Andreotti spiega perché scrisse due lettere d'appoggio alle richieste di danni di guerra

Andreotti spiega perché scrisse due lettere d'appoggio alle richieste di danni di guerra L'ex presidente del Consiglio testimone nel dibattimento di Milano Andreotti spiega perché scrisse due lettere d'appoggio alle richieste di danni di guerra Gli furono chieste dal suo capo di Gabinetto, Bernabei, su sollecitazioni del giornalista Berti, «persona attendibile» - In tema di presunti finanziamenti a partiti o correnti, il parlamentare dichiara: «Nessun contributo» DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Calmo, sicuro di sé. se l'è cavata in 50 minuti senza dire praticamente nulla di rilevante. L'onorevole Giulio Andreotti. più volte presidente del Consiglio, ieri ha deposto come testimone al processo per i falsi danni di guerra, dove il suo ex capo di gabinetto, Gilberto Bernabei. è imputato di corruzione. Il coinvolgimento di Andreotti nella vicenda è di due tipi, diretto e indiretto. Diretto, tramite due lettere che nel 1972 scrisse da presidente nel Consiglio all'allora ministro del Tesoro Giovanni Malagodi: indiretto, tramite il comportamento di Bernabei su cui comunque non è mai entrato nel merito. -Non so come si siano articolati i suoi interventi», ha detto. L'interessamento di Andreotti nella vicenda dei danni di guera era dovuto — secondo le sue parole — -al malcontento per l'enorme giacenza di pratiche: un milione, di cui 400 mila da istruire. Chiesi allora al ministro del Tesoro di accelerare le pratiche, in particolare quelle delle industrie, che avrebbero potuto reinvestire i fondi per nuove strutture produttive». La seconda lettera di Andreotti riguarda l'Aeronautica Caproni, cioè una di quelle pratiche alla base della truffa. Spiega Andreotti: -Bernarbei mi disse che l'i erano state delle sollecitazioni da parte del dottor Berti, persona affidabile, giornalista, capo di un ufficio stampa parlamentare. Pensavo che il rimborso fosse dovuto». — Ma perché per la Caproni si e per altre ditte no. se c'era un discorso politico generale?, gli chiede il presidente. «i7 primo intervento era stato di ordine generale; il secondo era per aiutare delle ditte che con quei soldi avrebbero potuto fronteggiare la crisi, allora notevole, dell'industria aeronautica». — Non le sembrò strano che il giornalista Berti sollecitasse una pratica?, chiede il pubblico ministero. -Le sollecitazioni per gli argomenti più vari vengono da tutte le parti; l'importante è la credibilità e non fare favoritismi». — E Berti era persona di assoluta affidabilità?, interviene il presidente. -Assoluta, non lo so». Gli viene ancora fatto notare che Bernabei. trovato in possesso di diverse somme, le avrebbe giustificate come -fondi che io amìninistro per conto di Andreotti o della sua corrente e a lui solo devo rendere conto». Andreotti: -Bernabei non c'entra niente con la corrente, gestiva i soldi della mia segreteria personale» — Ma anche altri imputati — rileva il presidente — hanno detto di avere dato soldi per partiti e correnti. Andreotti diventa categorico: -Escludo nella maniera più assoluta qualsiasi correlazione di somme con le questioni inerenti a questo processo. Nessuno può avere richiesto soldi per fini politici o di altro genere». Su questo punto, al termine dell'interrogatorio, gli darà una mano anche lo stesso Bernabei dichiarando: -C'è stato un malinteso. Non ho mai sentito parlare di corrente e quindi non ho mai accennato a correnti. Dirigevo il centro studi del Lazio dell'onorevole Andreotti e i contributi cui ci si riferiva erano assolutamente indipendenti dai fatti in questione». E ancora Andreotti: -Nessun contributo ci è mai lanuto da persone cui si riferisce questo processo». Il pubblico ministero gli chiede se a monte della legge del '67 sui danni di guerra non ci fosse -una volontà politica di finanziare le industrie». Risposta dell'ex presidente del Consiglio: -Non ho partecipato alla redazione della legge, ma lo spirito era certamente quello». Andreotti ha poi negato di conoscere i dirigenti della Siai-Marchetti tranne, di nome, il commendatore Agusta. -Ma lei sa — gli chiede il p.m. — di una correlazione tra il rimborso dei danni di guerra e l'apertura di una fabbrica a Frosinone?». -Non lo sapevo, ma è una circostanza che afrei appreso con piacere». Andreotti non chiese mai rapporti scritti sulla vicenda a Bernabei. -Gliene parlai — ha spiegato — e lui mi disse che da parte sua non c'era stato nessun interesse personale o economico». nore, ai gestori dei ristoranti. I controlli della Guardia di Finanza hanno riguardato ' anche i clienti (oltre dodici mila accertamenti) che nella maggioranza dei casi sono stati trovati in regola. Soltanto il tre per cento è stato «pescato» all'uscita del ristorante, dell'albergo o del negozio di elettrodomestici o di quello di pellicceria senza «ricevuta». Di questo tre per cento i clienti più «distratti» trovati, forse loro malgrado, senza ricevuta fiscale uscivano quasi tutti da alberghi o negozi di elettrodomestici, molti da ristoranti e da autofficine. Tra le meno «distratte» le signore che uscivano dal parrucchiere, le quali capeggiano però un'altra «classifica»: infatti su 120 non trovate in regola, 13 (il dieci per cento circa) avevano una ricevuta fiscale di ammontare inferiore a quello effettivamente pagato.

Luoghi citati: Frosinone, Lazio