ha confessato e restituito i 40 milioni

Scoperto l'autore del furto in Tribunale Ha confessato e restituito i 40 milioni Chiarito (e ridimensionato) il giallo al Consiglio dell'Ordine forense Scoperto l'autore del furto in Tribunale Ha confessato e restituito i 40 milioni È un impiegato di via Corte d'appello 16 che ha agito in un momento di sconforto - In un primo tempo si era pensato a terroristi o a una «talpa» infiltrata negli uffici giudiziari Il ladro è stato scoperto, il bottino in gran parte recuperato: il mistero sul clamoroso furto della scorsa settimana nella segreteria dell'Ordine forense è chiarito. Non è stato un «esproprio proletario» di un gruppo terroristico, né il colpo di un professionista abile e scaltro. La vicenda è assai più modesta, e, sotto certi aspetti, penosa. Ad organizzare il furto è stato un impiegato che lavora in un ufficio di via Corte d'Appello 16. Un uomo con sulle spalle un passato triste e un presente di solitudine. Ha rubato i «Ciceroni» (le marche che gli avvocati appongono sulle pratiche), per un valore di oltre 40 milioni, in un momento di smarrimento. Sono bastati tre giorni di indagini dei carabinieri per individuarlo. Scoperto mentre tentava di svenderle, ha ammesso tutto, ha consegnato subito quasi tutte le mar'che sottratte e il denaro in contanti. Perché l'ha fatto? Le spiegazioni fornite ai carabinieri sono prive di logica, si parla di giustificazioni fantasiose. La realtà è forse più semplice e amara nello stesso tempo: forse un bisogno disperato di denaro o un momento di follia hanno trasformato un impiegato serio e diligente in un ladro. Non è stato arrestato: quando gli investigatori sono arrivati a lui era già trascorsa la flagranza del reato. Il furto è avvenuto dopo le 20 di mercoledì 11. A quell'ora un gruppo di neolaureati in legge erano usciti dalla sala «Croce» dove avevano seguito un corso di aggiornamento in preparazione agli esami di procuratore. Al mattino un'impiegata della segreteria dell'Ordine aveva trovato due porte scardinate, la cassaforte aperta. Qualcuno si era lasciato chiudere all'interno della sala «Croce» per poi agire indisturbato più tardi? Come aveva scoperto senza incertezze la cassaforte celata da pannelli in legno e come aveva fatto per aprirla? Sembrava un enigma difficile da sciogliere per gli investigatori. In realtà le indagini, condotte a tambur battente dai carabinieri dei colonnelli Lieto e Romano, si sono concluse in breve tempo. La scoperta del responsabile è stata accol¬ ta in tribunale con un sospiro di sollievo, la tensione accumulata nei giorni subito dopo il furto si é allentata. Sono cadute soprattutto le ipotesi che si erano fatte sul «colpo». Si era parlato di una talpa all'interno del Palazzo di Giustizia. Qualcuno aveva paventato: «Di questo passo il tribunale diventerà terra di conquista per qualsiasi malvivente». E ancora: «Questa volta hanno preso solo marche e poco denaro liquido, la prossima volta porteranno via i fascicoli dalle cancellerie-. Niente di tutto questo. Nessuna talpa, nessun terrorista, solo un uomo che ha creduto di risolvere i suoi problemi,

Persone citate: Chiarito, Lieto