Per l'«azienda Italia» si apre una nuova porta verso la Cina

Per l'«azienda Italia» si apre una nuova porta verso la Cina La «Ernst & Whinney» inaugura il primo ufficio a Pechino TORINO — Per il mondo economico, commerciale e finanziario si aprono nuove porte verso la Cina. La - Ernst & Whinney». una delle maggiori società mondiali di revisione e consulenza aziendale (le cosiddette «big eith») ha ottenuto dal governo cinese l'autorizzazione a «operare» in quel Paese e ad aprire una serie di uffici di rappresentanza. Il primo, al Peking Hotel di Pechino, lo stesso che ospita l'ufficio della Comit. è stato aperto pochi giorni fa da David Ma. figlio di un grande scrittore cinese, che da una ventina d'anni lavora per la «Ernst & Whinney»: altri nove, sparsi in tutta la Cina, saranno aperti successivamente. Nata dalla fusione di due tra le maggiori società mondiali di revisione, la «Ernst & Whinney» opera ormai da più di 100 anni in quasi tutti i Paesi del mondo, con oltre 300 uffici sparsi in 75 nazioni e 20 mila professionisti al suo servizio. Tra i suoi clienti figurano la maggior banca americana (la Bank of America), la Coca Cola e un numeroindefinibile di imprese che stanno ai primi posti della classifica mondiale di «Fortune». In Italia è presente dal 1930. con quattro uffici: a Roma, Milano. Torino e Verona. In un primo tempo ha «assistito» le multinazionali straniere, ma poi il suo raggio d'azione si è allargato e oggi il 70% della sua clientela è rappresentato da colossi italiani (dall'Eni all'Iri. dalla Zanussi all'Aeritalia. dalle Generali alia Banca Nazionale del Lavoro, dal San Paolo di Torino alla Banca d'America e d'Italia). A Carlo Dogliotti. uno degli otto membri del comitato di direzione della «Ernst & Whinney» italiana, abbiamo chiesto che cosa significa il «progetto Cina». — Dottor Dogliotti, perché proprio un ufficio a Pechino, in un momento in cui la Cina, dopo le grandi aperture del 1978, sembra ritirarsi nel suo guscio. «Perché ci sono migliaia di aziende in tutto il mondo occidentale, centinaia solo in Italia, che guardano alla Cina come a un mercato di sicuro avvenire». — Ma cosa può offrire la •Ernst & Whinney» alle imprese italiane che cercano spazi in Cina? «Anzitutto la prima presenza a Pechino di una delle "big eight" della revisione, potrà permettere alle aziende commerciali, alle banche, agli enti pubblici e privati di poter contare su persone in loco altamente specializzate che garantiranno servizi professionali per joint venture, proble- ■ mi legali o fiscali conseguenti a scambi commerciali, autorizzazioni governative, conoscenza del mercato, oltre a tutti i servizi legati alla revisione dei bilanci. E poi tutte le aziende interessate alla realtà cinese, potranno usufruire di un servizio informativo, istituito in ciascuna nazione europea, che svolge una utilissima funzione di "trait d'union" con il proprio partner residente in Cina». — Ma che differenza c'è, ad esempio, tra i servizi che fornite voi, e quelli che invece possono fornire le banche,' dalla Comit alla Bnl, che hanno aperto anch'esse uffici a Pechino? «Noi pensiamo che siano servizi totalmente diversi. Le banche svolgono direttamente una funzione finanziaria, noi mettiamo a disposizione un patrimonio culturale e di servizi, che per le imprese possono tramutarsi in una grossa possibilità di risparmio e di costi. In pratica, per fare un esempio, le imprese, tramite i nostri servizi e il nostro partner a Pechino, possono già valutare in Italia, senza andare per lunghi periodi in Cina, la possibilità di risolvere i primi problemi e abbreviare i tempi dello sviluppo dei contatti. E questo vale anche per le pratiche burocratiche, che via via dovrebbero rivelarsi necessarie. c. roc. Per l'«azienda Italia» si apre una nuova porta verso la Cina

Persone citate: Carlo Dogliotti, Dogliotti, Peking